sabato 10 novembre 2012

Indovinelli

joyce

Già a metà degli anni '20, dieci anni prima che "Finnegan's Wake", ultima opera di James Joyce, venisse pubblicata, cominciarono ad apparire su giornali e riviste estratti di quello che era un "work in progress", e che poté così essere letto, in anteprima, da un pubblico in gran parte sconcertato. Quelle che seguono, sono due lettere di "reazione" a questi primi scorci del romanzo. La prima è di pugno del H.G. Wells, per niente impressionato dagli estratti pubblicati. La seconda, invece, scritta ispirandosi proprio allo "stile Finnegan" (e che non mi azzardo nemmeno a tentare di tradurre), è firmata da un misterioso personaggio. Certo Vladimir Dixon, russo e laureato al MIT, che, nei decenni a seguire sarà ritenuto da molti - inclusa Sylvia Beach, editrice di Joyce - essere lo stesso Joyce!

joycewells

Lou Pidou,Saint Mathieu, Grasse, A.M.

November 23, 1928

Mio caro Joyce:

Ho molto studiato e pensato su di te. La conclusione è stata che non credo di poter fare niente per propagandare il tuo lavoro. Ho un enorme rispetto per il tuo genio, fin dai tuoi primi libri, e provo una grande simpatia personale nei tuoi confronti, ma tu ed io ci troviamo su percorsi completamente differenti. La tua formazione è stata cattolica, irlandese, insurrezionale; la mia, come doveva essere, è stata scientifica, costruttiva e, suppongo, inglese. Il quadro della mia mente presenta un mondo dove è possibile un grande processo di unificazione e concentrazione (incremento del potere e delle possibilità economiche e concentrazione degli sforzi), un progresso non inevitabile, tuttavia interessante e possibile. Un gioco che mi attrae e mi tiene. Per esso, voglio una lingua e un'esposizione, la più semplice e chiara possibile. Tu nasci cattolico, che è come dire che nasci con un sistema di valori in netta opposizione alla realtà. La tua esistenza mentale è ossessionata da un mostruoso sistema di contraddizioni. Puoi credere nella castità, nella purezza e in un Dio personale, e per questo scoppierai sempre in grida di fica, merda e inferno. Dal momento che io non credo in queste cose, se non come in valori personali, la mia mente non sarà scioccata, fino ad urlare, dall'esistenza di cessi e di bende mestruali - e disgrazie immeritate. E mentre tu sei stato educato alla fissazione per la persecuzione politica, io sono stato educato alla fissazione per la responsbilità politica. Sembra che sia una buona cosa per te, la sfida e la rottura. Non lo è per me.
Ora, per quanto riguarda questo tuo esperimento letterario. E' una cosa notevole perché tu sei un uomo molto notevole e, nella tua affollata composizione, c'è del genio potente che è sfuggito alla disciplina. Ma non credo che possa arrivare da qualche parte. Tu hai voltato le spalle all'uomo comune - ai suoi bisogni elementari e al suo tempo ristretto e alla sua intelligenza, ed hai elaborato. Qual è il risultato? Enormi indovinelli. I tuoi due ultimi lavori sono stati più divertenti ed eccitanti da scrivere di quanto lo saranno mai da leggere. Prendimi come un lettore tipico comune. Traggo molto piacere da quest'opera? No. Sento che sto ottenendo qualcosa di nuovo e di illuminante quando leggo la terribile traduzione che fa Anrep del libro scritto male da Pavlov sui riflessi condizionati? No. Così domando: Chi diavolo è questo Joyce che mi richiede così tante ore di veglia, delle poche migliaia che ho ancora da vivere, per un adeguato apprezzamento delle sue stranezze e delle sue fantasie, e lampi di interpretazione?
Tutto questo dal mio punto di vista. Forse tu sei nel giusto e io mi sto sbagliando. Il tuo lavoro è uno straordinario esperimento e io dovrei cercare di salvarlo da un'interruzione distruttiva o restrittiva. Ha i suoi fedeli e il suo seguito. Che ne godano. Per me è un vicolo cieco.
I miei migliori auguri, Joyce. Non posso seguire il tuo vessillo più di quanto tu non possa seguire il mio. Ma il mondo è grande e c'è spazio per entrambi per sbagliare.

Tuo
H.G.Wells

joyce dixon

La seconda lettera, "evito" di tradurla. Chi vuole, si può cimentare.
 
A LITTER TO MR. JAMES JOYCE

27 Avenue de l'Opéra, Paris I.

Dear Mister Germ's Choice,

in gutter dispear I am taking my pen toilet you know that, being Leyde up in bad with the prewailent distemper (I opened the window and in flew Enza), I have been reeding one half ter one other the numboars of "transition" in witch are printed the severeall instorments of your "Work in Progress".
you must not stink I am attempting to ridicul (de sac!) you or to be smart, but I am so disturd by my inhumility to onthorstand most of the impslocations constrained in your work that (although I am by nominals dump and in fact I consider myself not brilliantly ejewcatered but stil of above Avveroege men's tality and having maid the most of the oporto unities I kismet) I am writing you, dear mysterre Shame's Voice, to let you no how bed I feeloxerab out it all.
I am uberzeugt that the labour involved in the compostition of your work must be almost supper humane and that so much travail from a man of your intellacked must ryeseult in somethink very signicophant. I would only like to know have I been so strichnine by my illnest white wresting under my warm Coverlyette that I am as they say in my neightive land "out of the mind gone out" abd unable to combprehen that which is clear or is there really in your work some ass pecked which is Uncle Lear?
please froggive my t'Emeritus and any inconvince that may have been caused by this litter.

Yours veri tass
Vladimir Dixon


fonte: www.lettersofnote.com

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