martedì 5 novembre 2013

ricchi e poveri

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« Più di dieci milioni di francesi, oggi vivono al di sotto della soglia di povertà. Questa viene definita molto precisamente. Ma non esiste affatto una "soglia di ricchezza" ».
Monique Pinçon-Charlot - che ha rilasciato questa dichiarazione nel corso di un'intervista a Basta! - è l'autrice, insieme a Michel Pinçon del libro "La violence des riches" (che può essere letto per intero, in francese, sul sito dell'editore Zone). Quella che segue, preceduta dalla bella citazione di Paul Nizan, è la traduzione dell'incipit della prefazione.

"La borghesia ... che lavora per sé stessa, che sfrutta per sé stessa, che massacra per sé stessa, ha bisogno di far credere che lavora, che sfrutta, che massacra per il bene supremo dell'umanità. Deve far credere di essere giusta. Ed essa stessa ci deve credere. Il signor Michelin deve far credere che fabbrica degli pneumatici solo per dare lavoro a degli operai che senza di lui morirebbero".
- Paul Nizan - I cani da guardia - 1932 -

Che cos'è la violenza? Non è solamente quella dei un cazzotto ben assestato o quella delle coltellate nel corso di una qualche aggressione fisica diretta, ma è anche quella che si traduce nella povertà degli uni e nella ricchezza degli altri. Quella che permette la distribuzione dei dividendi, mentre nello stesso tempo licenzia coloro che quei dividendi hanno prodotto. Quella che autorizza le remunerazioni faraoniche in milioni di euro mentre l'adeguamento del salario minimo si conteggia in centesimi. Mobilitati a tempo pieno, e su tutti i fronti, i ricchi si muovono vestiti della loro tuta mimetica - giacca, cravatta e buone maniere - sopra il palcoscenico, mentre praticano la regola d'oro dello sfruttamento senza vergogna dei più deboli, dietro le quinte. Tale violenza sociale, che si realizza attraverso una violenza sulle menti, tiene in soggezione i più umili: con il rispetto del potere, del sapere, dell'eleganza, della cultura, delle relazione tra le persone del "bel" e del "gran" mondo. L'accaparramento di una gran parte delle ricchezze prodotte dal lavoro, nell'economia reale, viene riciclata nei circuiti mafiosi della finanza incancrenita. I ricchi sono i mandanti ed i beneficiari di questa violenza, dall'apparenza scientifica ed inarrestabile, che confisca i frutti del lavoro.
Seguendo le cronache della guerra sociale in corso, andremo ad osservare i volti dei veri teppisti, appoggiandoci ai fatti concreti, alle descrizioni dei luoghi e dei fatti, per mezzo dell'analisi dei meccanismi di questa violenza insidiosa proveniente dall'alto.
La crisi è quella delle vite spezzate, amputate di qualsiasi progetto di avvenire, in questo immenso massacro sociale cui i dirigenti politici della destra e della sinistra liberale si sono associati.

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