Guerra Civile in Catalogna?
- E così, dopo quasi un decennio di crisi, la politica-economica della Spagna si è arresa. -
- di Jehu -
1. Si scatena il caos: i legislatori separatisti catalani votano la mozione che proclama una nuova repubblica indipendente di Spagna, mentre l'opposizione boicotta il voto. La reazione di Madrid è tanto prevedibile quanto noiosa. Il governo spagnolo si è mosso per imporre, a partire da venerdì, regole dirette sulla Catalogna, privando la regione della sua autonomia, meno di un'ora dopo che il suo parlamento ha dichiarato l'indipendenza con un sorprendente show di sfida a Madrid. Due stati nazionali, dove prima ce n'era uno solo, si trovano ad essere ora fianco a fianco ed in conflitto. Adesso, rispetto all'unico Stato precedente, ciascuno Stato è più debole ed è meno in grado di affermare la propria sovranità di fronte al mercato mondiale.
Rajoy annuncia che la Spagna ristabilirà la sua sovranità sulla Catalogna. Ha deciso di passare alla storia come il più stupido politico europeo del XXI secolo.
2. A livello internazionale, la reazione è stata immediata e pressoché unanime: le regioni separatiste degli Stati membri dell'Unione Europea non avranno voce né nell'EU né sulla scena mondiale. Le implicazioni della dichiarazione di Tusk sono importanti e richiedono di essere precisate. La Catalogna non si sta sbarazzando solamente della Spagna; in realtà si sta sbarazzando del riconoscimento istituzionale all'interno dell'Unione Europea che gli potrebbe garantire di essere riconosciuta come una nazione indipendente. Per quel che riguarda l'Unione Europea, in Catalogna non c'è nessuno Stato. Anche gli Stati Uniti si rifiutano di riconoscere che ora in Catalogna esista uno Stato.
Come fa questo ad essere un male per chi è anti-Stato?
Nessuno riconosce l'esistenza di uno Stato in Catalogna. Forse, non bisognerebbe fare di questo una realtà? Se due delle tre più grandi economie del pianeta dicono che in Catalogna lo Stato è stato abolito, chi siamo noi per poterlo negare?
3. Ciò è come dire che dovremmo smettere di focalizzarci sulla secessione della Catalogna. E dovremmo invece focalizzarci su quello che ha maggior rilevanza: sul fatto che la Spagna sa implodendo.
Stesso evento, prospettive differenti. Ci sono troppe persone che pensano che la Catalogna avesse delle ragioni legittime per secedere o per promuovere una politica più progressista, ma questo non è vero. Quel che qui è importante è che la Spagna, dopo otto anni di crisi, si sta separando e dopo ci saranno altri paesi che seguiranno un simile esempio.
Come può un diritto ampiamente riconosciuto - quale quello all'auto-determinazione - essere riformulato sotto forma di proibizione contro la secessione, da parte di uno Stato esistente, se non per un motivo che non sia quello di una rivendicazione nazionalista?
« Se sei una nazione, nella tua regione puoi lasciare solo lo Stato borghese, diversamente devi sopportare qualsiasi politica che Rajoy impone alla società seguendo gli ordini delle banche dell'Unione Europea. » (I radicali stupidi).
Infatti, il mercato unico dell'Unione Europea continua a fare incessantemente a pezzi tutte le politiche economiche nazionali. Le sinistre, semplicemente non vogliono riconoscere quale sia il ruolo storicamente progressivo che il capitale sta giocando inconsciamente, facendo il nostro lavoro al posto nostro. Se il proletariato non mette fine allo Stato nazionale spagnolo, sarà il capitale a farlo, e lo farà nel peggiore dei modi possibili.
4. A proposito di Sinistra, dove sono ora i sindacati che chiedono di fermare il lavoro per impedire che Madrid reagisca alla Catalogna? La dichiarazione che segue - resa dai sindacati in Spagna - spiega come essi si considerino degli spettatori per quel che attiene la lotta nelle strade:
« La crisi catalana può essere l'estremo limite di un modello di Stato morente. Se questo cambiamento opererà in un senso o nell'altro, la cosa dipenderà dalla nostra capacità, in quanto classe, di spingere il processo nella direzione opposta alla repressione e alla crescita del nazionalismo. Noi speriamo che il risultato finale possa essere più libertà e diritti, e non il contrario. Questo è il rischio concreto.»
Questo è probabilmente il passaggio più forte di una dichiarazione che altrove risulta essere indecisa e fiacca. La domanda che pongo alla CGT, a Solidaridad Obrera e alla CNT è semplice: visto che a Madrid il vostro nemico di classe ora sta combattendo contro il vostro nemico di classe a Barcellona. Cosa avete intenzione di fare? Mi rendo conto che non vi schierate con una delle due bande di sfruttatori, ma avete un qualche fottuto scopo nella vita che non sia quello di emettere delle ipocrite dichiarazioni che sconfinano nella neutralità?
Forse i sindacati dovrebbero realizzare che Madrid e Barcellona stanno combattendo soltanto per decidere chi controllerà la loro forza lavoro. La classe operaia non sono degli spettatori. Essi sono le vittime derubate, stese per terra nella strada, per i cui portafogli i due banditi stanno combattendo. Ora è il momento di dare fastidio alla dittatura fascista a Madrid, mentre è concentrata nel cercare di schiacciare l'auto-determinazione in Catalogna. Questa, per la classe operaia è una di quelle rare, se non uniche, opportunità per mettere il suo timbro sulla storia, ma a quanto pare sembra che i radicali non abbiano lo stomaco per farlo.
- Jehu - Pubblicato il 27 ottobre 2017 su The Real Movement -
fonte: The Real Movement
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