Nel suo libro, "Dall'Eternità a qui" (edizioni Adelphi), Sean M. Carroll discute sulla peculiare natura dell'universo così come viene vista secondo la prospettiva della Scuola di Copenaghen. Tale peculiare natura, può esere descritta per mezzo di quattro caratteristiche della materia, su scala quantica:
1 - La materia si comporta sia come una particella discreta che come un'onda meno discreta.
2 - La materia, ogni volta che si cerca di osservarla, vale a dire quando si interagisce con essa, cambia improvvisamente dal comportamento di onda a quello di particella
3 - Il passaggio istantaneo dal comportamento di onda a quello di particella è:
a) irriducibilmente casuale: vale a dire, possiamo prevedere il suo risultato finale, in anticipo, solo approssimativamente
b) irreversibile: vale a dire, non possiamo conoscere lo stato precedente della particella; la nostra interazione con una particella distrugge in maniera irrimediabile le informazioni relative al suo stato precedente.
4 - Nel momento in cui proviamo a misurare il processo, c'è un livello irriducibile di incertezza
Nella fisica classica, lo sviluppo di un processo può essere spiegato per mezzo di un insieme di regole basate sulle leggi fisiche di Newton; ma nel mondo naturale descritto dalla meccanica quantistica lo sviluppo di un processo appare essere governato da due insiemi di leggi fisiche del tutto differenti, che Carroll spiega così:
" 1. Quando non la guardiamo, una funzione di onda evolve in maniera uniforme e prevedibile. Il ruolo giocata dalla legge di Newton nella meccanica classica, nella meccanica quantistica viene rimpiazzato dall'equazione di Schrödinger, che opera in maniera del tutto analoga. Dato lo stato del sistema in un dato momento, noi possiamo usare l'equazione di Schrödinger per svilupparlo gradualmente in maniera affidabile nel futuro e nel passato. L'evoluzione conserva informazioni ed è completamente reversibile.
2. Quando la osserviamo, una funzione di onda collassa. Il collasso non è uniforme, o perfettamente prevedibile, e le informazioni non vengono conservate. L'ampiezza (al quadrato) associata ad ogni particolare risultato ci dice la probabilità secondo cui la funzione di onda collasserà nello stato che è interamente concentrato su quel risultato. Due diverse funzioni di onda, dopo un'osservazione, possono molto facilmente collassare esattamente nello stesso stato; tuttavia, il collasso della funzione di onda non è reversibile."
La "interpretazione di Copenaghen" della fisica quantistica ha proposto che una serie di regole si applica ad un processo solo fino al punto in cui noi lo osserviamo effettivamente, a quel punto il processo viene istantaneamente determinato da un altro insieme di regole. La transizione fra i due "stati" non è uniforme e comporta una significativa perdita di informazione critica di modo che così lo stato del processo precedente al collasso non può essere conosciuto. Inoltre, secondo Carroll, due processi completamente differenti (funzioni di onda), una volta osservati, possono collassare allo stesso stato.
A quale "stato" collasserà il processo è del tutto casuale, cosicché noi possiamo solo assegnare delle probabilità al risultato. Tuttavia, una volta che il processo cade in questo stato, tutte le osservazioni successive produrranno lo stesso risultato, finché non verranno toccate da altre forze.
Un'economia, due insiemi di regole
Abbastanza stranamente, nella teoria neoclassica, come nella meccanica quantistica, ci sono due insiemi completamente distinti e separati di regole che operano fianco a fianco: la teoria microeconomica e la teoria macroeconomica. Più o meno allo stesso modo in cui la meccanica quantistica assume l'esistenza di due insieme di regole che governano il mondo naturale, la teoria economica assume che due differenti insiemi di regole governino il comportamento dell'economia.
Tuttavia, c'è anche un'altra caratteristica ancora più interessante condivisa da meccanica quantistica e microeconomia: sia nell'equazione di Schrödinger che nella teoria microeconomica, il sistema si svolge in maniera costante e prevedibile. Singolarmente, attualmente l'equazione di Schrödinger non predice un collasso della forma onda. In maniera simile, la teoria microeconomica non predice le crisi capitalistiche di sovrapproduzione.
Secondo Wikipedia:
"Un processo fisico di misurazione può essere descritto in due modi distinti. Nel primo modo può essere descritto come un processo che avviene in un sistema isolato, per mezzo di un singolo stato quantico che rimane coerente ed obbedisce all'equazione di Schrödinger per tutto il processo. In tale descrizione non vi è alcuna riduzione della funzione di onda. Non espone un risultato definitivo, in quanto l'equazione di Schrödinger descrive solo l'ininterrotta e reversibile evoluzione delle probabilità."
Similmente, chiunque abbia familiarità con la teoria microeconomica saprà anche che essa non prevede alcun collasso o interruzione periodica dell'attività economica a causa della sovrapproduzione del capitale. Perciò, quando la Grande Depressione colpì, Keynes dovette avanzare una teoria del tutto diversa che accettava l'idea per cui l'economia avrebbe potuto cadere in uno stato permanente di stagnazione - era nata la teoria macroeconomica.
L'emergere dell'interpretazione di Copenaghen e della teoria macroeconomica è stata una coincidenza?
La questione sollevata dalla comparsa nella Fisica dell'interpretazione di Copenaghen, e la divisione dell'economia politica borghese in regole macro e micro, ed il fatto che le due cose siano emerse fianco a fianco nei loro rispetti campi, è solo una coincidenza? L'evidenza storica suggerisce di no.
Secondo E. Roy Weintraub, nel suo libro, "How Economics Became a Mathematical Science (Come l'economia divenne una scienza matematica)", alla fine del 19° secolo, in risposta alla teoria del valore-lavoro, ebbe corso una battaglia circa il modo di affrontare l'Economia, la cui risoluzione, afferma Weintraub, prese la forma dei conflitti simili che avevano luogo nel campo della matematica e della fisica:
"Gli economisti credevano che gli ultimi trent'anni del 19° secolo avessero svolto un ruolo fondamentale nell'evoluzione della loro moderna disciplina, 'La Rivoluzione Marginalista', che aveva introdotto l'homo oeconomicus e le sue decisioni di consumo a margine, aveva rimodellato l'economia come una scienza moderna. Le controversie sullo stato scientifico dell'economia erano abbastanza vive alla fine del 19° secolo, dal momento che la Scuola Storica Tedesca, gli Istituzionalisti Americani, la Scuola Austriaca, ed altri contestavano la natura ed i limiti della scienza economica. Il modo migliore di affrontare l'Economia nel 1900 era nei fatti una questione aperta... questo contesto gettava un'ombra sui contesti simili della matematica e della fisica, e la sua soluzione doveva conformarsi alla soluzione che avrebbe eventualmente stabilizzato quegli altri campi di indagine."
Questo suggerisce più che una coincidenza fra la nascita della Scuola di Copenaghen e l'emergere della divisione macro/micro nella teoria economica neoclassica. In definitiva, "l'introduzione dell'homo oeconomicus che prende decisioni di consumo a margine", richiedeva la creazione di sue insiemi di regole in economia per poter spiegare il comportamento dell'economia: C'è la teoria microeconomica per descrivere il comportamento degli agenti economici a livello degli affari e la teoria macroeconomica per descrivere il comportamento dell'economia nel suo complesso.
Ignorare le implicazioni di due insiemi di regole
In Fisica, una simile introduzione di due insiemi di regole per descrivere il comportamento macro e micro della materia, ha portato nella pratica ad una situazione piuttosto stridente. Secondo Carroll, la maggior parte dei fisici che accettano l'interpretazione di Copenaghen procedono nella loro ricerca ignorando per lo più le implicazioni dell'interpretazione standard:
"La maggior parte dei fisici, anche quelli che usano la meccanica quantistica ogni giorno nella loro ricerca, conciliano perfettamente il fatto di parlare il linguaggio dell'interpretazione di Copenaghen con la scelta di non preoccuparsi del rompicapo che essa rappresenta. Altri, soprattutto quelli che pensano attentamente ai fondamenti della meccanica quantistica, sono convinti che c'è bisogno di fare meglio. Purtroppo attualmente non esiste un forte consenso circa che cosa potrebbe essere questo meglio."
In modo simile, oggi gli economisti accettano la divisione micro e macro economica come se questa divisione non avesse evidenti implicazioni per l'economia stessa. Come se, in altre parole, la teoria micro e macro economica non evidenziasse il carattere fondamentalmente incompleto della teoria economica. L'economia appare governata da un insieme di regole fino ad un certo punto, ma da un altro punto in poi è governata da un altro insieme di regole del tutto diverso.
Einstein si è battuto per tutta la sua vita contro l'interpretazione di Copenaghen basandosi, non sull'asserzione che fosse sbagliata a causa delle sue predizioni, ma per il fatto che la teoria stessa era incompleta, dal momento che non poteva spiegare i suoi risultati.
Per fortuna, a differenza dei fisici, che non sono stati ancora in grado di identificare una legga che unisca sia il comportamento macroscopico che quello macroscopico della materia, noi sappiamo cosa manca nella divisione in economia fra teoria macro e micro economica. Nel suo desiderio di rovesciare l'assunto classico secondo cui il lavoro è l'unica fonte di valore (e quindi di profitto), la teoria neoclassica si occupa soltanto di "decisioni di consumo a margine", senza mai realizzare che il consumo sia esso stesso essenziale per la produzione.
- by Jehu -
fonte: The Real Movement
Nessun commento:
Posta un commento