La storia della guerriglia rivoluzionaria nell'Europa dell'ovest rimane tuttora oggetto di una vera e propria rimozione. Le cause di tale amnesia risiedono, in gradi diversi secondo il paese, in un quadro giuridico oppressivo che limita il diritto agli ex-militanti di esprimersi sul loro passato rivoluzionario (in Francia, bisogna "astenersi da ogni intervento pubblico in relazione ai reati commessi") e proibisce di mettere in discussione la storiografia "ufficiale" (in Germania, chiunque affermi che i prigionieri della R.A.F., detenuti a Stammheim, sono stati "suicidati" può essere perseguito e condannato, per "offesa allo Stato", o per "propaganda in favore di un'organizzazione terroristica"); ma anche (in Italia, con la legge sulla "dissociazione") per mezzo della concessione di sconti di pena a quei prigionieri politici che neghino pubblicamente il loro coinvolgimento nella "violenza armata".
Tali forme insidiose di stato d'eccezione lasciano altresì ai giornalisti - specialisti e storici anti-rivoluzionari (sia capitalisti che comunisti) - la più grande libertà d'espressione,negata agli altri, ed uno spazio pubblico egemonico (in senso gramsciano) per l'elaborazione, la produzione storiografica e memoriale (ed emozionale) di un passato conforme all'ideologia dominante. Questa sorta di "igienizzazione", o ipertrofia storiografica, completa i dispositivi giudiziari che permettono di accanirsi, letteralmente, contro gli ex-militanti divenuti oggi degli inoffensivi cittadini. Con l'estradizione, per esempio, o con la minaccia di continuare a tenerli in prigione per decenni (Jean-Marc Rouillan, Georges Ibrahim Abdallah, etc.). Inoltre (il "caso Tarnac" lo dimostra chiaramente), la preoccupazione dei governi di vedere nascere, dalle ceneri politico-ideologiche di ieri, dei gruppi radicali, dal momento « che le persone si radicalizzano di fronte all'evidente scandalo rappresentato dall'ordine presente delle cose », per dirla con Agamben. Se gli ex-membri di Action Directe si sono molto limitati nella loro libertà d'espressione sul proprio passato rivoluzionario, la situazione in Belgio è differente- La giustizia è un po' più permissiva per gli ex-militanti delle Cellules Communistes Combattantes, che si sono rifiutati, non solo di pentirsi, ma hanno rifiutato anche tutte le condizioni politiche poste per il loro rilascio. Si sono così guadagnati un prolungamento della loro detenzione, insieme alla possibilità di poter liberamente parlare della loro esperienza. Il testo di riferimento per tutto quel che concerne le loro motivazioni politiche ed ideologiche, "La freccia ed il bersaglio", può essere letto sul loro sito.
Invece, sul sito Laboratoire Urbanisme Insurrectionnel, da cui è tratta questa breve introduzione, si può leggere un'intervista a Bertrand Sassoye, membro fondatore dell'organizzazione armata belga, centrata sui temi propri al sito dell'urbanismo e della guerriglia urbana.
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
sabato 2 novembre 2013
La freccia e il bersaglio
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