Esiste una tendenza incorreggibile nel cinema, che prova, ogni volta che può, a dare un lieto fine alle sue storie, o ancora, a correggere mediante un lieto fine le storie della storia. A conti fatti, tutto l'impianto di un film come "Fuga per la vittoria" di John Huston ha molto poco a che fare con la storia vera cui si ispira, e che riguarda, anziché un aggregato internazionale guidato da Pelè, Ardiles e Bobby Moore, una squadra di calcio, la Dinamo di Kiev ed una partita contro una squadra composta da ufficiali tedeschi della Luftwaffe. Una partita che, in caso di vittoria della Dinamo, prevedeva l'esecuzione dei suoi giocatori.
La storia comincia nel settembre del 1941, quando Kiev, capitale dell'Ucraina, viene occupata dall'esercito nazista. Nei mesi successivi, nella città cominciano ad arrivare, a centinaia, i prigionieri di guerra, ai quali non viene permesso né di lavorare né di vivere dentro a delle case. Costretti ad un'indigenza assoluta, questi prigionieri si aggirano per le strade della città. Fra loro, c'è anche Nikolai Trusevich, che aveva giocato come portiere della Dinamo.
A Kiev viveva Josef Kordik, panettiere di origine tedesca, e tifoso della Dinamo. Era trattato bene dai nazisti, proprio grazie alle sue origini. Un giorno, mentre camminava per strada, Kordik vede un mendicante e subito si rende conto che si tratta del suo idolo, il gigantesco portiere Trusevich.
Sebbene fosse illegale, il commerciante riesce ad assumere e a far lavorare il portiere nella sua panetteria. Trusevich gli è riconoscente. I due uomini parlano spesso e i discorsi vanno a finire sempre lì, il calcio e la Dinamo, fino a quando al fornaio non viene una brillante idea: anziché impastare il pane, Trusevich dedicherà il suo tempo a cercare di trovare i suoi compagni di squadra. Verrà pagato ugualmente e, allo stesso tempo, potranno salvare altri giocatori.
Il portiere comincia ad aggirarsi per quello che rimane della sua città, devastata, e, uno per uno, in mezzo ai mendicanti, trova i suoi ex-compagni di squadra. Kordik dà lavoro a tutti, cercando di non farsi scoprire. Per sovrammercato, Trusevich scopre in città anche dei rivali del campionato russo, tre calciatori del Lokomotiv che salva. Nel giro di poche settimane, una squadra intera si ritrova a lavorare nel panificio.
Riuniti dal panettiere, non passa molto tempo che i giocatori si ritrovano a fare il passo successivo e tornano a giocare, incoraggiati dal loro mecenate. Dal moneto che la Dinamo, come squadra, era stata sciolta e vietata, decisero di darsi un nome del tutto nuovo. Nasce l'FC START che, grazie a dei contatti tedeschi, comincia a giocare sfidando squadre di soldati nemici e selezioni di calcio che si muovono nell'ambito del Terzo Reich.
Il 7 giugno del 1942 giocano la loro prima partita, e benché denutriti e dopo aver lavorato per tutta la notte precedente nel forno della panetteria, vincono per 7 a 2. L'avversario successivo è una squadra della guarnigione ungherese, e anche qui vincono per 6 a 2. Dopo, infilano 11 gol ad una formazione rumena. Il problema viene fuori quando, il 17 luglio, battono per 6 a 2 una compagine dell'esercito tedesco. Molti nazisti cominciano ad essere infastiditi dalla fama crescente di questo gruppo di "fornai", e cercano di trovare una squadra migliore da mandare in campo. E' al MSG, squadra ungherese, che viene affidato il riscatto, solo che l'FC START vince per 5 a 1, all'andata, mentre la rivincita finisce per 3 a 2, sempre a favore dei fornai.
Il 6 agosto, i tedeschi, convinti della loro superiorità, decidono di mettere in campo una squadra composta da ufficiali membri della Luftwaffe, il Flakelf (che era già stato usato da Hitler come strumento di propaganda). Volevano farla finita con l'FC START che aveva guadagnato un'enorme popolarità a Kiev e dintorni, presso la popolazione sottomessa dai nazisti. Niente da fare, nonostante i calci dei nazisti, l'FC START vince per 5 a 1.
Pochi giorni dopo la sconfitta della squadra tedesca, viene scoperta tutta storia del panettiere, la sua truffa ai danni dei nazisti. Da Berlino, arriva l'ordine di ucciderli tutti, la squadra e il panettiere. Ma i nazisti, occupanti Kiev, non si accontentano di questo, non vogliono che l'ultima immagine dei russi sia una vittoria sul campo di calcio, e pensano che uccidendoli sarebbe stata questa l'immagine che avrebbero consegnato alla storia. La superiorità della razza ariana, in particolare nello sport, è una sorta di ossessione per Hitler. Ragion per cui, prima di ucciderli, devono batterli sul campo.
Per il 9 agosto, viene annunciata la rivincita che avrà luogo nello stadio Zénit. Prima dell'incontro, un ufficiale delle SS entra negli spogliatoi e parla in russo, dice di essere l'arbitro e chiede che sul campo, i calciatori del'FC START rispettino le regole e salutino, prima dell'incontro, con il braccio alzato. I calciatori russi, maglia rossa e calzoncini bianchi, schierati in campo, alzano il braccio, ma al momento del saluto lo portano al petto e, anziché "Heil Hitler", urlano "Fizculthura" (uno slogan sovietico che proclama la cultura fisica).
I tedeschi, maglia bianca e calzoncini neri, vanno in vantaggio per primi ma, al momento di andare negli spogliatoi per la fine del primo tempo, il risultato è di 2 a 1 in favore dell'FC START.
Questa volta, ci sono più visite negli spogliatoi, e vengono affettuate con le armi al seguito e con disposizioni ben chiare e precise. Se vincono, non ne rimmarrà nessuno, vivo. I giocatori hanno paura e, da parte di molti, si manifesta l'intenzione di non giocare il secondo tempo. Poi, il pensiero corre alle famiglie massacrate, ai crimini subìti, alla gente in tribuna che soffre e che spera, per loro. Giocano. Una vera e propria danza. Alla fine della partita, quando hanno già vinto per 5 a 3, Klimenko si ritrova da solo davanti al portiere tedesco. Lo dribbla, e si ritrova da solo, con la palla, davanti alla porta. Quando tutti si aspettano il gol, si gira e calcia la palla al centro del campo. Un gesto di disprezzo, di burla, di superiorità totale. Lo stadio vene quasi giù per le grida di trionfo.
I nazisti permisero ai calciatori di lasciare il campo, come se nulla fosse accaduto. Un paio di giorni dopo, addirittura, l'FC START gioca contro il Rukh e lo batte per 8 a 0. Ma la fine era già stata scritta. Dopo questa ultima partita, la Gestapo andò a far visita al panificio. Solo due sopravvissero, Goncharenko e Sviridovsky che non erano nella panetteria e che rimasero in clandestinità fino alla liberazione di Kiev, nel novembre del 1943. Il resto della squadra venne tortutato a morte.
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
lunedì 27 giugno 2011
FC-START
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2 commenti:
M'è sempre sembrata una forzatura la storiella dei prigionieri che scappano in mezzo a una folla di francesi in piena occupazione nazista. E Stallone che para il rigore fatidico con la faccia intrisa di sangue fa troppo ridere, pare che da un momento all'altro urli "Adrianaaa!!!"
Ma infatti quel film è una emerita cagata (e Hollywood ne sforna tantissime), nonché una squallida marchetta di un buon regista a fine carriera. Mi è piaciuta invece la storia dell FC-Start... Mauro
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