L'inizio della fine del diritto di eredità - quello contro cui si scagliava Bakunin, ritenendolo, a ragione, la prima causa di tutte le disuguaglianze - e tutto grazie a Internet, a quanto pare. E' cominciato con la musica e con i testi scritti, dischi e libri. La domanda che è emersa pone la questione sul perché mai si dovrebbe possedere tutto quello che si utilizza.
E' finita l'epoca in cui si passava la vita a frugare i negozi di vinile, per poi disporre su degli scaffali, e classificare ossessivamente, il frutto della propria ricerca, creando così un patrimonio considerevole, e pesante (chi ha traslocato la propria collezione di LP, sa quanto!).
Oggi è tutto diverso. Il collezionista ossessivo compra con un click dentro negozi virtuali. Opere rare, novità, compilation. Ma, oggi, in questo caso, che fine fa il desiderio di trascendenza? Il desiderio di lasciare il proprio tesoro ad un erede, oppure, perché no, ad una fondazione che porti il suo nome? A questo punto, è bene sapere che se l'acquisto è stato effettuato su un "Apple Store", la collezione morirà con lui. E lo stesso accadrà per la biblioteca faticosamente costituita su Amazon. Insomma, non si è affatto proprietari di un bene, bensì utenti di un servizio.
E' la regola, notificata, per mezzo delle minuscole condizioni legali che vengono accettate da chi compra nel mondo oscuro della rete.
Così, ha fatto scalpore la notizia che l'attore Bruce Willis ha deciso di perseguire legalmente Apple, dopo avere appreso che non avrebbe potuto lasciare a suoi tre figli la collezione musicale per cui ha speso una fortuna.
Apple, da parte sua, per bocca del responsabile della comunicazione, Paco Lara, non dà alcuna spiegazione: "Noi non abbiamo degli specialisti che possano intervenire su queste questioni. Non commentiamo questo tipo di disposizioni. Non abbiamo alcun commento da fare."
Come del resto fa Amazon, che si limita - come risposta - a riportare uno dei paragrafi delle sue condizioni generali di utilizzo. Ma non una parola sui motivi per cui vengono applicate simili condizioni. Nessuno è a conoscenza di cosa accadrebbe alla nostra "biblioteca" nel caso in cui andassero distrutti i server che forniscono il servizio.
La musica e i libri acquistati appartengono all'account dell'utente che li ha scaricati dalla rete, e devono rimanere associati a tale identità. Amazon autorizza il prestito dei titoli acquistati per mezzo di un Kindle, però, nel periodo in cui sono disponibili ad un terzo, spariscono dal terminale del proprietario. Una biblioteca, fra l'altro, cui l'azienda ha un inquietante diritto di accesso! Così, nel giugno del 2009, è successo che, dopo che Amazon per errore aveva venduto due edizioni ("1984" e "La fattoria degli Animali" di George Orwell) pubblicate da un editore che non aveva i diritti per diffonderli in Europa; be', Amazon è entrata nei terminali dei suoi clienti, ha eliminato i libri in questione, ed ha riaccreditato il denaro sul conto. Come se l'editore entrasse a casa vostra, nottetempo, si prendesse un paio di libri da una libreria e vi lasciasse in cambio un assegno!
Ah, dimenticavo, Amazon si è scusata!
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
mercoledì 17 ottobre 2012
eredità
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1 commento:
Sono d'accordo ancora una volta con Bakunin che certamente non feceva riferimento a dischi e libri, ma alla proprietà in generale. Gianni
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