Era il 3 di maggio del 1945, quando la rivista Ogonjok pubblica questa fotografia, scattata un giorno prima. Un fotografo russo era nel posto giusto al momento giusto, e così aveva potuto scattare una foto che poi è diventata storia. Il fotografo di cui stiamo parlando si chiamava Yevgenni Jaldei, o Khaldei, ed era un russo, ebreo ucraino per l'esattezza, nato nel 1917. Dalla sua macchina fotografica sarebbero scaturite altre foto della seconda guerra Mondiale e del processo di Norimberga, ma questa, sopra riprodotta, sarebbe rimasta per sempre la più nota. La macchina fotografica utilizzata da Khaldei era una Leica, e la bandiera era stata praticamente "costruita" a mano. Un uomo di nome Grisha, che lavorava presso l'intendenza russa, aveva dato al fotografo, dietro richiesta di questi, un mantello rosso. Poi, lo stesso Jaldei, insieme ad un suo amico sarto, ci aveva cucito sopra falce e martello, dopo averle ritagliate, e avevano dato forma alla bandiera sovietica. Perciò, quella che andò a sventolare sopra Berlino non era propriamente una bandiera, ma un mantello.
L'uomo che regge la bandiera rossa che sventola sul Reichstag, è un soldato di nome Aleksei Kovalyev. Lo accompagnano in questa sua avventura altri due soldati. Quando la foto venne stampata, ci si rese conto che Kovalyev portava due orologi, uno per polso. Una chiara prova del diritto di saccheggio, esercitato dall'armata rossa a Berlino. Per poter pubblicare la foto, Khaldei si vide costretto ad eliminare, con un aerografo, quel dettaglio dalla fotografia. In seguito, vennero fatte altre modifiche per rendere l'immagine ancora più drammatica: ancora più fumo, un cielo diverso ...
Poi, per dirla tutta, quella non fu affatto la prima volta, in quei giorni, che si innalzava la bandiera sovietica sul Reichstag. Già il 30 aprile, 3 giorni prima, un altro soldato che si chiamava Mikhail Minin aveva scalato l'edificio, salendo fina in cima per sventolare la bandiera sovietica.
Un po' com'era successo con la foto dei soldati americani e la loro bandiera sul monte Suribachi, la foto di Iwo Jima.
fonte: http://curistoria.blogspot.it
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