mercoledì 7 novembre 2012

poeti!

Stalin

E' il 1895. quando un giovane seminarista che desidera diventare un poeta scrive:

"Il bocciolo rosa si apre.
Subito si tinge di un pallido azzurro violaceo
E, mosso da una leggera brezza
Il lillà si piega sull'erba
L'allodola ha cantato con voce blu scura
Volando più in alto delle nuvole
E l'usignolo dal dolce suono
Canta ai bambini da sopra gli arbusti una canzone"

Nel 1936, questo giovane aspirante prete e poeta, era diventato Stalin ed aveva ucciso più di venti milioni di persone (senza alcuna intenzione di smetterla). Si può pensare - certo - che la poesiola sopra riportata faccia proprio schifo, ma va anche considerato che è stata scritta in georgiano, e questa è una traduzione, e come tutte le traduzioni tradisce l'originale. Poi, c'è anche da dire che queste poesie bucoliche rientravano perfettamente nello stile dell'epoca, e a quello si adatta. Robert Service, che l'ha riportata nella sua biografia di Stalin, sottolinea il fatto che aveva avuto molto successo, quando venne scritta. In tal senso - diciamo, "artistico" - Stalin non è comparabile a Hitler. Nel senso che se, nel caso di Hitler, a volte, per spiegarlo, si è fatto ricorso al suo fallimento come pittore, al rifiuto ed al disprezzo che subì da parte dei "gerarchi" del mondo dell'arte, per Stalin non vale. Stalin venne subito riconosciuto come poeta, nella sua Georgia. E come poeta, aveva un futuro che poi decise di non seguire. Rinunciò alla poesia, non ne venne respinto.
Ancora, in una lettera al suo amico Kamenev (che poi fece ammazzare), nel 1912, scriveva da Cracovia: "Ti do un bacio esquimese sul naso. Il diavolo mi porti! Mi manchi, lo giuro e lo spergiuro. Non ho nessuno, assolutamente nessuno, per una conversazione sincera, maledizione. Non potresti venire in qualche modo a Cracovia?". 

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