lunedì 28 aprile 2025

Calkowita Anarchia !!

Anversa: Anarchia Totale, 22 anni dopo
- di Roberto Bolaño -

«Ho scritto questo libro per me stesso, e tuttavia anche di questo non ne sono troppo sicuro. Per molto tempo sono solo state pagine sciolte che poi rileggevo e forse correggevo convinto com'ero di non avere tempo. Ma tempo per che cosa? Non ero capace di spiegarlo con precisione. Ho scritto questo libro per i fantasmi, i quali sono gli unici ad avere tempo poiché si trovano fuori del tempo. Dopo l'ultima rilettura (proprio ora) mi sono reso conto che a importare non è solo il tempo, perché il tempo non è l'unico a essere motivo di terrore. Anche il piacere può terrorizzare, anche il coraggio può terrorizzare. In quegli anni, se non ricordo male, ero esposto alle intemperie e vivevo senza un permesso di soggiorno allo stesso modo in cui altri vivono in un castello. Ovviamente, non ho mai portato questo romanzo a qualche editore. Mi avrebbero sbattuto la porta in faccia e avrei perso la mia copia. Non gli ho nemmeno mai dato, come si suol dire, una ripulita. Il manoscritto originale ha più pagine: il testo tendeva a moltiplicarsi, a riprodursi come se fosse una malattia. Insomma la mia malattia, che poi era orgoglio, rabbia e violenza. Queste cose (rabbia, violenza)erano estenuanti e pertanto passavo le mie giornate inutilmente stanco. La notte lavoravo. Durante il giorno scrivevo e leggevo. Non dormivo mai. Mi mantenevo sveglio bevendo caffè e fumando. Naturalmente, ho conosciuto gente interessante, alcuni di loro sono stati il prodotto delle mie proprie allucinazioni. Credo che quello sia stato il mio ultimo anno a Barcellona. Il disprezzo che nutrivo nei confronti della cosiddetta letteratura ufficiale era enorme, sebbene fosse solo appena un po' più grande di quello che avevo per la letteratura marginale. Però credevo nella letteratura: come dire, non credevo nell'arrivismo o nell'opportunismo, o nei mormorii di corte. Ma credevo nei gesti inutili, credevo nel destino. Non avevo ancora figli. Leggevo ancora più poesia che prosa. In quegli anni (o in quei mesi), avevo una predilezione per certi scrittori di fantascienza e per certi pornografi, a volte autori antinomici, contraddittori e in contrasto tra di loro, allo stesso modo in cui la caverna e la luce elettrica si escludono a vicenda. Lessi Norman Spinrad, James Tiptree, Jr. (che in realtà si chiamava Alice Sheldon), Restif de la Bretonne e Sade. Anche Cervantes e i poeti greci arcaici. Quando mi ammalai, rilessi Manrique. Una notte escogitai un sistema per fare soldi al di fuori della legge. Una piccola impresa criminale. In fondo si trattava di non diventare ricchi tutto in una volta. Il mio primo complice, o candidato a complice, un amico argentino tristissimo, mi rispose con un adagio che sottintendeva più o meno che quando si è in prigione, o in ospedale, è meglio trovarsi nel proprio Paese, suppongo sia per le visite. La sua risposta non mi spostò di una virgola, poiché mi sentivo equidistante da tutti i paesi del mondo. In seguito ho poi abbandonato il mio piano quando ho scoperto che sarebbe stato peggio che lavorare in una fabbrica di mattoni. Sulla testiera del mio letto avevo affisso un foglio di carta che diceva, in polacco, Anarchia Totale, scritta per me da un amico di questa nazionalità. Non ritenevo che sarei riuscito a vivere oltre i trentacinque anni. Ero felice. Poi arrivò il 1981 e, senza che me ne accorgessi, cambiò tutto.»

- Roberto Bolaño -

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