Barcellona, 1909.
Dopo aver duramente represso gli operai di Barcellona, nel corso di quella che verrà chiamata la "settimana tragica" (si rifiutavano di andare a morire in guerra, in Marocco!), il governo decise di sbarazzarsi dell'insegnante e pedagogo Francisco Ferrer Y Guàrdia (fondatore della "scuola moderna”: il diavolo in persona, praticamente!) che venne assassinato senza pietà (legalmente e secondo il diritto), e, mentre che c'era, decise anche di chiudere 120 scuole laiche a Barcellona e nella provincia. Così riusciva a prendere due piccioni con una fava, grazie al silenzio e alla collaborazione della Chiesa.
E tutto questo avvenne anche a dispetto di alcuni dei sostenitori del governo, come il conservatore Antonio Maura che continuava a dire che era "necessario fare la rivoluzione dall'alto, per evitare che la facciano dal basso". E come avviene solitamente, in questi caso, la sua lucidità la pagò cara! E proprio a lui, che probabilmente era uno dei politici che meglio aveva capito che i problemi sociali della Spagna non potevano essere risolti con le pallottole sparate, toccò, in quanto capo del governo in quel momento, ordinare la repressione degli insorti di Barcellona, di cui alcuni erano chiaramente anarchici e comunisti, però molti altri erano dei semplici padri di famiglia, riservisti che volevano solo continuare a fare la loro normale vita di tutti i giorni, e che non erano implicati in alcuna attività che potesse essere considerata sovversiva dal governo. Maura diede ordine di sparare alla polizia e all'esercito, che erano oltremodo desiderosi di ricevere un simile ordine. E, alla fine, questo gli costò anche la sua destituzione. Va detto che, come premio, ricevette l'attenzione di due attentati; ad ogni modo, in questo, risultò maggiormente fortunato di altri politici del suo tempo. In ogni caso, governo, re e classe dirigenti non fecero alcun tesoro dei suoi consigli. Sparare era molto più facile!
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