sabato 26 ottobre 2024

Il Secolo del Barone di Münchhausen

Denaro senza valore !!

«(…) ... dopo tutto, la bolla immobiliare non è altro che un aspetto di una problematica assai più ampia e generale, che poi è quella dell'economia capitalista del deficit globale; così come essa si è formata a partire dal dilemma costituito dall'insufficiente creazione di sostanza di valore, e a causa dell'aumento storico sia dei pre-costi che della riduzione della domanda regolare. Quello che, a livello di economia interna, si è manifestato come il nesso tra la bolla immobiliare e l'attività di costruzione edilizia, ora si sta manifestando, sul mercato mondiale, sotto forma di circuiti transnazionali del deficit tra i vari paesi e regioni del globo. Senza poter affrontare nei dettagli tale piano in questa sede (compito che deve essere riservato a un'analisi specifica dei movimenti del mercato mondiale a partire dalla Seconda Guerra Mondiale), è possibile affermare che, principalmente, si tratta del circuito deficitario del Pacifico tra l'Asia (soprattutto la Cina) e gli Stati Uniti, nonché del circuito deficitario europeo tra la Repubblica Federale Tedesca e il resto dell' Unione Europea, o meglio della Zona euro. In entrambi i casi, i famigerati “squilibri” - che si fanno beffe di tutti i libri di testo e che sono stati accumulati per lunghi periodi di tempo - includono, da una parte il finanziamento in deficit dei consumi, e dall'altra quello della produzione; deficit, che alla fine però non può più essere onorato, e quindi si riflette nei flussi unilaterali di esportazioni e importazioni.

Ora, in questo caso, l'impresa - degna del barone di Münchhausen - consiste nel fatto che alcuni finanziano la loro produzione in eccesso attraverso i debiti di altri, mentre, allo stesso tempo, acquistano i prodotti della controparte, e per farlo, utilizzano i medesimi debiti. Insomma, si finanziano a vicenda, senza che però, in realtà, nessuno dei due abbia un centesimo reale. Naturalmente, tutto questo funziona solamente fino a che il denaro contabilizzato e privo di sostanza - nella forma dei titoli di debito – e finché non verrà reclamato nella sua forma di mezzo di memorizzazione di valore. Così, proprio allo stesso modo in cui la bolla immobiliare ha generato una produzione di plusvalore apparentemente reale nell'industria delle costruzioni, verdiamo che anche i circuiti del deficit generano una produzione di plusvalore apparentemente reale nelle industrie di esportazione dei Paesi in surplus.

E  ancora una volta, il pensiero positivista prende sul serio questa mega-illusione. Tutti i discorsi fatti sull'ascesa dei cosiddetti Paesi emergenti, o sulla Cina come presunta nuova potenza mondiale, sul “secolo del Pacifico”, ecc., alla fine, sono tutti dovuti esclusivamente a questo errore di quella che è una percezione altrettanto deficitaria di quanto lo sia il suo oggetto. Così, esattamente allo stesso modo in cui la mobilitazione della forza lavoro nelle industrie edilizie - ad esempio negli Stati Uniti, in Spagna e in altri paesi - alimentata da dei buchi neri di non-valore, è svanita insieme all'improvvisa svalutazione di quella stessa forza lavoro e dei suoi mezzi di produzione, e anche dei suoi prodotti, ecco che sarà proprio quella stessa svalutazione che inevitabilmente finirà per affliggere tutti gli enormi settori di esportazione dei paesi in eccedenza.

Se il credito keynesiano, contratto dallo Stato, si era già coperto di vergogna, molto meno poteva farlo la presunta prosperità neoliberista, alimentata com’era dal debito e dalle bolle finanziarie transnazionali. In pratica, il programma neoliberale di deregolamentazione si è tradotto in un keynesianesimo dei mercati finanziari su scala globale, e lo ha fatto nella misura in cui, ora, quello stesso futuro consumo capitalistico è stato semplicemente "spostato" verso un ordine di grandezza maggiore; da quello dello Stato a quello del finanziamento, calcolato sulla base dei crediti e delle bolle del capitale individuale, e anche dei consumatori. Quello che sta succedendo, più o meno, è come se un'officina transnazionale di falsari avesse distribuito una massa gigantesca di banconote false ai diversi soggetti economici di tutto il mondo, i quali poi - sulla base dello standard di produttività raggiunto (che in realtà non era più consentito) - hanno iniziato a produrre e a consumare selvaggiamente, come se non ci fosse un domani (cosa che, per questo genere di vita, è davvero così). La valanga di svalutazioni che a partire dall'autunno del 2008 si è abbattuta sull'economia mondiale, non ha più rappresentato solo un grave avvertimento per l'economia in deficit, ma piuttosto l'inizio della sua fine e, insieme a essa, il segno che il limite interno assoluto del capitale era stato ormai così raggiunto.

Se poteva essere ancora possibile arrestare temporaneamente il precipitare di questa valanga, ciò poteva essere fatto solo al prezzo di un ritorno a quell'economia statale in deficit che, qualche decennio prima, era già fallita una volta; con l'unica differenza che ora la portata del problema è molto più grande. La crisi del debito sovrano - non più solo nella periferia, ma nei centri capitalistici, negli Stati Uniti e ora soprattutto nell'UE, o meglio nell'Eurozona - dimostra che l'intero sistema monetario mondiale si trova sull'orlo del collasso. Infatti, negli anni di crisi, successivi al fallimento di Lehman Brothers, le banche centrali emittenti si sono liberate da ogni inibizione. Hanno inondato l'economia con del denaro privo di ogni sostanza, ricevendo in cambio, come "garanzia", dei certificati spazzatura; così facendo, hanno acquistato in massa dei titoli di Stato, senza mai preoccuparsi di dirottarli attraverso il sistema bancario e gli investitori privati, e diventando così la discarica finale per tutti quei crediti putridi, del valore di molte migliaia di miliardi di unità monetarie. I pacchetti di salvataggio e i programmi di ripresa economica avviati con l'aiuto delle banche emittenti, hanno già raggiunto e superato l'ordine di grandezza delle economie di guerra.

Non appena scadranno le garanzie che sono ancora confinate alla carta su cui sono scritte, e non appena le banche emittenti - con le loro emissioni, al di là della presunta salvezza dei mercati finanziari e della raccolta di crediti inesigibili - finanzieranno la produzione direttamente dal nulla, così come la domanda (cosa che avevano già cominciato a fare), non solo ricomincerà la svalorizzazione (temporaneamente congelata per quel che riguarda tutte le componenti del capitale) continuerà, ma anche la svalutazione del denaro - in quanto mezzo come fine in sé - assumerà una qualità completamente nuova. Il keynesismo dei mercati finanziari, che aveva già accumulato un enorme potenziale inflazionistico, il quale ha cominciato a manifestarsi nel 2008, ma a cui, per il momento, è stato risparmiato lo shock della svalutazione del capitale monetario. Ora, in maniera classica, è di nuovo lo Stato quello che si prepara a portare a termine l'inflazione secolare. Così, nell'economia globalizzata, l'inflazione dei rispettivi mezzi monetari può anche passare – o peggiorare – attraverso la brusca caduta del valore esterno della moneta, o attraverso la svalutazione delle riserve valutarie dei paesi in surplus (la Cina è il caso più grave). …»

- Robert Kurz - da "Denaro senza Valore" - pagg.307-309 - 2012

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