Serge Quadruppani, Une histoire personnelle de l’ultra-gauche, Paris, Divergences, 2023, 216 pages, 16 €.
Per il grande pubblico, Serge Quadruppani è noto soprattutto per il suo lavoro di traduttore e scrittore di romanzi noir. Per gli ambienti legati all'estrema sinistra, c'è da scommettere che tornerà alla mente la denuncia, partita da Didier Daeninckx, alla fine del secolo scorso a proposito delle connessioni tra alcuni militanti di estrema sinistra e i circoli negazionisti. Questo, torna assai utile per rievocare alcune realtà, per far luce su un singolare percorso personale e per fornire degli elementi di riflessione sul futuro del comunismo.
Il rischio che si corre, però è quello di confondere, in parte, il lettore, dal momento che "Une histoire personnelle de l’ultra-gauche" mescola insieme testi scritti oggi, letture di appunti e articoli più o meno vecchi, richiami storici e considerazioni sullo stato attuale del capitalismo, oltre a testi che parlano delle alternative che oggi fanno una notevole fatica a cercare di districarsi da tutto ciò. Ma una cosa è certa: non è in questo piccolo opuscolo che troverete una storia completa e dettagliata della cosiddetta ultrasinistra, la quale può anche essere definita "comunismo di sinistra". Certo, Serge Quadruppani parte dalle intuizioni del giovane Marx per sottolinearne tutta la freschezza, poi fa una deviazione verso Paul Lafargue e il suo "Il diritto alla pigrizia" - una lettura che lo colpì molto quand'era ancora adolescente – quindi passa a criticre la tesi, di Kautsky e di Lenin, secondo cui la coscienza politica dovrebbe arrivare necessariamente al proletariato portata dall'esterno, per poi evocare - tra le altre cose - uno dei momenti chiave della storia dell'ultrasinistra: la polemica tra Lenin e i comunisti consiliari.
Di questa corrente proteiforme, egli conserva soprattutto l'enfasi che viene posta sull'auto-organizzazione della classe, riferendosi ai vari portatori e continuatori di tale tesi, che furono Socialisme ou Barbarie, l'Internazionale Situazionista e Information et Correspondance Ouvrières (ICO). E qui, se c'è un secondo momento chiave di tutta la sua storia, questo risiede nel '68 e in quelli che sono stati tutti i suoi effetti indotti. Ma "Une histoire personnelle de l’ultra-gauche" offre a Serge Quadruppani anche l'opportunità di poter parlare di sé, delle sue modeste origini e della sua carriera politica. A partrire dalla sua maestra d'asilo, la "madrina” sociale alla quale venne affidato era in realtà la sorella di René Lefeuvre, figura chiave dell'estrema sinistra e fondatore dei Cahiers Spartacus. E fu così che al Quadruppani adolescente si aprì una porta sul movimento operaio, e sulle sue fertili e ricche frange (tra cui il gruppo/libreria La Vieille Taupe, che non va confuso con quella che poi si legò al negazionista dell'Olocausto Pierre Guillaume), ma quella porta si apri' anche sul letto del suo mentore.
Senza acrimonia - che non significa «senza rabbia repressa» – viene così rivelato il rapporto pedofilo che, da adolescente, lo ha legato per un certo periodo a quel riservato omosessuale. Facendolo, egli evidenzia anche il nesso tra itinerario individuale e contesto storico ; salutando perciò anche la forza sovversiva di quel maggio ‘68 che osò attaccare tutte le istituzioni, ma di certo non si curò della questione del consenso.
Del patrimonio dell'ultra-sinistra, una vera e propria "cassetta degli attrezzi", egli conserva la ricerca quasi ossessiva del soggetto rivoluzionario - del proletariato chiamato a realizzare l'essere-comune - ma critica la "passione per l'impotenza" (p. 16) così come pure gli errori di alcuni testi pubblicati da La Banquise, la rivista che uscì per quattro numeri negli anni Ottanta, e che un decennio dopo sarebbe finita nel mirino di Didier Daeninckx.
Autocritica non significa rinnegare, ma semplicemente ricollocare le cose nel loro contesto e fare chiarezza su ciò che si considerano errori. Per quanto riguarda la situazione attuale, e il futuro del comunismo inteso come movimento, rigetta le limitazioni imposte da alcuni teorici dell'ultra-sinistra riguardo le caratteristiche del proletariato, e lo fa a favore di una visione più ampia, giustificata a suo avviso anche dalla crisi climatica, da cui è nato il cosiddetto "essere-comune".
«Nel corso delle battaglie combattute nei secoli precedenti al nostro, la classe operaia si è trovata a essere depositaria di un tesoro più antico di sé stessa, un tesoro di possibilità per tutta l'umanità, che dobbiamo imparare a saccheggiare che gli operai ci sono ancora, ma che la classe operaia, in quanto “classe che deve abolire tutte le classi”, è ormai definitivamente assente». (p. 125-126).
Non sorprende, pertanto, che Serge Quadruppani critichi la tendenza eccessivamente scientista dell'ultrasinistra che la porta a privilegiare la complessità delle cause e la pluralità delle possibilità, sia passate che future. «(...) agli occhi dei rivoluzionari, ciò che avrebbe potuto essere dovrebbe essere altrettanto importante di ciò che è, al fine di intravedere ciò che sarà». (p. 132).
Dopo Le Brise-glace, Mordicus e l'esperienza associativa de La Bonne descente, Quadruppani si allontana dall'ultra-sinistra, ma non dall'impegno e dalla militanza. Ora, scrivendo per Lundì Matin, si definisce come un ultra-sinistro anarchico-autonomo, che ha mantenuto l'etica dell'anarchismo e l'esperienza epocale dell'operaismo, con l'obiettivo di porre fine allo sfruttamento capitalistico. Un vasto programma!
- Recensione di Jean-Guillaume Lanuque - Pubblicato l'11/7/2024 su Dissidences : le blog -
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