lunedì 27 gennaio 2014

Pericoli

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A questo link, "Antisémitisme et National-socialisme" (1986), si può leggere il testo di Moishe Postone che fornisce delle chiavi di lettura, e di comprensione, per quel che riguarda l'antisemitismo del XX secolo, e che ci permette di procedere ad un'adeguata critica delle sue forme attuali. Di seguito, la traduzione di alcuni estratti.

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Il potere che l'antisemitismo attribuisce agli ebrei, è concepito non solo come il più grande, ma anche come reale, e non come potenziale. Questa differenza qualitativa viene espressa dall'antisemitismo moderno in termini di misteriosa presenza, inafferrabile, astratta ed universale. Tale potere non appare affatto in quanto tale, ma esso cerca un supporto concreto - politico, sociale o culturale - per mezzo del quale possa funzionare. Proprio perché questo potere non è fissato concretamente, viene percepito come immensamente grande e difficilmente controllabile. Si suppone che esso si nasconda dietro delle apparenze con le quali non coincide. La sua fonte è perciò nascosta, cospirativa. Gli ebrei sono sinonimo di un'inafferrabile cospirazione internazionale, smisuratamente potente.
(...) Quando si considerano le caratteristiche specifiche del potere che l'antisemitismo moderno attribuisce agli ebrei - astrazione, inafferrabilità, universalità e mobilità - ci accorgiamo che si tratta delle caratteristiche di una delle forme sociali analizzata da Marx: il valore. In più, questa - come il potere attribuito agli ebrei  - non appare mai in quanto valore, ma prende la forma di un supporto materiale: la merce. (...) Il capitale industriale - in quanto discendente diretto del lavoro artigianale, in quanto "organicamente radicato"-  può apparire "naturale" in opposizione al capitale finanziario "parassita e senza radici". L'organizzazione del capitale industriale sembra allora assomigliare a quella della corporazione medievale - l'insieme sociale in cui vive e agisce come unità organica superiore: come comunità, popolo, razza. Il capitale stesso - o meglio quello che viene percepito come aspetto negativo del capitalismo - viene identificato con la forma fenomenica della sua dimensione astratta, con il capitale finanziario e con il capitale fruttifero. In tal senso, l'interpretazione biologica che oppone alla dimensione concreta (del capitalismo), in "quanto naturale e sana", l'aspetto negativo di quello che viene scambiato per "il capitalismo", non è affatto in contraddizione con l'esaltazione del capitale industriale e tecnologico: entrambi si tengono sul lato "materiale" dell'antinomia. Questa forma di "anticapitalismo" si basa su un attacco unilaterale all'astratto. L'astratto ed il concreto non vengono visti nella loro unità, come parti fondanti di un'antinomia dove il superamento effettivo dell'astratto - nella dimensione del valore - presuppone il superamento pratico e storico anche dell'opposizione stessa, così come il superamento di ciascuno dei suoi termini.
(...)
L'attacco anticapitalista non si limita all'attacco contro l'astrazione. A livello di feticcio-capitale, non c'è solo il lato concreto dell'antinomia che può essere naturalizzato e biologizzato, ma anche il lato astratto, che viene biologizzato nella figura dell'Ebreo. Così, l'opposizione feticista del materiale concreto e dell'astratto, del "naturale" e dell' "artificiale", si trasforma in opposizione razziale tra l'Ariano e l'Ebreo, opposizione che riveste un significato storico mondiale. L'antisemitismo moderno consiste nella biologizzazione del capitalismo visto sotto la forma dell'astratto fenomenico, biologizzazione che trasforma il capitalismo in "giudaismo internazionale".
(...)
Gli ebrei non sono considerati semplicemente come i rappresentanti del capitale (in tal caso, in effetti, gli attacchi antisemiti vengono specificati in termini di classe). Essi diventano le personificazioni del dominio internazionale, sfuggente, distruttivo ed immensamente potente del capitale. Se certe forme di malcontento anticapitalista si dirigono contro la dimensione astratta fenomenica del capitale personificato nella figura dell'ebreo, ciò non avviene perché gli ebrei vengono identificati coscientemente con la dimensione astratta del valore, ma perché, nell'opposizione del sua dimensione astratta alla dimensione concreta, il capitalismo appare in un modo tale da generare questa identificazione. Ecco perché la rivolta "anticapitalista" ha preso la forma di una rivolta contro gli ebrei. La soppressione del capitalismo e dei suoi effetti negativi è stata identificata con la soppressione degli ebrei.
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In un epoca in cui viene esaltato il concreto contro l'astratto, contro il "capitalismo" e contro lo Stato borghese, tale identificazione genera un'associazione fatale: gli ebrei erano senza radici, cosmopoliti e astratti.
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Comprendere l'antisemitismo in questo modo ci permette di vedere un momento chiave del nazismo in quanto movimento anticapitalista tronco, caratterizzato da un odio verso l'astratto, una propensione a fare del concreto esistente un'ipostasi ed una missione che, pur crudele e delimitata, non è necessariamente guidata dall'odio: liberare il mondo dalla fonte di tutti i mali.
(...)
Se è vero che nel 1934 i nazisti hanno rinunciato all' "anticapitalismo" troppo concreto e plebeo delle SA, essi non rinunciarono tuttavia all'idea fondamentale dell'antisemitismo: "sapere" che la fonte di tutti i mali è l'astratto, l'Ebreo.

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