«L’Atalante», dietro al film cult di Vigo i consigli di Simenon
- Le location francesi suggerite dallo scrittore -
di Giuseppina Manin
«Mio caro Vigo, cerco di rispondere alla vostra domanda. Ma non è facile...». La domanda del più leggendario dei cineasti, Jean Vigo, al più leggendario dei romanzieri, Georges Simenon, era su come orientarsi nel dedalo dei canali francesi per scegliere i più adatti al film che aveva in mente, L’Atalante, il suo capolavoro non riconosciuto in vita ma destinato a diventare l’emblema stesso del cinema. Deciso a partire al più presto con le riprese, impedito dalla salute malferma a esplorare di persona quel tortuoso mondo di acque, Vigo si rivolse a Simenon come «uomo di esperienza» di quelle vie liquide, sfondo delle indagini di Maigret e di tanti romanzi, da lui percorse a lungo a bordo del suo battello, l’Ostrogoth, annotandone caratteristiche, dettagli, sfumature.
E «Sim», forse lusingato, non esitò a prendere carta e penna. La lettera affiora ora in occasione dell’uscita dell’opera completa di Vigo in dvd e Blu-ray nel nuovo restauro del laboratorio l’Immagine ritrovata di Bologna e L’Image Retrouvée di Parigi. Che oltre a L’Atalante, comprende gli altri tre titoli di quel regista eversivo, morto neanche a 30 anni, Á propos de Nice, La natation par Jean Taris e Zéro de conduite.
«Uscita dagli Archivi Simenon, la lettera rivela l’affinità di sguardo tra lo scrittore belga e Vigo — spiega Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna —. L’attenzione di Simenon per gli ultimi, gli esclusi, è la stessa di Vigo. Ed è noto che “Sim” attingeva ai suoi personaggi spingendosi là dove poteva trovarli, tra i canali intorno a Parigi o sparsi nella campagna».
Senza esitare, Simenon svela al giovane regista lo spirito dei canali, il potere evocativo di atmosfere diverse. «Per esempio — scrive — per un quadro molto sinistro sono ideali quelli dalle parti di Epernay, tra nebbie e barconi. Vicino a Parigi, nel canale della Marne, troverete una cornice più ridente, la chiusa è bella e il bistrot pittoresco. Per paesaggi terribili bisogna andare lungo la Sambre, mentre il Canal di Midi è il luogo della gioia di vivere, con la gente che si appisola tra il fiume e botti di vino».
Vigo tiene conto delle dritte. Due mesi dopo la lettera, novembre 1933, il viaggio dell’Atalante prende il via da Conflans-Saint Honorine, a nord ovest di Parigi, per poi risalire il canale Saint Denis fino alla Villette, vicino agli Stabilimenti Gaumont dove si gireranno gli interni. L’inverno non aiuta. Gelo, neve, pioggia mettono a dura prova le riprese. «Il torso tatuato del marinaio Michel Simon, i piedi nudi sul ghiaccio della delicata Dita Parlo, il tuffo nel gelido canale Saint-Martin di Jean Dasté alla ricerca disperata dell’amata scomparsa, fanno parte delle sfide folli del film», spiega Farinelli.
Ma proprio quell’inabissarsi temerario a occhi spalancati, quella visione fantasmatica della donna in abito da sposa sorridente nelle acque opache, hanno reso la scena un cult del grande schermo. Scelta da Enrico Ghezzi come sigla di Fuori Orario, accompagnata dalla struggente Because the Night di Patti Smith.
Eppure, quella straordinaria storia d’amore e desiderio, al suo esordio non fu capita. La tiepida accoglienza alla prima determinò il massacro del film. Che rimesso nelle sale con un nuovo titolo, Le chaland qui passe, sarà di nuovo flop. Distrutto dalla tubercolosi, Vigo se ne andrà pochi giorni dopo, il 5 ottobre del ‘34. Ma L’Atalante non morrà con Vigo. E dopo 84 anni torna quell’omaggio alla vita breve e alla libertà visionaria del suo autore.
- Giuseppina Manin - Pubblicato sul Corriere del 27/1/2018 -
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