È il 10 luglio del 1934, quando Erich Mühsam (1878-1934) viene assassinato dai nazisti, nel campo di concentramento di Oranienburg. Scrittore, anarchico, tedesco di origine ebraica ortodossa, Mühsam fu uno dei protagonisti della rivoluzione tedesca del 1918-1919 in Baviera, e dal 1922/23 non smise mai di denunciare l'ascesa dell'estrema destra.
Ragion per cui, pertanto, a partire dell'osservazione dell'Internazionale Situazionista secondo cui «da tempo, l'assalto, condotto da parte del primo movimento operaio, contro la totalità dell''organizzazione del vecchio mondo, si è concluso, e non esiste più nulla che possa farlo rivivere», sia Mühsam che la Repubblica bavarese dei Consigli possono essere considerati parte di quel perimetro di ciò che Debord ha chiamato – proprio in relazione a questo vecchio movimento operaio, «i suoi fallimenti (come la Comune o la rivolta delle Asturie*), che costituiscono però allo stesso tempo anche i suoi successi aperti per noi e per il nostro futuro».
In base a questo criterio, si tratterà pertanto anche oggi di «riprendere in maniera disillusa lo studio del movimento operaio classico», e di «giudicare in appello, salvare, e ritrovare la storia perduta», in modo da lasciare così aperte le porte del XXI secolo a una «reinvenzione, al livello più elevato, del problema della rivoluzione» (da Guy Debord, "Les mauvais jours finiront", Internationale Situationniste n. 7, 1962).
[*] - A tale perimetro, Debord aggiunge anche la rivoluzione comunista libertaria, in Aragona, del 1936-1937, la cui disfatta sulle barricate - nel maggio 1937 - segnò anche la fine del movimento operaio classico.
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