venerdì 4 aprile 2025

Arriva lo Smoot-Hawley 2 !!!

I dazi di Trump: alcuni fatti e conseguenze (da varie fonti)

1. - L'effetto dovuto all'impatto complessivo degli aumenti dei dazi da parte di Trump, è stato quello di aumentare al 126% l'aliquota media dei dazi sulle importazioni di beni statunitensi; il livello più alto degli ultimi 130 anni.

2. - La formula usata, per stabilire la tariffa nei confronti di ogni paese che esporta negli Stati Uniti, non è correlata a tasse, sussidi, o ingiuste barriere non tariffarie imposte da quei paesi, riguardanti le esportazioni statunitensi. Piuttosto, segue invece una semplice formula: la dimensione del deficit commerciale degli Stati Uniti, con ciascun paese, viene divisa per la dimensione delle importazioni statunitensi da parte di quel paese; e quindi divisa per due. Un esempio: l'America ha un deficit di 123 miliardi di dollari con il Vietnam, paese da cui importa a sua volta per 137 miliardi di dollari. Viene pertanto ritenuto che tale paese abbia delle barriere commerciali da fare corrispondere a un dazio sull'importazione pari al 90%. La formula statunitense, applica poi una tariffa reciproca per la metà (45%), in modo da dimezzare il deficit bilaterale. Problema: il Vietnam non ha una tariffa del 90% sulle esportazioni statunitensi, quindi non può evitare una riduzione delle sue vendite negli Stati Uniti, accettando di ridurre a sua volta le proprie "tariffe" sulle esportazioni statunitensi.

3. - Questa mossa avrà un impatto significativo su tutti i paesi del Sud del Mondo. Alcune delle aliquote tariffarie più alte, riguardano i paesi in via di sviluppo a basso reddito dell'Asia meridionale e sud-orientale, quali la Cambogia o lo Sri Lanka.

4. -  I dazi di Trump riguardano solo le importazioni dei beni, e non i servizi. Con i paesi dell'Unione Europea, gli Stati Uniti hanno un deficit che riguarda le merci, ragion per cui Trump ha imposto una tariffa del 20% su tutte queste importazioni. Invece, non c'è alcun misura contro i servizi (corrispondenti a circa il 20% di tutto il commercio mondiale). L'UE, a sua volta, verso gli Stati Uniti, ha un surplus di beni, ma nei suoi confronti non ha un deficit significativo per quel che riguarda i servizi (banche, assicurazioni, servizi professionali, software, comunicazioni digitali, ecc.). Se questi fossero stati inclusi, il deficit degli Stati Uniti nei confronti dell'UE sarebbe praticamente scomparso.

5. -  Tutti i paesi, anche quelli che nello scambio di beni sono in deficit con gli Stati Uniti, sono soggetti comunque a una tariffa del 10%. Ciò vale anche per quei paesi che non hanno alcun commercio con gli Stati Uniti, o neppure con qualsiasi paese (es.Diego Garcia, Antartide, ecc ...). Per esempio, la tariffa imposta al  Regno Unito è del 10%. Quindi, sebbene il commercio di merci tra il Regno Unito e gli Stati Uniti sia di fatto praticamente in equilibrio (da 58 a 56 miliardi di dollari), l'Inghilterra subirà comunque un duro colpo a causa di una perdita di esportazioni di merci verso il suo principale partner commerciale, gli Stati Uniti. Se la formula tariffaria di Trump riguardo le merci, venisse applicata al Regno Unito, allora non ci dovrebbero essere dazi sulle importazioni dal Regno Unito. Mentre, al contrario, se si includesse il commercio di servizi, ecco che allora la tariffa sulle importazioni dal Regno Unito sarebbe del 20%. Morgan Stanley ritiene che il nuovo regime tariffario, potrebbe arrivare a ridurre la crescita del Regno Unito (che è comunque praticamente zero), fino allo 0,6%.

6.  - Sostanzialmente, i dazi faranno aumentare i prezzi: il peso maggiore, su un'ampia varietà di alimenti di base e beni essenziali che fisicamente non possono essere prodotti a livello nazionale - con le famiglie più povere che verranno colpite più duramente - lo sopporteranno i consumatori statunitensi. L'industria americana dovrà lottare contro il peso di costi più elevati per le forniture intermedie, i macchinari e le attrezzature chiave; facendo impallidire qualsiasi beneficio marginale derivante dalla riduzione della concorrenza estera.

7. - Un altro esempio: il dazio del 54% imposto alla Cina potrebbe comportare un calo delle importazioni provenienti da essa pari a 507 miliardi di dollari;  e la Cina esporta solo per 510 miliardi di dollari!
I dazi che Trump ha imposto alla Cina, ridurrebbero le importazioni americane di circa il 20%, e questo causerebbe uno “shock dell'offerta” simile a quello del periodo della pandemia, portando così, negli Stati Uniti, a una recessione e/o a un'inflazione.

8. -  Le ritorsioni da parte degli altri paesi, porteranno, a loro volta, a un calo delle esportazioni statunitensi. Negli anni '30, dopo l'imposizione delle tariffe Smoot-Hawley, la ritorsione causò un calo del 33% delle esportazioni statunitensi, e innescò una spirale di riduzione del commercio internazionale chiamata "Spirale Kindleberger": un ciclo nel quale le tariffe hanno l'effetto di ridurre il commercio, il quale, poi, viene ulteriormente ridotto dalla ritorsione, e poi ancora altre ritorsioni, con effetti di prim'ordine sulla produzione, quindi effetti di second'ordine, e ancora dazi e ritorsioni. Tutto questo fino a quando il commercio globale non scese dai 3 miliardi di dollari del gennaio 1929 a 1 miliardo di dollari nel marzo 1933.

9. -  Una guerra commerciale tariffaria, colpirebbe l'economia statunitense ancora più duramente di quanto fece la Smoot-Hawley; dal momento che il commercio è ora una quota di PIL tre volte superiore a quella del 1929: già nel 2024 é arrivato a costituire il 75% del PIL, rispetto a circa il 6% che era nel 1929.

10. -  Quest'anno, se questi dazi non verranno presto revocati, il PIL reale degli Stati Uniti potrebbe diminuire di 1,5/2 punti percentuali, e l'inflazione potrebbe salire fino a quasi il 5% (previsioni UBS).

11. -  Il calo della crescita commerciale, dovuta ai dazi, porterà a un calo dei flussi di capitali internazionali, oltre che a un indebolimento, sia degli investimenti che della crescita economica a livello globale.

fonte: https://thenextrecession.wordpress.com/blog/

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