La guerra che si annuncia sotto la forma ipocrita delle misure di sicurezza ripetute e moltiplicate, la guerra che minaccia di sorgere dall'inestricabile conflitto degli interessi imperialistici che affligge l'Europa, non sarà la guerra per la democrazia, né la guerra per la giustizia, né la guerra per la libertà. Gli Stati che, per le esigenze dell'ora e per quelle della storia, pretendono di servirsi di queste nozioni come di una carta d'identità, hanno acquisito le loro ricchezze e consolidato il loro potere attraverso metodi fondati sulla tirannia, l'arbitrio e il sangue. Le prove più recenti dell'indegnità di questi Stati sono ancora vive nella memoria collettiva.
Hanno lasciato che l'Italia invadesse l'Etiopia, poiché una resistenza vittoriosa opposta all'invasore bianco avrebbe incoraggiato i popoli coloniali a liberarsi del giogo imperialista.
Hanno rifiutato alla Spagna, nel luglio 1936, le armi che essa era in diritto di esigere, e che le avrebbero permesso di sgominare il fascismo, poiché non potevano permettere che la vittoria dei lavoratori spagnoli aprisse nuove prospettive rivoluzionarie al proletariato mondiale.
Hanno abbandonato la Cina nelle mani dell'imperialismo giapponese.
Se oggi le potenze pseudo-democratiche si muovono, è allo scopo di distruggere uno Stato che esse hanno creato a propria immagine, uno Stato fondamentalmente capitalistico, centralizzato, poliziesco, statico.
Tradita da tutti, dimentica della sua funzione sovversiva, la classe operaia si appresta a partecipare al recupero del bottino di Versailles. In risposta a questo atteggiamento suicida, noi dichiariamo che la sola questione che interessi l'avvenire sociale dell'uomo, e che sia in grado di mobilitare la sua lucidità e la sua energia creativa, è quella della liquidazione del regime capitalistico, capace di sopravvivere, di superare i propri paradossi e le proprie contraddizioni, solo grazie alla scandalosa complicità della Seconda e della Terza Internazionale. Con i colpevoli e con i loro complici, con i giustificatori della guerra e con i falsificatori della pace, nessun compromesso è possibile. All'Europa insensata dei regimi totalitari, rifiutiamo di contrapporre l'Europa del passato, l'Europa del Trattato di Versailles, sia pure revisionato. Noi opponiamo a entrambe, in guerra come in pace, le forze chiamate a ricostruire dalle fondamenta l'Europa attraverso la rivoluzione proletaria.
Parigi, 27 settembre 1938.
Il Gruppo Surrealista
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