Scritti da Gyòrgy Lukàcs nel 1940, nel momento più oscuro della nostra storia, questi "Studi sul Faust" spiccano oggi come una delle migliori introduzioni al capolavoro goethiano e come uno dei saggi del filosofo ungherese che meglio hanno retto l'usura del tempo. Goethe non è soltanto per Lukàcs il genio che meglio sintetizza il momento più splendido della letteratura borghese nella sua fase ascendente, nella sua contrapposizione vittoriosa alla visione del mondo della feudalità al tramonto; è anche e soprattutto un poeta al quale lo avvicina un'empatia profonda, che gli consente di superare le angustie di un'interpretazione a tratti ideologica, che pesa su molte delle sue analisi della letteratura contemporanea. Gli "Studi sul Faust" e gli altri saggi sull'età goethiana poi raccolti in "Goethe e il suo tempo" consentono a Lukàcs di contrapporre alla barbarie del nazismo la voce più umana, più illuminata, più europea in cui si sia mai incarnato il magistero della lingua tedesca. L'applicazione intelligente delle categorie interpretative ricavate dalle opere giovanili di Marx, lungi dall'essere una gabbia ideologica che irrigidisce l'interpretazione, si trasforma in una leva potente, che permette a Lukàcs di mettere in luce un elemento fondamentale della visione di Goethe: la perfetta convergenza della "magia" di Mefistofele con il "magico" potere del denaro che, nella nascente società del capitalismo industriale, si appropria delle forze essenziali dell'uomo e le sfrutta a proprio vantaggio.
(dal risvolto di copertina di: di György Lukács, Studi sul «Faust»)
Lukács, Goethe e il destino di tutta l'umanità
- di Jorge de Almeida -
In un empito (e con impeto) polemico, Lukács cercò di "salvare" Goethe da quelle che erano allora tutte le consuete letture nazionaliste e irrazionaliste che glorificavano "in modo reazionario" il grande poeta tedesco. Tale sforzo si concretizzò negli studi delle opere dedicate al mito di Faust, nel quale Goethe inquadrava i momenti decisivi dell'ascesa della borghesia europea, visti nella prospettiva di una Germania economicamente arretrata e politicamente divisa. Laddove il ProtoFaust (1775) ritrae la crisi del mondo feudale, i frammenti del 1790 riflettono invece già quelle che erano state le conseguenze della Rivoluzione francese, le quali, nella prima parte della tragedia (1808), verranno poi ripensate a fronte delle guerre napoleoniche, per essere poi finalmente trasformate in allegoria epica nella monumentale opera della maturità (1832), nella quale egli espone il movimento generale della storia umana, dalla Grecia classica all'espansione imperialista del capitalismo moderno.
Sedotto da Mefistofele, Faust, lo «spirito che nega sempre tutto», oscilla tra la riflessione e l'azione, diventando così quello che sarà un modello per la nuova dialettica esistente tra individuo e società, incarnando le contraddizioni dell'intellettuale borghese di fronte a un mondo in violenta trasformazione. Come nell'opera di Hegel, nello svolgersi di questo scontro, i movimenti concreti della società acquistano una loro rappresentazione "spirituale". Nel mettere a nudo il tragico destino di un singolo uomo, «il contenuto del poema rappresenta il destino di tutta l'umanità». L' ambiguo entusiasmo, mostrato da Goethe per la rivoluzione, secondo Lukács porta il poeta a comprendere che «la contraddizione è il centro della vita e della conoscenza». I dilemmi di Faust ci mostrano come il «carattere diabolico del progresso» - nella sua forma capitalistica - crei simultaneamente anche le condizioni favorevoli al «genuino ambito della prassi umana». Questa idea, che anticipa Marx, viene illustrata nelle tre appendici contenute negli Studi sul Faust: "Marx e Goethe", "Il nostro Goethe" e "Goethe e la dialettica". Attraverso il recupero del contenuto storico e politico delle tragedie di Goethe, Lukács mostra come, sebbene «le contraddizioni complesse siano oggettivamente insolubili», le grandi opere letterarie possano ancora illuminare le strade della necessaria speranza.
"Studi sul Faust" raccoglie una serie di testi del filosofo ungherese György Lukács dedicati al Faust, il capolavoro di Johann Wolfgang von Goethe e uno dei punti culminanti della letteratura umanistica borghese e della letteratura tedesca dell'Ottocento. Tra le varie produzioni di Lukács sull'argomento, il libro, pubblicato nel 1940, raccoglie i saggi più completi su Goethe e sulla sua opera più grande. Secondo il professor Luiz Barros Montes, i testi contengono un'analisi degli aspetti tematici e formali dell'opera magna di Goethe «che ne riconosce la sua caratteristica "incommensurabile", non in quanto indice di incongruenze formali e tematiche, ma piuttosto come una totalità artistica vivente, nella quale le sue contraddizioni e i suoi limiti vengono analizzati in una prospettiva storica intesa come un tutto organico», come scrive nella presentazione. Secondo Lukács, gli "Studi sul Faust" evidenziano la struttura drammatica della dialettica tra individuo e società, vista come uno dei grandi successi di Goethe; una conquista poetica sovradeterminata dallo sviluppo storico tedesco.
- Jorge de Almeida - Pubblicato il 4/7/2024 su Blog da Boitempo -
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