Si odono dappertutto appelli al governo tedesco per salvare la Deutsche Bank.
Ma dal momento che si sa che l'ultimo crollo è stato provocato dall'esigenza di un "accordo pre-giudiziaro" con gli Stati Uniti (sotto la minaccia di un ammenda giudiziaria superiore) di 14 miliardi di dollari, mentre la banca vale già meno di 17 miliardi (il deprezzamento di questi ultimi due giorni ha portato il suo valore al di sotto dei 14 miliardi), e al fine di evitare i costi degli intermediari bancari ed amministrativi, i contribuenti tedeschi forse preferirebbero pagare il riscatto direttamente allo zio Sam.
Di certo questo sarebbe una misera cosa in confronto alle perdite che derivebbero dalle sanzioni saudite nei confronti degli Stati Uniti, vale a dire mettere brutalmente sul mercato tutte le obbligazioni statunitensi possedute dall'Arabia al fine di far crollare il dollaro. E qualunque sia il sacrificio che questo rappresenterebbe per i tedeschi, 14 miliardi di dollari non arriveranno mai a rappresentare altro che non siano quattro giorni di stampa monetaria (e di emissione di debito) da parte degli Stati Uniti.
Quindi, se questi ultimi non fossero veramente interessanti a questa somma, per loro ridicola (l'1% della loro emissione monetaria annuale), bensì alla necessità di distogliere l'attenzione dalla minaccia saudita, e soprattutto a minare ogni bene-rifugio alternativo al dollaro per il grande capitale apolide, l'aggressione finirebbe in realtà per essere rivolta, al di là della Deutsche Bank, contro la moneta comune europea, e allora il sanguinamento dei tedeschi non sarebbe altro che il preludio ad un ben più ampio massacro degli Europei.
In tal caso il governo tedesco ed i suoi partner dovrebbero fare cose più importanti che pagare dei riscatti, a cominciare da una tribuna mediatica infarcita di verità economiche, monetarie ed aritmetiche.
Possiamo augurare ai tedeschi una buona festa dell'Unità della Germania, raccomandando loro di andare oggi a ritirare un po' di liquido in previsione del dopo-sbornia di martedì mattina. E rivolgere un pensiero compassionevole agli svizzeri il cui governo ha capitolato proprio dopo il "Digiuno Ginevrino", una settimana prima della scadenza dell'ultimatum ricevuto il 31 agosto 2011.
fonte: Stratediplo
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