martedì 18 novembre 2008

Capodiavolo




Capodiavolo. E' il titolo dell'ultimo spettacolo che Alessandro Benvenuti sta protando in giro. Uno spettacolo di canzoni scritte da lui, in tutti questi anni, e intervallate da discorsi, storie , poesie. Capodiavolo. Era il soprannome dello zio di Benvenuti, Fosco. Un soprannome che intendeva non fosse solo un semplice diavolo, ma un vero capodiavolo.
Benvenuti ha chiesto allo zio di prestargli il omignolo, per poterlo affibiare al padre, fratello dello zio Fosco. E lo zio ha risposto: "Piglialo pure. Tanto tu fa' sempre 'icché ti pare!"
Al padre, Alessandro Benvenuti, ha dedicato la canzone per lui più bella.
E non è la più bella solo per lui!
Si può ascoltarla sul sito myspace. E' un consiglio!

Capodiavolo
di Alessandro Benvenuti

La notte era dolce la luna nel cielo
E lui la guardava con sguardo sereno
I grilli nei campi frinivano in coro
Cantavano tutti lo stesso mistero

Le bombe sarebbero scese dal cielo
Fischiando e rendendo le notti di gelo
Però quella volta era ancora il '28
E il babbo di anni ne compiva quattro

Poi nel '48 conobbe una stella
Di nome faceva Bartolozzi Graziella
Fu un bel matrimonio di un bianco fatato
Sposarsi era un fatto parecchio apprezzato

Io fui concepito in un letto di Alassio
Fra linde lenzuola davanti a un terrazzo
E un mare che il babbo non ha più vissuto
E mamma di notte che fece il bucato

Negli anni '50 conobbi anche il cancro
Si prese un parente dal viso un po' stanco
Il boom dei '60 ci dette la casa
la fòrmica i mutui e Livio Berruti

Il babbo invecchiava l'Italia cresceva
E c'era bisogno di un'altra autostrada
E poi sul finire ci fu la rivolta
Le scuole e le fabbriche scesero in piazza

Il babbo ogni giorno finiva sconfitto
Da Mao Che Guevara così andava a letto
La mamma lo amava un po' brontolando
Ma il sabato sera ballavano il tango

E venne il '70 con le P38
Lo stato assassino e l'idea di complotto
Gli '80 si vissero fra nani e lustrini
L'effimero rese famosi i cretini

E con i '90 si vissero i lutti
L'accelerazione sconvolse un po' tutti
Cadevano i muri anche i più sicuri
La gente parlava con occhi più scuri

L'inizio del secolo spazzò via la lira
E anche quel valore finì in spazzatura
Il babbo guardava le nuove monete
Pagava schifato dicendo "tenete"

E un dì perse i denti buttò via gli occhiali
"A un vedovo tanto gli bastan le chiavi"
Guardava la foto della sua Graziella
Poi chiudeva gli occhi e brillava una stella

Così perse i denti e buttò via gli occhiali
A un vedovo tanto gli bastan le chiavi
Guardando una foto di mamma Graziella
Un giorno si spense e anche lui ora brilla.

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