martedì 2 maggio 2017

Cani sciolti

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Dieter Thomä, "Puer robustus: Eine Philosophie des Störenfrieds" - Suhrkamp, Berlin, pagg.715, 36 euro

 

Elogio del guastafeste
- di Francesca Rigotti -

Se questo libro fosse una persona - scrive nell'introduzione il suo autore, Dieter Thomä - vi batterebbero due cuori: un trattato filosofico e una storia avventurosa. Ovviamente, una persona non è, ma almeno è un libro di filosofia politica, pieno di concetti e di note, cosa oggi rara e preziosa, anzi è un trattato vero e proprio, che svolge metodicamente la sua materia in settecento pagine di cui duecento di bibliografia e note, esponendone principi e regole. Materia che consoste nell'analisi di una figura attiva per tre secoli nella teoria e nella filosofia politiche e oggi dimenticata: il disturbatore della pace (in tedesco Störenfried), il guastafeste, il puer robustus.

Esso esce direttamente da un'ode del poeta latino Orazio, la III.2, dove si parla di un giovane soldato che non nasce robustus ma lo diventa con la dura disciplina militare, acri militia (è quello cui viene fatto credere che dulce et decorum est pro patria mori). Esso viene riproposto da Thomas Hobbes nella seconda edizione del De cive, del 1647, e la vita che qui gli si apre sarà fortunata, el lunga. Nel 1957, nella Cina di Mao, il leader studentesco Tan Tianrong propose su un giornale murale una citazione di Eraclito: «Il governo dello stato deve essere trasferito a giovani imberbi», firmandosi puer robustus sed malitiosus. Così come il 1° gennaio 1949 Palmiro Togliatti pubblicò sull'«Unità» una missiva in cui paragonava il Partito Comunista a un puer robustus et malitiosus, giovane, forte e astuto, che lotta contro il nemico per la difesa del pane, della libertà e della pace, e per la conquista del futuro.

Maleducato e impunito, ma anche osannato e festeggiato, chi è questo guastafeste disturbatore dell'ordine, che non sa né dove è oggi né chi sarà domani? Di sicuro è un essere della soglia, sostiene Thomä, contrapponendosi alla teoria dell'homo sacer di Agamben, e interessandosi, diversamente da questi, non soltanto di confini ma anche di transiti e di passaggi. Attraverso la riscoperta, l'attualizzazione e il giudizio sul puer robustus Thomä cerca di rispondere alla domanda centrale della filosofia politica: come e perché si stabilisce un ordine sociale nel quale le persone stanno insieme, come lo si legittima, come viene criticato o attaccato, e come si trasforma? E lo fa esaminando questa figura della soglia che agisce ai margini del potere determinando in gran parte le trasformazioni politiche della modernità.

Se Hobbes è il padre moderno del puer robustus (forte come la quercia, robus, rovere), sorta di bambino mal cresciuto, pericoloso per lo stato pacifico della società in quanto incapace di usare la ragione - molti sono i suoi padrini: Rousseau, che vede nel disturbatore della pace un alleato e ambasciatore del nuovo ordine nel quale il selvaggio diventa cittadino; Helvétius, per il quale il malvagio è un bambino forte; ma soprattutto Diderot, che mette in scena la figura del puer robustus nel Nipote di Rameau del 1762, quello strano dialogo satirico fra «lui» e «me», tanto amato da Foucault, ove si sottolinea il fatto innegabile che alla politica appartengono sia le istituzioni sia la ribellione. I padrini continuano con Schiller, il cui Wilhelm Tell è quel disturbatore della pace che porta il nuovo ordine politico nella sua bisaccia; con Victor Hugo, col suo puer robustus insieme vittima ed eroe, Quasimodo, e il suo alter ego, Gavroche, il ragazzo delle barricate lacero e selvaggio eppure salvatore. Padrini sono Wagner di Sigfrido, Freud di Edipo, Marx ed Engels del fanciullo collettivo, il proletariato, ma l'elenco continua don figli e nipoti disturbatori di Walter Lippmann, Thomas Mann, Hans Kelsen, Carl Schmitt, Leo Strauss, Ma Horkheimer. Una storia maschile in una cultutra di maschi, che Thomä riconosce, gliene sia reso merito, in quanto tale; qui non compaiono puellae più o meno robustae perché di donne proprio non ce ne sono ma almeno questo debito viene riconosciuto e denunciato a chiare lettere da Thomä, che enuncia molte altre critiche e prese di posizione chiare ed esplicite pronunciandole in prima persona, non nel linguaggio oggettivo e asettico delle scienze esatte.

Se si segue dunque nei secoli il puer robustus ci si sente insomma un po' come uno zio premuroso che guarda con preoccupazione il suo protetto mentre si immerge nel tumulto della storia. Se agli inizi questo era un individualista che se ne andava per conto suo fra cattiveria e bontà, poesia e leggerezza, violenza e genio, in seguito assolverà altri ruoli: pioniere americano, proletario, Sigfrido, Edipo, Tell. Il disturbatore della pace rientra in un gioco in cui vengono introdotte regole sempre nuove, fino all'ingresso nel campi di forza di nazionalsocialismo e comunismo e, ai nostri giorni, di democrazia, fondamentalismo e populismo. La sua azione di disturbo - non di distruzione però - è importante e desiderabile, anzi essenziale per smuovere l'immobilismo e determinare la trasformazione storica con fantasia sociale e immaginazione politica.

- Francesca Rigotti - Pubblicato su Il sole/cultura dell'8 gennaio 2017 -

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