Era il 1834, quando Jarm Logue rubò il cavallo del suo padrone e riuscì a scappare, sfuggendo ad una vita di schiavitù, nella quale era nato 21 anni prima. Purtroppo, sua madre, suo fratello e sua sorella rimasero schiavi. Ventisei anni più tardi, quando oramai Jarm era sistemato a New York - dove, dopo aver cambiato il suo nome in Jermain Wesley Loguen, aveva aperto diverse scuole per i bambine neri e si era fatto una famiglia, diventando un predicatore ed un famoso abolizionista, aveva anche pubblicato un'autobiografia - ricevette una lettera dalla moglie del suo vecchio padrone, nella quale lei gli chiedeva la somma di di mille dollari.
Ecco la lettera e, a seguire, la risposta furiosa di Logue.
Maury Co., Stato del Tennessee,
20 febbraio 1860.
Per JARM: -
Ho preso la penna per scrivere poche righe, per farti sapere che stiamo tutti bene. Io sono storpia, ma ancora in grado di muovermi. Il resto della famiglia sta bene. Cherry sta bene come sempre. Ti scrivo queste righe per farti sapere la situazione in cui ci troviamo - in parte come conseguenza della tua fuga del furto di Old Rock, la nostra bella cavalla che hai rubato. Anche se abbiamo recuperato la cavalla, lei non valeva più molto dopo che tu l'hai presa; e dal momento che abbiamo bisogno di alcuni fondi, avevo deciso di venderti, ed avevo ricevuto un'offerta, ma non ho ritenuto conveniente accettarla. Se mi manderai mille dollari per pagare la vecchia giumenta, rinuncerò ad ogni pretesa su di te. Scrivimi più presto che puoi, non appena leggerai queste righe, e fammi sapere se accetti la mia proposta. Come conseguenza della tua fuga, abbiamo dovuto vendere Abe ed Ann e dodici acri di terra; e voglio che tu mi mandi i soldi così potrò essere in grado di riscattare la terra che tu ci hai costretto a vendere, e quando riceverò la somma summenzionata, ti invierò la fattura della tua vendita. Se non acconsentirai alla mia richiesta, ti manderò qualcun altro, e puoi stare sicuro che non ci vorrà molto tempo perché per te le cose cambino. Scrivimi non appena ricevi queste righe. Indirizza la lettera a Bigbyville, Maury Count, Tennessee. Faresti meglio a soddisfare la mia richiesta.
Capisco che sei un predicatore. Dal momento che la gente del sud sta così male, sarebbe meglio per te venire a predicare alle tue vecchie conoscenze. Mi piacerebbe sapere se hai letto la Bibbia? Se è così puoi dirmi che cosa ne sarà del ladro che non si pente? e, se il cieco guida un altro cieco, quali saranno le conseguenze? Ritengo che non sia necessario aggiungere altro al momento. Al saggio è sufficiente una parola. Sai qual è il ruolo del bugiardo. Ti abbiamo allevato come abbiamo allevato i nostri figli; che non abbiamo mai abusato di te, e che poco prima di scappare, quando il tuo padrone ti aveva chiesto se ti sarebbe piaciuto essere venduto, avevi detto che non lo avresti mai lasciato e non saresti mai andato con nessuno.
Sarah Logue
_____________________________________________________________________________ Syracuse, N.Y., 28 marzo 1860.
MRS. SARAH LOGUE: -
Ho debitamente ricevuto la Tua del 20 febbraio, e te ne ringrazio. Da molto tempo mi chiedevo della mia povera vecchia madre, e sono felice di sapere che lei è ancora viva, e, come dici, "bene come al solito". Cosa questo significhi io non lo so. Vorrei che avessi detto di più su di lei.
Tu sei una donna; ma se tu avessi un cuore di donna non avresti mai potuto insultare un fratello dicendogli che hai venduto il fratello e la sorella che gli erano rimasti, perché lui è al di fuori del tuo potere di convertirlo in denaro.
Tu hai venduto mio fratello e mia sorella, ABE ed ANN, e 12 acri di terra, dici, perché io sono scappato. Ora hai l'indicibile cattiveria di chiedere che io torni e sia il tuo miserabile schiavo, oppure ti posso inviare mille dollari per consentirti di riscattare la terra, ma non per riscattare i miei poveri fratello e sorella! Se dovessi mandarti del denaro, lo farei per avere mio fratello e mia sorella, e non perché tu abbia della terra. Dici di essere storpia, e senza dubbio lo dici per strapparmi della pietà, perché sai che sono sensibile a queste cose. Ti compatisco dal profondo del mio cuore. Nondimeno sono così indignato, da non poterlo esprimere con le parole, che tu sia così crudele, da strappare in pezzi i cuori che io amo tanto; che possa arrivare al punto di impalarci o crocefiggerci per non avere compassione del tuo povero piede, o gamba che sia. Miserabile donna! Devi sapere che io valuto la mia libertà, per non parlare di mia madre, di mio fratello e di mia sorella, molto più che tutto il tuo intero corpo; anzi, molto più della mia stessa vita; più di tutte le vite dei proprietari di schiavi e dei tiranni che vivono sotto il cielo.
Dici che hai delle offerte per comprarmi, e che mi venderai se non ti mando i mille dollari, e con lo stesso fiato e quasi nella stessa frase dici, "lo sai che ti abbiamo allevato come abbiamo fatto con i nostri figli". Donna, hai allevato i tuoi figli per il mercato? Li hai allevati per essere frustrati sulla schiena? Li hai allevati per essere portati via in catene? Dove sono i miei poveri insanguinati fratelli e sorelle? Puoi dirmelo? Chi è stato a mandarli nei campi di cotone e a tagliare canna da zucchero, chi li ha mandati ad essere incatenati, frustati, fino a gemere e a morire; e laddove nessun loro parente può sentire i loro gemiti, o aiutarli e assisterli nel loro letto di morte, o seguire i loro funerali? Miserabile donna! Dici di non averlo fatto? Allora rispondo che lo ha fatto tuo marito, e tu eri d'accordo - e la lettera che mi hai scritto prova quanto il tuo cuore lo approvasse. Vergognati!
Ma, a proposito, dov'è tuo marito? Non parli di lui. Ne deduco, perciò, che è morto; che andato verso il grande giudizio, con tutti i peccati contro la mia povera famiglia sulla sua testa. Pover'uomo! andato incontro agli spiriti della mia povera gente, oltraggiata ed assassinata, in una parola laddove la Libertà e la Giustizia GOVERNANO.
Ma dici che sono un ladro, perché ho preso la vecchia giumenta con me. Hai avuto modo di imparare che avevo più diritti io sulla vecchia giumenta, come tu la chiami, di quanti MANNASSETH LOGUE ne avesse su di me? E' stato un peccato più grande che io rubassi quel cavallo, di quanto lo sia stato, da parte sua, rubarmi alla culla di mia madre? Se tu e lui ritenete che io avevo perso tutti i miei diritti a vostro vantaggio, non dovrei dedurre che ora tu abbia perso tutti i tuoi diritti a mio vantaggio? Hai avuto modo di imparare che i diritti umani sono mutui e reciproci, e che se tu prendi la mia vita e la mia libertà, tu perdi la tua vita e la tua libertà? Davanti a Dio e al Cielo, c'è forse una legge per un uomo che non sia una legge per tutti gli uomini?
Se tu, o un altro che specula sul mio corpo e sui miei diritti, vuoi sapere quanto considero i miei diritti, allora bisogna che tu venga qui e che mi metta le mani addosso per ridurmi in schiavitù. Pensi di terrorizzarmi mostrandomi che l'alternativa è darti i soldi, o dare il mio corpo alla schiavitù? Allora lasciami dire che vedo la tua alternativa con disprezzo e scherno indicibile. La tua alternativa è un oltraggio ed un insulto. Non muoverò nemmeno un capello. Non tirerò un respiro più corto, nemmeno per salarmi dalle tue persecuzioni. Rimango in mezzo ad un popolo libero, che, grazie a Dio, simpatizza per i miei diritti, e per i diritti dell'umanità; e se i tuoi emissari e venditori verranno qui per re-ridurmi in schiavitù, e sfuggiranno all'irriducibile vigore del mio proprio braccio armato, ho fiducia che i miei forti e coraggiosi amici, in questa città ed in tutto lo stato, saranno e i miei salvatori ed i miei vendicatori.
Tuo, & c.,
J.W. Loguen
fonte: http://www.lettersofnote.com
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