Il tema del confronto fra lo scrittore maturo e il giovane scrittore, oppure anche il tema del confronto del medesimo scrittore in due sue diverse versioni della propria vita. Il periodo che Paul Auster chiama «dalla mano alla bocca» - vivendo con poco, incerto per quel che riguarda il futuro. Vi è quasi un senso di colpa da parte dello scrittore maturo nel rivisitare questo periodo della vita e, dalla parte del lettore, una sorta di disappunto, di delusione, di fronte al successo a venire (la cupa visione del giovane scrittore di solito non regge, non dura).
I diari di Emilio Renzi/Ricardo Piglia, soprattutto il primo volume relativo agli "anni della formazione", sono pieni di situazioni che ampliano e commentano questa logica. Perciò, è fondamentale tenere in mente che i diari di Renzi sono delle rielaborazioni tardive di un Ricardo Piglia maturo, che ha avuto successo, ed è vicino alla morte.
Scrive Renzi il 24 marzo del 1967: «Guardo criticamente certe decisioni della mia vita che sono state prese in ragione del futuro della mia letteratura. Per esempio, vivere senza niente, senza proprietà, senza niente di materiale che mi leghi o che mi dia degli obblighi. Per me, scegliere vuol dire scartare, trascurare. Questo genere di vita definisce il mio stile, spoglio, veloce. Bisogna essere rapidi e sempre ponti ad abbandonare tutto e a scappare.»
Poi, il 29 marzo 1967 Renzi torna sul tema: «La paura mi attanaglia fin da quando ho lasciato l'università, subito dopo il Golpe di Ongania, e mi sono unito agli insegnanti che chiedevano l'esonero, precludendomi così la possibilità di avere un impiego stabile. Non ha molto senso ed è assurdo che io abbia paura per un futuro che estenda oltre i sei mesi. Posso vivere confidando in un'economia che mi garantisca alcuni mesi sicuri, non tutta la vita, ciò sarebbe ridicolo. Adesso ho già pronto il libro dei racconti ed ho messo da parte duecentomila pesos (come anticipo sulle vendite editoriali). Queste idee sono emerse perché ho speso 22.500 pesos in un cappotto italiano che ho comprato ieri.»
Ecco un enigma economico indagato da Marx che è anche una questione narrativa: non è possibile raccontare ogni astrazione sociale senza fare ricorso alla singola esperienza. In questo senso, è degno di nota che ciò che ha motivato il commento di Renzi/Piglia sia stato proprio un cappotto, cosa che riporta alla mente tutta la narrativa saggistica di Peter Stallybrass, che verte tutta intorno al "cappotto di Marx". Al contrario dell'esperienza di Auster, tuttavia, il confronto fra Piglia e la sua versione giovane e senza futuro (intrinseca ironia del dilemma: il diario viene scritto a partire da una fiducia di un futuro, di una lettura postuma) passa per la dittatura, passa per lo stato di eccezione, un marchio decisivo della letteratura del XX secolo in generale (da Nabokov a Imre Kertész).
Nessun commento:
Posta un commento