« Con l'invenzione dei fiammiferi, attorno alla metà del secolo, entra in scena una serie di innovazioni che hanno in comune il fatto di azionare un'articolata serie di meccanismi con un gesto brusco. Questo processo avviene in molti ambiti; è visibile, fra gli altri, nel telefono, dove al posto del continuo movimento con cui si doveva girare la manovella dei vecchi apparecchi, subentra lo stacco del ricevitore. Tra gli innumerevoli gesti di azionare, gettare, premere, ecc., è stato particolarmente ricco di conseguenze quello dello "scatto" fotografico. Era sufficiente premere un dito per fissare un avvenimento per un tempo illimitato. L'apparecchio comunicava all'istante, per così dire, uno shock postumo. A esperienze di questo tipo, si aggiungevano esperienze ottiche, ad esempio quelle provocate dalle pagine del giornale dedicate alle inserzioni, ma anche quelle provocate dal traffico metropolitano. Muoversi in quest'ultimo, implicava per il singolo una serie di shock e di collisioni. Negli incroci pericolosi è attraversato, come da colpi di batteria, da innervazioni in rapida sequenza. (...) Così la tecnica sottoponeva il sensorio umano ad un training di tipo complesso. E venne il giorno in cui il film rispose ad un nuovo e urgente bisogno di stimoli. Nel film, la percezione a shock acquista valore come principio formale: ciò che determina il ritmo della produzione a catena è, nel film, alla base del ritmo della ricezione. »
- Walter Benjamin -
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