«Roland Barthes è stato un uomo con il quale ho anche fatto amicizia, ma che in fondo non ho mai potuto ammirare. Con lui, ho sempre avuto come l'impressione che assumesse sempre la stessa postura cattedratica, assai controllata, rigorosamente di parte. Una volta che ebbi finito il suo ciclo delle "Mitologie", poi non sono più riuscita a leggerlo. Dopo la sua morte, ho riprovato a leggere il suo libro sulla fotografia, ma a tutt'oggi non ci sono ancora riuscita, tranne che per un capitolo molto bello su sua madre. Questa madre venerata, che era stata la sua compagna e l'unica eroina nel deserto della sua vita. In seguito, poi ho iniziato a leggere "Frammenti di un discorso amoroso", ma non ho potuto continuare a leggerlo. Naturalmente è un libro molto intelligente. Appunti amorosi, certo, è questo, amorevole, discolparsi in quel modo, senza amare, ma non è niente, a me sembra niente, era una delizia d'uomo, una vera delizia, in ogni caso. E uno scrittore, in ogni caso. Ecco, è così. Scrittore di una particolare scrittura, immobile, regolare.»
(Marguerite Duras, da “La vita materiale”, 1988, ...)
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