«Nel romanzo in quanto genere, il complotto ha sostituito la nozione tragica di destino: alcune forze invisibili definiscono il mondo sociale e il soggetto, che non le comprende, è un loro strumento. Il romanzo ha fatto entrare la politica nella finzione sotto forma di complotto. La differenza tra tragedia e romanzo sembra essere legata a una ridefinizione del concetto di fatalità: il destino viene vissuto sotto forma di complotto. Non sono più gli dei a decidere la sorte, quanto piuttosto forze oscure che architettano macchinazioni che definiscono il funzionamento segreto della realtà. Gli oracoli hanno cambiato luogo; è la classica trama dell’informazione, le versioni e controversie della vita pubblica, il luogo visibile e denso dove il soggetto legge quotidianamente la cifra di un destino che non riesce a comprendere.»
da: Ricardo Piglia, "Romanzo e complotto" (2006)
- Pubblicato su «Nuova Prosa 46. America Latina dalle derive del realismo magico alla realtà del romanzo. Inediti, testimonianze, saggi» 2017 -
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