«¡Socorro, auxilio, pistoleros!», gridò Franco, vedendo che cercavano di entrare con la forza, nella sua abitazione posta nella Comandancia Militare delle Canarie, a Santa Cruz de Tenerife. Erano solo pochi mesi che si trovava nella capitale delle isole Canarie, ma aveva già previsto che uno di questi giorni sarebbe stato l'obiettivo di un qualche attentato, ragion per cui aveva preso le sue precauzioni; fra le quali, quella di dormire con porte e finestre ben chiuse e allucchettate, nonostante il caldo di quelle giornate di luglio!
Dopo la fine della guerra civile spagnola, nel 1939, così come durante il suo corso, il problema di eliminare Francisco Franco se lo posero in parecchi. Assai meno noto, però, è il fatto che qualcuno aveva messo a punto un piano per far fuori il futuro dittatore ben quattro giorni prima del sollevamento militare, e dell'inizio della guerra. Fatto sta che in quei giorni, quando Franco era solamente il comandante militare delle isole Canarie, erano già trapelate le informazioni relative alla pianificazione del colpo di stato. Quello che si muoveva non era affatto un segreto particolarmente ben custodito, tanto che era arrivato alle orecchie della CNT e della Defensa Confederal de Canarias, facente parte della Federazione Anarchica Iberica (FAI); queste organizzazioni, con l'aiuto di Antonio Vidal (un noto anarchico catalano che risiedeva alle Canarie), il cervello dell'operazione, presero allora la decisione di assassinare il futuro caudillo.
La storia, com'è andata, ce la racconta Ricardo Garcia Luis, nel suo libro "Crònica de vencidos", in cui riproduce tutta una serie di documenti e testimonianze circa gli accadimenti.
Ci fu una riunione, "sfortunata" in quanto nessuno immaginava che fra i congiurati ci fosse chi avrebbe tradito, informando l'alto comando militare delle intenzioni di Vidal e compagni. Sarebbero stati in tre, a prendere parte all'operazione - così decisero: Antonio Tejera Alonso, conosciuto come "Antoñé", Martín Serarols Treserras, detto "El Catalán", ed un terzo di cui non è arrivato il nome. Non erano soli, comunque. C'era anche Maria Culi Palou, nota come "Maruca", la proprietaria del ristorante "Odeon", ma anche di una "cantina", frequentata dai soldati, che si trovava vicino al ristorante. Quella sera del 14 luglio 1936, nella cantina, oltre ai soldati, clienti abituali, c'erano anche tre civili che non erano venuti lì per ubriacarsi. Dalla cantina, attraverso una botola e seguendo un passaggio, arrivarono sul tetto della Comandancia, e da lì, percorrendo un corridoio, si trovarono davanti alla porta dell'abitazione del futuro dittatore. L'idea era quella di aprire la porta e liquidarlo seduta stante, ma Franco s'era chiuso dentro, dal momento che aveva ricevuto la soffiata a proposito delle intenzioni degli anarchici. I tre non stettero a pensarci su due volte e cominciarono a cercare di buttar giù la porta, ma il generale cominciò ad urlare, chiedendo aiuto e provocando così la fuga degli attentatori che riuscirono a scappare senza essere visti e riconosciuti. Chissà come sarebbe andata la storia, se ….
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