giovedì 26 giugno 2025

Un democratico, strano ma affidabile …

La lotta contro gli oligarchi
- Il populismo si caratterizza a partire dal pathos democratico e da delle rivendicazioni socio-politiche, ma ha anche delle caratteristiche regressive, ed è questo il motivo per cui la sua variante di destra oggi ha più successo.
Tuttavia, il populista di sinistra Bernie Sanders sta guidando la protesta dei democratici contro Donald Trump.-

- di Lars Quadfasel -

Il populismo, che emerse nel Midwest rurale alla fine del XIX secolo, rappresenta il contributo degli Stati Uniti all'ideologia borghese. I padri fondatori, riuniti intorno a Thomas Jefferson, immaginavano la loro repubblica come un insieme di agricoltori liberi e uguali; negli anni del boom successivi alla Guerra Civile - beffardamente definita da Mark Twain  come Gilded Age ("età dorata") -  i loro rappresentanti, adornati di barbe maestose e del furore della rettitudine, iniziarono a rivendicare i loro diritti. Nel 1892, il "People’s Party", comunemente noto come "Populist Party" , venne formato a partire da una coalizione di organizzazioni contadine e operaie artigianali. La protesta contro l'impoverimento, promossa dai grandi proprietari terrieri, dai magnati delle ferrovie e dagli speculatori finanziari risultò, ovviamente, ambigua fin dall'inizio. Il populismo parlava di tutto ciò che fa parte del risentimento nei confronti delle cosiddette élite: l'anti-intellettualismo, la teoria del complotto, la glorificazione della povertà e la ristrettezza mentale. Non si può trovare miglior simbolo di questa ambiguità di quanto lo fosse William Jennings Bryan, candidatosi inutilmente per tre volte alle presidenziali democratiche dopo il declino del Partito Populista.  In particolare, Bryans chiedeva soprattutto che venisse aumentata l'offerta di moneta - aggiungendo un ancoraggio all''argento, oltre che quello all'oro, del dollaro americano - in modo da alleviare il peso del debito per i piccoli agricoltori. Il suo discorso della “Croce d'oro” del 1896, in cui proclamò che i "magnati della finanza” non avrebbero dovuto  «crocifiggere le masse lavoratrici su una croce d'oro» - un capolavoro di retorica politica - lo rese famoso; oggi, tuttavia, Bryan viene ricordato soprattutto per il suo ruolo di procuratore capo nel cosiddetto processo Scopes, del 1925, un caso giudiziario riguardante l'uso della teoria dell'evoluzione nelle lezioni statali di biologia, che lo rese - lui insieme ai suoi compagni di fede cristiana revivalista - uno zimbello nazionale. Pertanto, il populismo si declina, sia in una versione di destra che di sinistra, a seconda di come viene tracciata la linea di demarcazione tra alto e basso: o come difesa della "maggioranza silenziosa" contro i decompositori bolscevichi culturali, o come dichiarazione di guerra da parte dei 99% contro l'1%: nelle elezioni presidenziali del 2016,  entrambe le varianti hanno celebrato il loro grande ritorno. Ma mentre la retorica di Donald Trump poteva rifarsi a una ricca tradizione conservatrice, la straordinaria performance di Bernie Sanders, senatore del Vermont, alle primarie democratiche è apparsa quasi dal nulla. Quella che in realtà doveva essere vista solo come un'opportunità di utilizzare il palcoscenico della campagna elettorale, per denunciare il potere dei ricchi, e promuovere l'assistenza sanitaria nazionale; alla fine ha invece fatto sì che la scelta di Hillary Clinton, come candidata democratica, si trasformasse in un guaio da mangiarsi le unghie.

Senza Sanders, nessun Jeremy Corbyn
Questo straordinario risultato ha avuto ripercussioni ben oltre i confini degli Stati Uniti. Se persino nella terra del “hire and fire”, è stato improvvisamente richiesto un “socialista democratico”  - come si definisce Sanders - allora vuol dire che la politica sociale di sinistra si trova davvero in ascesa. Senza Sanders, possiamo perciò ipotizzare che non ci sarebbe stato nessun Jeremy Corbyn, e forse nemmeno un partito come la "France insoumise", guidato da Jean-Luc Mélenchon. Negli Stati Uniti, invece, dopo il successo elettorale di Trump, anche gli avversari di Sanders, all'interno del partito, hanno adottato l'interpretazione data dai suoi sostenitori: le elezioni del 2016 sono state una rivolta contro il neoliberismo, e quindi solo "Bernie"  avrebbe potuto battere Trump! Subito dopo, i democratici si sono spostati tutti notevolmente a sinistra; così, nella campagna per le primarie del 2020, quasi tutti i candidati hanno cominciato a superarsi l'un l'altro, vicendevolmente, con richieste progressiste per una maggiore immigrazione, leggi più severe sulle armi, protezione delle minoranze e politiche di redistribuzione statale. Sembrava dovesse essere un preludio, ma come si è scoperto in retrospettiva, il momento clou c'era già stato. Nel 2020, nel corso del secondo tentativo, da parte di Sanders, di diventare il candidato presidenziale democratico, la sua quota di voti è risultata essere ben al di sotto di quanto ottenuto nel 2016. A quanto pare, le masse non erano rimaste segretamente in attesa del salvatore con il programma socialdemocratico, ma ne avevano semplicemente avuto bisogno per mettere a tacere la loro antipatia per la Clinton; e questo indipendentemente dal fatto che si trattasse della sua difesa della guerra in Iraq, o che le donne in carriera siano semplicemente antipatiche. Senza la Clinton al ballottaggio, Sanders è rimasto da solo, con lo zoccolo duro di giovani attivisti, di sindacalisti delusi e di intellettuali precari. E ce n'erano molti come Sanders. Nel 2018, con Alexandria Ocasio-Cortez al timone, abbiamo visto i primi socialisti democratici, a definirsi tali, che sono entrati alla Camera dei Rappresentanti come rappresentanti democratici, come in una sorta di opposizione all'interno dell'opposizione. Nelle elezioni successive, tuttavia, si è scoperto che i loro rappresentanti possono vincere le elezioni solo nelle roccaforti democratiche; nel frattempo, però, il gruppo si è ridotto ai suoi quattro membri originali. Nel 2019, Corbyn ha vissuto una vera e propria debacle elettorale, come candidato principale del Labour, e anziché rivendicare il "muro rosso" nel nord dell'Inghilterra proletaria, gli unici collegi elettorali che il Labour è stato in grado di conquistare sotto la sua guida, sono stati i distretti più ricchi di Londra, dove la gente era stufa della "Brexit". Solo perché ci scrivi sopra che è la classe operaia, questo non significa che ci sia davvero la classe operaia. In generale, esiste una strana sproporzione tra contenuto e confezione. L'organizzazione della campagna di Sanders, "Our Revolution", non sostiene l'espropriazione degli espropriatori, bensì un'espansione dello stato sociale fordista. Anche coloro che hanno poche obiezioni a questo, dovranno ammettere che probabilmente i rivoluzionari delle generazioni precedenti non avrebbero accettato di nazionalizzare le compagnie di assicurazione sanitaria, per quanto una simile richiesta possa sembrare rivoluzionaria se vista sullo sfondo della storia sociale americana.

Il solito conservatorismo
La mancanza di immaginazione per non riuscire a poter fare di più, non può essere imputata solo ai protagonisti. Nelle condizioni attuali, chiunque lotti politicamente contro le innumerevoli e palesi ingiustizie del capitalismo contemporaneo, quasi automaticamente, si trova anche a combattere una battaglia difensiva: contro i crescenti tagli sociali, la sinistra invoca il compromesso di classe del dopoguerra, quando i sindacati erano ancora forti e l'aliquota fiscale massima sul reddito negli Stati Uniti era superiore al 90%. Sanders e i suoi sostenitori, si lamentano del fatto che i democratici si siano allontanati dalle "loro radici" e, come se fosse una contro-immagine, invocano la politica del New Deal di Roosevelt; come se essa non fosse stata meravigliosamente compatibile con il regime di apartheid (che, per inciso, è decisamente antisindacale) negli stati del sud. Malgrado il desiderio di un cambiamento, ciò ricrea il solito conservatorismo, la cui nostalgia per gli anni Cinquanta assomiglia in maniera imbarazzante alla nostalgia del “Make America Great Again”. Lo stesso Sanders - e di questo gli va dato atto - da tutto questo non ne ha tratto l'ovvia conclusione. Già nel 2020, era difficile percepire il cambiamento. Il candidato, che solo quattro anni prima aveva seccamente respinto i progressi della politica identitaria, ora utilizzava operazioni di sensibilizzazione per ottenere i voti di neri e latinos. Il candidato popolare, che prima aveva una fissazione quasi monomaniacale sui “milionari e miliardari”, era così diventato un moderno liberale di sinistra del tutto normale.

Un democratico, affidabile in materia di voto
Tutto questo si è reso evidente anche nel tour "Fighting Oligarchy", nel corso della quale, attualmente, Sanders & Ocasio-Cortez stanno fomentando il risentimento contro l'amministrazione Trump, attirando decine di migliaia di spettatori in numerose città. La corruzione dell'amministrazione Trump, e i tagli pianificati dai repubblicani nel settore sociale, offrono opportunità per la critica populista di Sanders al potere dei ricchi; mentre che, allo stesso tempo,mette in guardia sul fatto che Trump voglia trasformare la democrazia statunitense in una "forma autoritaria di società", alimentando l'entusiasmo sia degli elettori democratici che della base del partito attivista. Fondamentalmente, oggi Sanders, quando si tratta di votare, è un democratico strano ma affidabile, per quanto non abbia una tessera di partito. E anche Ocasio-Cortez vede chiaramente come il suo futuro sia nella leadership del partito, e non in una nebulosa terza via. Alcuni ex compagni di Sanders hanno illustrato il modo in cui si potrebbe svolgere la cosa. Ex collaboratori e sostenitori di spicco, tra cui i giornalisti David Sirota, Briahna Joy Gray, Glenn Greenwald e Matt Taibbi, a partire dalle sconfitte del 2016 e del 2020, hanno tratto la conclusione che la rivolta proletaria non sia fallita per mancanza di masse, ma proprio a causa delle macchinazioni del Partito Democratico - e che pertanto l'elezione di Trump sia stata la giusta punizione. Per questo motivo, hanno cercato di avvicinarsi alla cosiddetta “dirtbag left”, un movimento incentrato su alcuni noti podcast come “Chapo Trap House” e “Red Scare”, per i quali non esiste male peggiore dei liberali di periferia benintenzionati, i cosiddetti “shitlibs”. La dirtbag left, da parte sua, pratica una sorta di culto postmoderno del proletariato: l'appartenenza alla classe operaia non si dimostra più con la disponibilità a fare sacrifici, e con l'orgoglio di essere un lavoratore, ma con le battutacce sconce. Da qui all'estrema destra il passo è breve. Se avete gli stessi nemici della folla MAGA - la politica dell'uguaglianza, il “wokness”, la classe professionale-manageriale - allora perché non unire le forze? Greenwald va in tournée con il teorico della cospirazione Alex Jones ed elogia i repubblicani come se fossero il male minore; Taibbi, per conto di Elon Musk, rivela le scelte moderate dell'ex dirigenza di Twitter alla stregua di sinistre misure di censura contro i conservatori; il podcast “Red Scare” si impegna in una politica trasversale con i principali ideologi della Nuova Destra, sempre con una strizzatina d'occhio ironica, ovviamente. È così che il populismo torna a riunirsi.

Lars Quadfasel - Pubblicato su Jungle World il 5/6/2025 -

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