Godard non dà risposte, pone semplicemente delle domande. Senza alcuna logica apparente. I colori sono spesso striati, il suono sovente si rompe, a voler riflettere un universo caotico, quel tanto. Ci sono gatti, c'è un lama, c'è un asino .. ed Alain Badiou, il filosofo, che parla in un anfiteatro vuoto. Un bel po' di mare, di azzurro, di schiuma bianca ..Ad un certo momento qualcuno annuncia: "Amici miei, ho trovato la scatola nera". Ecco, forse questo film di Godard vorrebbe essere la scatola nera della nostra epoca: vorrebbe raccontare la distruzione delle cose.
Ma i colori striati, il suono che si rompe, fanno tornare in mente il cinema lettrista. E Godard, come al solito, prende quel che può da quegli anni '50 che tanto ha odiato, e odia. Ce l'ha con Isidore Isou e con il suo "Traité de bave et d'éternité" che, nei primi anni '50, doveva annunciare la fine del cinema e l'inizio di una nuova critica del capitalismo. Godard era a Cannes, quando quel film venne proiettato per la prima volta. Non gli piacque. Allora, il film di Isou riuscì ad ottenere qualche premio, grazie a Cocteau. A Canners era presente anche Eric Rohmer, alla proiezione del "Trattato", solo che si chiamava ancora Jean Marie Maurice Schérer. Fu durante quell'evenienza che Guy Debord incontrò Isou ed i lettristi.
Insomma, Godard ha fatto un altro film ed ha così finito di costruire la bara. Ma non è lui l'impresario delle pompe funebri: lui è ... il cadavere! Ben coadiuvato dalla piccola parte giocata dall'unico e solo Alain Badiou. Ancora appassionato maoista nel 2011, Badiou c'è e si masturba tutto da solo, come fa sempre. Mentre Godard non ha alcuna intenzione di uscire dalla palude dove continua infelicemente a trovarsi.
Socialisme
di Jean-Luc Godard
Francia-Svizzera 2010
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