«Antisemitismo e antisionismo nella Germania Ovest degli anni '70: lezioni per il presente»
- di Martin Jander -
In Germania Ovest, nel decennio 1970, una nuova generazione di terroristi ha fabbricato, a partire dalle ideologie, un mondo parallelo, nel quale gli Stati Uniti venivano dipinti come se, con l'aiuto di due principali alleati (Germania e Israele), fossero il più grande nemico del mondo. Tutti e tre, questi paesi, venivano allora rappresentati come impegnati a combattere contro i rivoluzionari e contro le nazioni che si battevano per la libertà. Il fascismo tedesco e il sionismo, sembravano fossero una medesima cosa. Così, i terroristi che dirottarono l'aereo della Lufthansa "Landshut" il 13 ottobre del 1977, dominati da questa ideologia, informarono il mondo che: «Questa operazione mira a liberare i nostri compagni dalle prigioni dell'alleanza imperialista-reazionaria-sionista [...] i rivoluzionari e i combattenti per la libertà di tutto il mondo si trovano di fronte al mostro dell'imperialismo globale. In questa barbara guerra, condotta sotto l'egemonia degli Stati Uniti contro le nazioni del mondo, i sotto-centri imperialisti come Israele e la Repubblica Federale di Germania svolgono la funzione esecutiva di sopprimere e liquidare, nei loro specifici territori, tutti i movimenti rivoluzionari. Nella nostra terra occupata, il nemico imperialista-sionista-reazionario dimostra il più alto livello della sua sanguinosa ostilità e aggressività contro il nostro popolo e la nostra rivoluzione, contro tutte le masse arabe e le loro forze patriottiche e progressiste. La natura espansionistica e razzista di Israele è – con Menachem Begin a capo di questo prodotto degli interessi imperialisti – più chiara che mai. Nel 1945 la Germania Ovest è stata istituita sullo stesso modello imperialista come base degli Stati Uniti.» [*1] In questa dichiarazione, si trovavano mescolati nazionalismo e anticapitalismo, antimperialismo, antisionismo e antisemitismo. E nonostante i terroristi rifiutassero l'idea di essere antisemiti, miravano tuttavia a distruggere Israele. [*2]
La guerra contro Israele e l'Occidente
Per gli israeliani, lo Stato comunista tedesco, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR), era un modello ben noto. Aveva già perseguito una politica ostile a Israele, sin dalle purghe antiebraiche nell'Europa orientale dei primi anni '50, e aveva condotto una guerra non dichiarata contro Israele, già fin dalla Guerra dei Sei Giorni nel 1967. [*3] Pertanto, non fu una sorpresa quando la DDR, a Berlino Est nel 1973, aprì un ufficio dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) . Ma tuttavia quelli che furono piuttosto inaspettati, riguardarono tutta una serie di sviluppi in Germania Ovest: i cancellieri Willy Brandt e Helmut Schmidt, entrambi membri del Partito Socialdemocratico (SPD), iniziarono a perseguire una politica mediorientale che essi descrivevano come "neutrale", e arrivarono ad avere buoni rapporti con Yasser Arafat, e questo mentre altri settori della società della Germania Ovest, compresi i terroristi di sinistra e di destra, si unirono alla lotta dell'OLP per distruggere Israele. Negli anni '50, l'SPD della Germania Ovest spinse perché ci fossero buone relazioni tra la Repubblica Federale di Germania (RFT) e Israele. Senza l'SPD, il parlamento tedesco non avrebbe approvato quello che sarebbe stato il primo accordo tra Israele e Germania dopo la Shoah: il "Trattato di Lussemburgo" del 1953. Tuttavia, durante la guerra dello Yom Kippur del 1973, la Repubblica Federale Tedesca, sotto Willy Brandt, non permise all'esercito statunitense di utilizzare le sue basi militari nel paese per fornire armi a Israele. Alle navi israeliane venne vietato di arrivare nel porto di Bremerhaven, per raccogliere armi dalle navi della Marina degli Stati Uniti. Sebbene il governo della RFT considerasse il suo rifiuto una politica di "neutralità", la maggior parte degli israeliani la considerò un avallo per chi era impegnato nella sua distruzione. La Germania Ovest non era riuscita a capire, e a combattere, la vera minaccia che i terroristi tedeschi e palestinesi rappresentavano per Israele e l'Occidente negli anni '70. Inoltre, non capiva il ruolo svolto dagli Stati arabi nel fomentare questa guerra. Negli anni '50 e '60, i paesi arabi, che cercavano una seconda guerra contro Israele, si opposero al sostegno dato dalla Repubblica Federale di Germania a Israele, e iniziarono a fare uso di minacce in modo da avviare così delle relazioni diplomatiche con la DDR, e a mobilitare pressioni all'interno della Germania Ovest in modo da costringere il governo federale a prendere le distanze da Israele. Ad esempio, nel 1964 il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser invitò Walter Ulbricht in Egitto, e successivamente rilasciò un'intervista al settimanale Spiegel - che venne pubblicata nel febbraio 1965 - dal titolo rivelatore «Non potete lasciarvi ricattare per sempre».[*4] Si dice che Nasser avesse letto «che l'ex cancelliere federale, Adenauer, aveva accettato le armi fornite a Israele sotto la pressione di una potenza straniera». E lui, Nasser, «non riusciva a capire questa dipendenza». In ogni caso, egli «avrebbe accolto con favore una grande nazione come quella tedesca» in modo che essa svolgesse «il proprio ruolo indipendente nel mondo» anziché essere «uno strumento nelle mani di potenze straniere, come, ad esempio, gli americani e gli israeliani». Nasser rilasciò anche un'intervista a Gerhard Frey, direttore del giornale di destra radicale "Deutsche National und Soldaten-Zeitung" (Giornale nazionale e tedesco dei soldati), in cui dichiarò che la cifra di sei milioni di ebrei uccisi era una «bugia».[*5] Durante l'intervista, Frey sostenne la lettura revisionista di Nasser, osservando che, sebbene nessuno contestasse il «fatto che gli ebrei siano stati uccisi [...] la maggior parte dei tedeschi aveva capito da tempo che qualcuno stesse giocando con i numeri, qui». Parlando con toni diversi e a pubblici diversi, Nasser faceva appello a più filoni di ostilità politica verso le buone relazioni tedesco-israeliane presenti sia nella DDR che nella Repubblica Federale Tedesca. I suoi commenti riecheggiano la critica “di sinistra” alle presunte restrizioni imposte dagli Stati Uniti e da Israele alla sovranità tedesca, mentre allo stesso tempo lasciano simultaneamente spazio all'idea “di destra” secondo cui i tedeschi sarebbero stati ricattati moralmente; mobilitando anche sentimenti antisemiti grazie alla sua banalizzazione dell'Olocausto. Queste parole di Nasser (e di altri leader arabi) avevano lo scopo di alimentare e rafforzare degli atteggiamenti che già esistevano in Germania. Ad esempio, quando la Germania Ovest discusse "l'Accordo di Lussemburgo", i politici radicali di destra e di sinistra espressero le loro obiezioni. L'unico membro del parlamento che rappresentava il partito di destra radicale - Sozialistische Reichspartei (Partito Socialista del Reich) - votò contro "l'Accordo di Lussemburgo", affermando che il numero di ebrei assassinati in Europa era stato solo di un milione di persone. E continuava sostenendo che non avrebbero dovuto esserci negoziati con Israele, che aveva espulso gli arabi dalla loro terra.[*6] Nel 1953, il gruppo comunista del Bundestag, controllato dalla DDR, si rifiutò di votare a favore dell'accordo. I membri del Parlamento comunista sostennero che il trattato non aveva nulla a che fare con le "riparazioni" e che gli unici beneficiari erano gli industriali israeliani e l'alta finanza americana [*7]. In breve, la maggior parte dei tedeschi non riusciva a capire come i terroristi palestinesi, sostenuti dai regimi arabi e dall'Unione Sovietica, stessero globalizzando la loro guerra volta alla distruzione di Israele. Il presidente Nasser, Yasser Arafat, Abu Iyad e Wadi Haddad – leader dell'OLP, di Fatah e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) – cercarono di mobilitare tutto il sostegno che riuscirono a trovare per potersi opporre alle relazioni amichevoli tra Germania e Israele. Vennero anche forniti basi di addestramento, armi, false identità, case sicure e altro ancora. Nel complesso, i leader palestinesi avevano creato un esercito di combattenti irregolari. E anche l'OLP non fece mistero dei suoi obiettivi. Le memorie dell'ex attivista di destra Willi Voss (ora scrittore di romanzi gialli) raccontano di un incontro nel 1972 con Abu Iyad, capo dei servizi di sicurezza dell'OLP e uno dei principali organizzatori del terrorismo palestinese nell'Europa occidentale. Nell'incontro, Abu Iyad aveva esposto ciò che sperava di ottenere cooperando con i sostenitori della Repubblica Federale, spiegando che la resistenza degli israeliani si basava sul loro "morale", il quale secondo lui veniva tenuto alto dalle rassicurazioni fornite dai paesi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti e dalla Repubblica Federale di Germania. Secondo Abu Iyad, se si riusciva a cambiare l'opinione pubblica nel mondo occidentale, il rovesciamento del sionismo sarebbe stato solo una questione di tempo.[*8]
La destra, la sinistra e Fatah
Per l'OLP e le sue reti, non fu difficile trovare partner nell'estrema destra: quella parte dello spettro politico tedesco che proveniva dal vecchio movimento nazista. Nonostante il bando degli Alleati riguardo il NSDAP (Partito Nazista) e il bando al "Sozialistische Reichspartei" (Partito Socialista del Reich), nei primi anni '50, le reti e le organizzazioni che aiutavano gli ex quadri del partito non erano completamente scomparse dalla Repubblica Federale. Le attività e le reti terroristiche erano rimaste in letargo per lungo tempo all'interno di queste strutture nazionalsocialiste dormienti, anche se non abbiamo ancora una descrizione veramente dettagliata di quale sia stato il loro sviluppo. [*9] All'inizio degli anni '70, strutture terroristiche di destra emersero anche all'interno del Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD). Una delle organizzazioni più conosciute era un gruppo di arti marziali e paramilitari, il Wehrsportgruppe (gruppo sportivo militare) Hoffmann.[*10] L'alleanza tra i terroristi palestinesi e la sinistra della Germania Ovest, si sviluppò rapidamente dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967.[*11] Molti membri dell'Unione degli Studenti Socialisti Tedeschi (SDS) cominciarono a usare contro Israele gli stessi argomenti dei comunisti della Germania dell'Est. Israele e la sua politica, venivano così equiparati al nazionalsocialismo tedesco e ai suoi crimini. Molti degli organizzatori della lotta armata contro Israele e della cooperazione con l'OLP sono nati nell'SDS. Emersero strutture - come la Frazione dell'Armata Rossa (RAF), le Cellule Rivoluzionarie e il Movimento 2 giugno - che cooperarono con le formazioni armate palestinesi.[*12] Nella Repubblica Federale, oltre a questi due grandi gruppi politici di sinistra e di destra, esisteva una terza forza. Fatah aveva schierato i propri membri in entrambe le parti della Germania già dalla fine degli anni '60, e questi rappresentanti avrebbero svolto un ruolo importante nell'organizzazione del terrorismo politico.[*13] La cosa venne notata pubblicamente, per la prima volta, nell'estate del 1969, allorché l'ambasciatore israeliano, Asher Ben Natan, diede inizio a un tour nella Repubblica Federale di Germania, tenendo conferenze a Francoforte, Amburgo, Berlino Ovest, Norimberga, Colonia e Monaco, venendo spesso accolto da studenti che scandivano slogan come «Il sionismo è fascismo». In alcuni di questi eventi, sia membri dell'SDS che gruppi arabi cercarono di imporsi con la violenza fisica. Un ruolo importante, era già stato assunto dal rappresentante dell'OLP nella Repubblica Federale di Germania, Abdallah Frangi. Nelle sue memorie, egli descrive l'addestramento militare che aveva ricevuto, sebbene neghi qualsiasi partecipazione ad attività terroristiche nella Repubblica Federale di Germania.[*14] Con l'espulsione di diversi rappresentanti di Fatah, dopo l'attacco del 1972 alla squadra olimpica israeliana a Monaco, la capacità di agire di queste strutture si trovò a essere limitata. Ma dal momento che la DDR accoglieva gli espulsi, e Frangi fu in grado di tornare nella Repubblica Federale dopo il 1974, tutte queste strutture palestinesi rimasero assai più influenti di quanto veniva indicato da delle ricerche precedenti.
Per riassumere la situazione: 1) la politica estera della Germania Ovest ha preso le distanze da Israele; 2) La politica della Germania dell'Est ha attaccato Israele e ha sostenuto i suoi nemici; 3) la sinistra della Germania Ovest si è opposta alle relazioni amichevoli tra Germania e Israele; e alcuni si unirono a gruppi terroristici che parteciparono alla guerra contro Israele; 4) ampi settori della stampa liberale hanno criticato duramente Israele, mostrando nel contempo grande empatia per i palestinesi, o addirittura legittimando la loro lotta armata in quanto "resistenza"; 5) I neonazisti della Germania Ovest hanno continuato a perseguire le vecchie idee antisemite e razziste; 6) Gli studenti arabi che vivevano in entrambi gli stati tedeschi, ed erano membri di Fatah o di altri gruppi militanti, si unirono alla guerra contro Israele; 7) la DDR, dal 1967, combatteva una guerra non dichiarata contro Israele; 8) tutte e quattro le parti della rete anti-israeliana presente in Germania, hanno demonizzato Israele e gli israeliani, equiparando la politica israeliana a quella della Germania nazista: il paragone serve a delegittimare Israele e viene usato come preludio alla sua distruzione.[*15]
Raramente, questa minaccia multiforme è stata vista in maniera chiara nella Germania Ovest dell'epoca. Un documento del Ministero degli Esteri, scritto da un assistente segretario il 14 settembre 1976 [*16] affermava che: «La Repubblica federale [...] è particolarmente colpita dal terrorismo, sia in termini di politica estera che interna. Quantitativamente, come autori del terrorismo internazionale, i tedeschi sono sovra-rappresentati, e si distinguono per la loro particolare pericolosità. Questo fatto risveglia le associazioni storiche. Tocca quelle che sono delle ferite mal rimarginate, e quindi disturba la nostra politica di riconciliazione.» Il funzionario del Ministero degli Esteri proseguiva dicendo che la partecipazione dei terroristi tedeschi poneva la Repubblica Federale «in relazione alle conseguenze (ad esempio i tentativi di estradizione) in gravi conflitti di interesse con terzi, ad esempio con governi e con popoli amici», e questi conflitti venivano «spesso aggravati nella forma, dal modo in cui sono stati reciprocamente sfruttati dai mass media, al punto che così anche le misure governative sono state intensificate». In altre parole, questo rapporto considerava il problema del terrorismo tedesco di sinistra e di destra, e la sua cooperazione con la guerra palestinese contro Israele, come se fosse una questione di danno inflitto alla buona reputazione della Repubblica Federale. Le vere vittime di questo terrore, così come i civili israeliani e arabi che erano interessati invece a una pace negoziata, o i soldati americani e i funzionari governativi, non compaiono in questa analisi.
Terrore e memoria
Così, al posto della chiarezza intellettuale e morale, nella Repubblica Federale Tedesca quello che ha preso piede è un discorso antisionista, il quale ha rovesciato la realtà, screditando Israele in quanto fascista e glorificando i terroristi come autentici combattenti della resistenza contro l'oppressione coloniale e la dominazione imperiale. Ciò che ha reso possibile questo discorso antisionista, e la partecipazione di terroristi tedeschi di sinistra e di destra alla guerra contro Israele, è stata la superficialità con cui la Germania del dopoguerra si è confrontata con il proprio passato nazionalsocialista. Contrariamente a come viene raccontato questo aspetto dell'attuale storia tedesca il confronto con il passato nazista non si è sviluppato in maniera così profonda, o diffusa, come si sperava. L'antisemitismo e il razzismo, per quanto in una forma un po' trasmutata, durante gli anni 1970 hanno avuto un'influenza reale in Germania. Oggi, per quanto il terrorismo di sinistra non esista più, da dei settori della società viene ancora sostenuto un discorso antisemita e antisionista.E ciò che è emerso in maniera ancora più forte rispetto agli anni '70, è stato un populismo di destra ampiamente sostenuto che ha ramificazioni nel terrorismo di destra. Solo nel 2016, ci sono stati più di 1.800 attacchi ai rifugiati e ai loro alloggi, mentre in alcuni stati federali il partito populista di destra Alternativa per la Germania (AfD) ha ottenuto fino al 24%. E oggi, quanto sono diffuse e pericolose le strutture terroristiche legate all'Islam politico? La questione è controversa, così come lo è la questione della sua influenza tra gli immigrati e i rifugiati provenienti dai paesi arabi, e che sono arrivati di recente nella Repubblica Federale, o che sono già residenti in Germania da lungo tempo. Si tratta di questioni controverse, soprattutto perché alcuni degli avvertimenti lanciati contro i pericoli dell'Islam e le reti terroristiche basate sull'Islam politico, sono diventati parte della propaganda razzista contro i musulmani in Europa. Tuttavia, gli attentati di Parigi, Bruxelles, Würzburg, Nizza, Berlino, Manchester e Londra, così come gli attentati in Israele, dimostrano la grave minaccia che il terrorismo islamico rappresenta per l'intero mondo democratico. Proprio come negli anni '70, oggi l'ISIS, l'Iran, Hezbollah e Hamas non lasciano dubbi sul fatto che il loro obiettivo sia la distruzione di Israele e delle democrazie dell'Occidente. Il governo federale dovrebbe imparare dagli errori degli anni '70 per non ripeterli: mancanza di curiosità intellettuale, spirito conciliante e ingenuità razionalistica, si sono combinati in modo da garantire l'incapacità di comprendere quale sia la natura della minaccia.
- Martin Jander - Pubblicato il 16/4/2025 su História e Desamparo *** -
*** Questo articolo è una versione condensata di una conferenza dal titolo "Open Secrets", presentata alla Conferenza "Da Entebbe a Mogadiscio: il terrorismo negli anni '70 e la sua storia, memoria ed eredità" (16 e 17 gennaio 2017, Gerusalemme, Università Ebraica). Desidero ringraziare quattro persone, senza le quali non sarei stato in grado di capire ciò che so oggi su questo argomento. Il primo è Martin Kloke, autore del superbo libro "Israel und die deutsche Linke" (1990). In questo lavoro, Kloke ha analizzato la svolta della sinistra radicale della Germania Ovest verso l'antisionismo. Il secondo autore che vorrei ringraziare è il mio collega Wolfgang Kraushaar, che mi ha invitato a partecipare al suo progetto di ricerca su "Die RAF und der internationale Terrorismus". Il progetto si tradurrà nella pubblicazione di storie quotidiane che narrano la storia del terrorismo di sinistra tedesco dopo il 1945. Il mio terzo ringraziamento va a Inge Deutschkron, reporter di lunga data del quotidiano israeliano Maariv. Il suo libro rivoluzionario, Israel und die Deutschen, pubblicato per la prima volta nel 1970, è stato rivisto due volte, nel 1983 e nel 1991. È una delle migliori analisi che conosco delle relazioni israelo-tedesche. Ultimo ma non meno importante, ho imparato la maggior parte di ciò che so sull'argomento da diversi libri del professor Jeffrey Herf, verso il quale ho un enorme debito di gratitudine. Senza queste persone, non sarei stato in grado di capire l'argomento di questo articolo, la storia della collaborazione tra terroristi tedeschi e palestinesi.
NOTE:
[1] Citato in "Kommuniqué Kofr Kaddum", Frankfurter Rundschau, 15 ottobre 1977. Il documento originale è in lettere minuscole.
[2] Sui diversi motivi utilizzati dai terroristi nelle reti internazionali negli anni '70 e oltre, si veda quello che è ancora il lavoro pionieristico di Walter Laqueur, Krieg dem Westen (Berlino: Ullstein Verlag, 2004).
[3] Vedi Inge Deutschkron, Israel und die Deutschen, 3a edizione riveduta. (Colonia: Verlag Wissenschaft und Politik, 1991).
[4] Citato in "Sie können sich doch nicht ewig erpressen lassen", Der Spiegel, 24 febbraio 1965, p. 36.
[5] Citato in Gerhard Frey, "Krieg mit Israel unvermeidbar", Deutsche National-Zeitung und Soldaten-Zeitung, 1 maggio 1964, 3, riprodotto in Gilbert Achcar, Die Araber und der Holocaust (Hamburg: Nautilus, 2012), p. 207.
[6] Vedi Deutschkron, Israel und die Deutschen, p. 64.
[7] Vedi Deutschkron, Israel und die Deutschen, p. 64.
[8] Citato in E. W. Pless (pseudonimo di Willi Pohl o Willi Voss) Geblendet: Aus den authentischen Papieren eines Terroristen (Zurigo: Schweizer Verlagshaus, 1979), pp. Nell'estate del 1972, Voss fu notato dalla polizia tedesca per aver contattato il terrorista palestinese Abu Daud, che in seguito agì come la mente dell'attacco agli atleti israeliani durante le Olimpiadi estive di Monaco del 1972. Sei settimane dopo gli omicidi di Monaco, Voss e un complice furono arrestati a casa di un ex membro delle Waffen-SS. Nel suo bagaglio c'erano armi militari ed esplosivi provenienti dalle forniture dell'OLP, oltre a schizzi di attacchi terroristici e rapimenti a Colonia e Vienna. Nel 1974, Voss fu condannato a 26 mesi di carcere per aver violato la legge sul controllo delle armi di guerra; a dicembre ha ricevuto una condanna con sospensione condizionale della pena ed è partito per Beirut. Pochi mesi dopo, Abu Iyad, capo dei servizi segreti dell'OLP, e Abu Daud chiesero al loro complice tedesco di unirsi alla sua allora fidanzata nel trasporto di un'auto a Belgrado. Quello che Voss non sapeva: pistole ed esplosivi con accenditori al mercurio completamente assemblati erano stati avvolti nella plastica in una buca di carico. Quando le pattuglie di frontiera rumene hanno trovato le merci di contrabbando durante un'ispezione, Voss si è reso conto che i palestinesi erano disposti a sopprimerlo se necessario. Indignato per il tradimento, offrì i suoi servizi all'ambasciata americana a Belgrado. Il suo nuovo datore di lavoro, la CIA, fece in modo che il procedimento giudiziario contro di lui in Germania fosse interrotto. Alla fine degli anni '70, Voss tornò nella Repubblica Federale e da allora ha lavorato come scrittore di romanzi polizieschi e soap opera, tra cui le serie TV "Tatort" e "Großstadtrevier". (Vedi "Ein Mann, drei Leben", Der Spiegel, 31 dicembre 2012, vol. 67, par. 1:34 ss.)
[9] Su questo, si veda Daniel Koehler, Right-Wing Terrorism in the 21st Century: The 'National Socialist Underground' and the History of Terror from the Far-Right in Germany (Routledge, 2017) e Bernhard Rabert, Links- und Rechts-Terrorismus in der Bundesrepublik Deutschland von 1970 bis heute (Bonn: Bernard & Graefe Verlag, 1995).
[10] Diversi attivisti di questi gruppi hanno reso le loro attività terroristiche una questione di dominio pubblico. Vedi la biografia di Odfried Hepp: Jury Winterberg e Jan Peter, Odfried Hepp: Neonazi, Terrorist, Aussteiger (Monaco, Lübbe Verlag, 2004).
[11] Un ostacolo era la lunga storia di buoni rapporti tra i membri dell'SPD e gli ebrei. Molti ebrei erano membri del partito prima che Hitler salisse al potere. Questa affinità è stata una ragione importante per cui, dopo la Shoah, l'SPD poteva essere considerato uno dei gruppi più importanti della società tedesca, contribuendo a stabilire buoni rapporti con Israele. Per molti anni, questo atteggiamento filo-israeliano è stato anche la politica dell'organizzazione studentesca del partito, l'SDS (Unione Socialista degli Studenti Tedeschi). Israele era visto come un paradiso socialista. Agli occhi di molti giovani socialisti, il movimento dei kibbutz era un modello per uno stato socialista. Su questo si veda Martin Kloke, Israel und die deutsche Linke (Francoforte: HAAG und HERCHEN Verlag, 1990, 2a ed. 1994).
[12] Si veda Anton Maegerle e Heribert Schiedel, "Krude Allianz: Das arabisch-islamistische Bündnis mit deutschen und österreichischen Rechtsextremisten" (Vienna: manoscritto, 2001, http://www.doew.at/cms/download/b3cc7/re_maegerle_schiedel_allianz.pdf – consultato il 2 dicembre 2016). Vedi anche Samuel Salzborn, "Die Stasi und der westdeutsche Rechtsterrorismus. Drei Fallstudien (Teil I)", Deutschland Archiv, 15 aprile 2016 (Link: http://www.bpb.de/224836); "Die Stasi und der westdeutsche Rechtsterrorismus. Drei Fallstudien (Teil II)", Deutschland Archiv, 19 aprile 2016 (Link: http://www.bpb.de/224934).
[13] Vedi Wolfgang Kraushaar, "Wann endlich startt bei Euch der Kampf gegen die heilige Kuh Israel?" (Reinbek: Rowohlt Verlag, 2013).
[14] Cfr. Abdallah Franghi, Der Gesandte: Mein Leben für Palästina (Monaco di Baviera: Heyne Verlag, 2011), p. 104 e segg.
[15] Interessante a questo proposito è uno degli organizzatori del terrore in Europa, Abu Iyad. Nelle sue memorie – Abu Ijad, Heimat oder Tod (Düsseldorf e Vienna: Econ Verlag, 1979) – afferma esplicitamente che il Mufti di Gerusalemme, Amin El-Husseini, era stato un modello per Fatah. Al Mufti si potrebbe attribuire il merito di "aver unito cristiani e musulmani nella lotta comune contro il nemico comune, l'imperialismo" (Ijad, 55). Abu Iyad non menziona che il Mufti di Gerusalemme cooperò con Hitler in questa lotta e che egli non solo stava conducendo una guerra contro l'"imperialismo", ma desiderava anche espellere gli ebrei dalla Palestina. Sulla connessione tra nazionalsocialismo e antisionismo, e sul ruolo di Amin El-Husseini, si veda Jeffrey Herf, Nazi Propaganda for the Arab World (Londra: Yale University Press, 2009).
[16] Cfr. "Aufzeichnung Ministerialdirigent Pfeffer, 14 settembre 1976, 201-530.36-2893/76 VS-vertraulich" [«Nota confidenziale del sottosegretario Pfeffer, 14 settembre 1976»], in Institut für Zeitgeschichte (a cura di), Akten zur Auswärtigen Politik der Bundesrepublik Deutschland, 1976, vol. II: 1 luglio-31 dicembre 1976, doc. 285 (Monaco di Baviera: R. Oldenbourg, 2007), 1316-1319.
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