venerdì 12 luglio 2024

L’Ultima Elezione Democratica…

Perché limitarsi solo alla rimozione di Biden?
  - Collettivo CrimethInc. -

Sembrerebbe quasi una metafora troppo pesante, se non fosse che è questa la nostra realtà effettiva: un patriarca ormai anziano, che simboleggia un progetto politico centrista al collasso, si rifiuta di farsi da parte, persino una volta che la sconfitta che dovrà subire da parte di un autocrate ancora più autoritario è ormai certa. Eppure è proprio tutto questo a riassumere, oggi, le prospettive globali della democrazia. A diventare senile, non è un politico in particolare, ma tutto un sistema politico nella sua totalità. Nel 2018, quando la politica centrista è stata descritta come una corsa al ribasso che condannava i suoi seguaci a sostenere «il secondo peggior male possibile», la cosa ci era sembrata un'iperbole. Ma oggi, persino i più fedeli giornalisti centristi riconoscono che è effettivamente questo ciò che sta accadendo. Una struttura di potere ormai sclerotica ha reso impossibile ogni cambiamento sociale, e quindi ha reso il disastro inevitabile. Rendendo insostenibili le disparità in atto, in termini di ricchezza e di potere, e schiacciando ogni possibile intervento dei movimenti di base, i Centristi hanno creato una situazione nella quale i Fascisti possono indossare la maschera di unica alternativa. Non dimentichiamo che, negli Stati Uniti, sono stati i politici democratici sotto Obama a organizzare lo sgombero dei campi di Occupy, per impedire che l'anticapitalismo si affermasse. Dopo gli omicidi di George Floyd e di Breonna Taylor, a Minneapolis, a New York e altrove nel Paese, sono stati i Democratici ad aumentare i fondi per la polizia, anche se milioni di persone chiedevano l'abolizione della polizia. Sia nel 2016 che nel 2020, la macchina del Partito Democratico ha costretto Bernie Sanders a farsi da parte a vantaggio di Hillary Clinton e di Joe Biden. Di sicuro, un'amministrazione Sanders sarebbe stata altrettanto deludente quanto lo sono state le amministrazioni di sinistra in Spagna e in Grecia; ma la questione è che la macchina del Partito Democratico ha sistematicamente soppresso qualsiasi alternativa, contribuendo in ultima analisi alla propria stessa rovina. Intenzionalmente, per formulare la sua ingannevole retorica sulle "élite" e sul "globalismo", Donald Trump ha copiato Bernie Sanders. Da un decennio a questa parte, in tutto il mondo, l'estrema destra ha vinto fingendo di opporsi a quella stessa élite che essa rappresenta. Nel mentre, allo stesso tempo, governi centristi si sono concentrati sulla repressione dei movimenti che avrebbero potuto costituire la prima linea di difesa contro una presa di potere fascista, rafforzando simultaneamente quelle istituzioni che i fascisti utilizzeranno per imporre il loro dominio.Ormai da anni, l'intero establishment democratico sostiene Biden anche quando egli raddoppia la militarizzazione dei dipartimenti di polizia, copia le politiche di confine di Trump e assiste al genocidio in Palestina. La questione dell'età di Biden non dovrebbe essere importante: un politico come lui è più pericoloso quando è in ottima forma. I suoi supporter hanno sempre sostenuto che se non fosse stato Biden, a fare tutte queste cose sarebbe stato Trump. Ogni e qualsiasi critica a Biden è stata sempre respinta a partire da quello che i suoi sostenitori consideravano un pragmatismo di fondo, a muso duro. Ma ecco che, improvvisamente, nel bel mezzo del dibattito tra Biden e Trump del 27 giugno, è diventato ineluttabilmente ovvio che il pragmatismo stava per fargli perdere le elezioni del 2024: l’unico alibi che avevano per tutte le atrocità che hanno appoggiato fino a questo momento. Ma sebbene un coro di opinionisti abbia immediatamente iniziato a chiedere a gran voce di sostituire Biden con qualsiasi mezzo, la stragrande maggioranza dei politici democratici è rimasta però in qualche modo unita dietro al presidente, che si ostina a ribadire di meritare di mantenere il potere fino alla fine dei suoi ottant'anni. Qualsiasi capo di Stato lo ha sempre fatto, a prescindere dalle circostanze, come ha sottolineato Mikhail Bakunin un secolo e mezzo fa: «Per la moralità privata dell'uomo [sic], non c'è nulla di più pericoloso dell'abitudine al comando. L'uomo migliore, il più intelligente, più disinteressato, più generoso, più puro, finirà, infallibilmente e sempre, per essere rovinato da questo mestiere.» (M.B.).


Ma per quale motivo i Democratici si accingono a perdere allegramente quella che - come hanno ripetuto a gran voce - potrebbe essere l'ultima elezione democratica nella storia degli Stati Uniti? L'apparato di partito deve essere così tanto intriso di ambizioni meschine, di sistemi patronali e di clientelismo da non poter cambiare rotta per nessun motivo. Dopo aver tradito quella che all'interno del Partito Democratico veniva chiamata "sinistra", ora la macchina sta per tradire anche il centro: l'unico gruppo che apparentemente dovrebbe servire. A quanto pare, è evidente che se l'obiettivo è imporre disuguaglianza e oppressione alle persone, prima o poi il fascismo diventa un contendente più efficiente della democrazia. Sì, è penoso da guardare, è imbarazzante per tutti i soggetti coinvolti, e le implicazioni per il futuro sono terrificanti, ma nondimeno dovrebbe essere significativo anche per noi il fatto che la democrazia, da tempo propagandata come l' equivalente politico del libero mercato - il quale si suppone rappresenti il modello più efficiente per produrre la soluzione ai bisogni umani - ci abbia portati alla fine a questo punto. Tale situazione dovrebbe far riflettere tutti coloro che finora hanno difeso le strategie elettorali sulla base del pragmatismo. Le argomentazioni che molti democratici stanno adducendo per sostituire Biden adesso - in violazione del protocollo del partito, nel momento in cui le primarie gli hanno già consegnato definitivamente la nomination - hanno delle implicazioni che non vengono prese in considerazione. Se sono pronti a sbarazzarsi del loro candidato debitamente nominato, perché fermarsi qui? Perché non gettare via l'intera macchina del partito e la stessa politica del partito, come buona misura? Ammettere che fino ad ora hanno vissuto in un vero e proprio paradiso degli sciocchi, significa mettere in discussione tutto il sistema politico che ha reso possibile questo disastro. Ora, il problema non è tanto quello di un singolo uomo in età senile che stringe le sue mani avvizzite sul volante e che si rifiuta di lasciarlo. E neppure che un particolare gruppo dirigente del Partito Democratico abbia monopolizzato il potere. Il problema è ben più grande rispetto alla lealtà dei funzionari che fino a due settimane fa erano disposti ad assecondare qualsiasi decisione della leadership democratica. È più grande dell'intero Partito Democratico. Coinvolge tutti gli elettori che hanno sperato che fosse sufficiente votare ogni anno o due e sperare per il meglio, tutti coloro che cercano un leader che risolva i problemi del mondo per conto nostro. Il problema con la decrepita ma apparentemente intoccabile posizione di potere in mano a Biden è quella stessa che ci impedisce di affrontare le cause delle ondate di calore e degli uragani che stanno flagellando il Nord America in questo momento. È lo stesso problema che ci impedisce di affrontare le catastrofi provocate dal capitalismo e dal colonialismo. In definitiva, è il problema che riguarda lo Stato, che riguarda la gerarchia stessa. Il rifiuto di Biden di farsi da parte diventa il Microcosmo di un'intera civiltà che si trova in un'impasse. Sappiamo tutti che il capitalismo industriale sta accelerando i cambiamenti climatici, le estinzioni di massa e il collasso ecologico, tuttavia continuiamo a delegare le nostre competenze a dei rappresentanti che rispondono solo alle multinazionali e che se ne fregano di noi. Sappiamo benissimo che affidare il nostro futuro a una classe dirigente composta da alcune delle persone più egoiste del pianeta non ci metterà al sicuro, eppure tuttavia continuiamo a votare per loro, a lavorare per loro e a comprare i loro prodotti. Sappiamo bene che, per noi, nascondere la testa sotto la sabbia non funzionerà, ma siamo terrorizzati dalla prospettiva di doverci identificare in coloro che dovranno produrre il cambiamento per mezzo delle nostre stesse azioni. Sono tutte delle strategie perdenti che ci sono state vendute come pragmatismo, ovvero come l'unica opzione possibile. Ora stiamo entrando nell'ultima fase del capitalismo dei disastri, in cui guerre, crisi economiche e catastrofi ambientali stanno facendo sfollare milioni di persone in tutto il pianeta: non è più possibile evitare di riconoscere le conseguenze di questo approccio, proprio come non è possibile negare l'età di Biden e le sue scarse prospettive di battere Trump. Pertanto, non ci si deve fermare all'allontanamento di Biden. Devono andarsene tutti. Delle due l'una: o siamo obbligati a rispettare il protocollo e l'autorità di coloro che il protocollo eleva al potere - siano essi aspiranti autocrati o carciofi senescenti - oppure la nostra libertà e il nostro benessere sono più importanti di qualsiasi insieme di regole; nel qual caso possiamo fare molto meglio che sostituire Biden con qualche altro politico non responsabile. E' la politica democratica, a far parte di ciò che ci ha portato a questo punto. E se la democrazia è così tanto fragile da poter essere abolita per effetto di una sola elezione, allora essa è già fallita: non è mai stata un mezzo per garantire e difendere quell'autodeterminazione che tutti meritano. Abbiamo bisogno di qualcosa di più ambizioso, capace di fronteggiare il fascismo ed estromettere chiunque altro cerchi di detenere il potere. Abbiamo bisogno di un insieme di valori, principi organizzativi e strategie che ci permettano di orientarci nell'incubo che senza dubbio ci attende. È ancora possibile che la leadership del Partito Democratico si ricomponga e cambi rotta. Ma anche se lo facessero, il fatto che ci sia voluto così tanto tempo dimostra quanto sia pericoloso dipendere da loro, o da qualsiasi altro politico. Un concorso pubblico per la scelta di un candidato che sostituisca Biden, come proposto da alcuni dei democratici più accorti, potrebbe rivitalizzare il partito, richiamando alcuni fra coloro che se ne sono allontanati. Non sarebbe una buona notizia.

Risistemare le sedie a sdraio del Titanic di certo non ne impedirà l'affondamento, neanche se ci fosse un numero sempre maggiore di passeggeri entusiasti di partecipare a tale operazione. In attesa di un vero e proprio fascismo, o di un rinnovamento del riformismo democratico, dobbiamo considerare questa situazione come una finestra di opportunità, come un momento di insegnamento. È assai probabile che, a prescindere da ciò che i democratici faranno nei prossimi quattro mesi, Donald Trump vinca le elezioni. Allora tutte le istituzioni su cui i centristi contavano per proteggersi - la politica elettorale, il sistema giudiziario, la polizia, l'inclinazione dei cittadini comuni a rispettare la legge e a identificarsi con le autorità - diventeranno tutte armi nelle mani dei loro nemici. Naturalmente, molti di noi vivono già queste istituzioni come avversari. I sostenitori di Biden dovranno chiedersi se sono disposti a lavorare al nostro fianco contro di loro o se, in realtà, preferiscono il fascismo alla libertà. Negli ultimi vent'anni, è stato più facile bruciare le stazioni di polizia e rovesciare i governi piuttosto che ottenere delle modeste riforme. Questo dovrebbe essere istruttivo. Se c'è speranza di un qualche vero cambiamento, questa non proverrà dal pragmatismo, né dagli sforzi per ottenere dei miglioramenti incrementali. «La via conosciuta è un vicolo cieco», come disse una volta Eraclito. Quando nel 2016 Trump è salito al potere, un numero relativamente piccolo di anarchici si è immediatamente attivato per dimostrare il tipo di tattica con cui i movimenti di base possono impegnarsi in una resistenza decentralizzata. Quelle che erano poche centinaia di persone il primo giorno dell'amministrazione Trump sono diventate milioni nel maggio 2020. In vista di un altro periodo tumultuoso, dovremmo pensare a quali sono le nostre proposte strategiche oggi, a come queste potranno rivolgersi e dare potere ai milioni di persone che saranno costrette a cercare soluzioni al di fuori della politica elettorale, che lo vogliano o meno. I centristi non meritano di rimanere al potere e noi non meritiamo di vivere sotto il fascismo. Sta a noi tracciare una rotta per allontanarci da entrambi.

Dal CrimethInc. Collective (07/11/2024) - fonte: Autonomies -

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