Nell'anno in cui consegna alle stampe Robinson Crusoe (1719), Daniel Defoe pubblica un pamphlet, nel quale mette impietosamente a nudo le gravi malversazioni che vede verificarsi sulla borsa londinese, scagliandosi, con toni a tratti sarcastici, a tratti veementi, contro le pratiche speculative del tempo. Così come i cannibali di Robinson Crusoe si avventano sulle loro povere vittime, allo stesso modo gli stock-jobbers devastano il mercato, manipolandolo. Il testo del 1719 ha un antecedente in un altro libello del 1701, dai toni analoghi. I due testi non sono stati oggetto di recenti edizioni critiche, né di commenti approfonditi. Nessuno dei due libelli, inoltre, risulta mai pubblicato in Italia, nonostante il loro indubbio valore e interesse storico-scientifico. Da questi due piccoli capolavori, emergono temi che, ancora oggi, sono dibattuti da chiunque si interroghi sui principi e sulle regole che dovrebbero presiedere al corretto ed efficiente funzionamento dei mercati finanziari.
( dal risvolto di copertina di: "Un Robinson Crusoe alla borsa di Londra", di Filippo Annunziata. La Vita Felice,Milano,pagg.312,€16,50. )
Crusoe in pasto agli speculatori
- di Filippo Annunziata -
Daniel Defoe non arretrava di fronte a nulla, cannibali o speculatori che fossero. Nell'anno in cui consegna alle stampe Robinson Crusoe (1719), egli pubblica un magnifico pamphlet (The Anatomy of Exchange Alley: or a System of Stock Jobbing) nel quale mette impietosamente a nudo le gravi malversazioni che vede verificarsi sulla Borsa londinese, scagliandosi, con toni a tratti sarcastici, a tratti veementi, contro le pratiche speculative allora riscontrabili sul mercato. Così come i cannibali di Robinson Crusoe si avventano sulle povere vittime, allo stesso modo gli stock-jobbers devastano il mercato, manipolandolo, e, così facendo,danneggiano la borsa, l'economia del Paese, il Parlamento, la Corona, e tutti i cittadini del Regno.
Lo sguardo che Defoe getta sul mercato londinese è non meno attonito di quello che il povero Robinson ebbe alla vista dei cannibali, sull'isola deserta che lo ebbe ospite involontario per oltre 25 anni. Anziché al pasto dei cannibali, in questo caso Defoe assiste, egualmente atterrito, al festino di speculatori incalliti e senza scrupoli: una visione a dir poco apocalittica di quello che, in futuro, sarebbe diventato il mercato finanziario più importante di tutta l'Europa (e, per lungo tempo, di tutto il Mondo). Il testo del 1719 non è una monade nella produzione di Defoe, né rappresenta un caso isolato di doglianze contro la vibrante speculazione di Borsa: in un precedente libello del 1701 - The Villainy of Stock Jobbers Detected and the Causes of the Late Run upon the Bank and the Bankers Discovered and Considered - Defoe aveva già duramente stigmatizzato la condotta dei jobbers londinesi, inserendosi così in un più ampio filone letterario dell'epoca.
D'altronde, in un contesto storico economico che tende vieppiù a modificarsi, orientandosi verso meccanismi sempre più affidati al mercato, le profonde trasformazioni in essere non potevano non lasciare sgomenti coloro che rimanevano attaccati ai meccanismi di funzionamento del sistema economico propri delle società di Ancien Régime, nelle quali, peraltro, il finanziamento del debito pubblico era questione da affrontarsi ricorrendo più alla forza degli assolutismi, che non a quelle dei mercati. L'estesa produzione di Defoe è ricca di contributi dedicati a temi economico-finanziari che, per l'intero arco della - in vero, avventurosa - vita dell'Autore lo attraggono e lo interessano sotto molteplici profili: scritti sulla moneta, sul commercio, sul debito pubblico, ecc.. Tuttavia, i due pamphlet sono, in tale pur ampia produzione di Defoe, connotati da una loro specificità, giacché in essi Defoe si concentra, specificamente, sul nascente mercato borsistico londinese.
Defoe era, certamente, diffidente nei confronti delle nuove dinamiche di mercato che prendevano corpo nell'Inghilterra dei primi anni del Settecento: un'epoca di profondi stravolgimenti socio-economici, connotata da eventi storici di enorme portata, a partire dalla Gloriosa Rivoluzione del 1688, sino alla fine del Regno di Queen Anne. Le immani esigenze finanziare, necessarie per supportare il gigantesco, immenso sforzo bellico contro Luigi XIV ponevano sfide assolutamente nuove, che diedero luogo alla profonda trasformazione del sistema finanziario inglese, simboleggiata dalla fondazione, nel 1694, della Banca d'Inghilterra; una trasformazione supportata dal rapido sviluppo di un mercato secondario per lo scambio dei titoli, tra cui quelli della stessa Bank of England, delle Compagnie delle Indie, e di una pletora di nuove società che presero vita in una vera e propria febbre speculativa, a tratti irrazionale, e fonte di non poche frodi e malversazioni. Quella fase culminerà nel clamoroso fallimento della South Sea Company, avvenuto nel 1720, ossia un anno dopo la pubblicazione del secondo libello di Defoe, il quale ultimo assume, dunque, una portata quasi profetica di uno dei primi, grandi crack finanziari della Storia (dopo la "febbre dei tulipani" olandese).
La riproposizione, con note di commento, di questi due magnifici libelli si giustifica in base a varie considerazioni. Innanzitutto, tanto The Villainy of Stock Jobbers, quanto The Anatomy of Exchange Alley non sono stati oggetto, quantomeno in epoca recente, di riedizioni critiche, né mai di commenti approfonditi. Nessuno dei due libelli, inoltre, risulta pubblicato in Italia, nonostante il loro indubbio valore e interesse storico scientifico, là dove essi offrono una descrizione vivace, e per molti versi puntuale, dei meccanismi che presiedevano, in allora, alle contrattazioni di titoli sul neonato mercato londinese. Dai due testi emergono sorprendenti affinità con tematiche che, ancora oggi, sono all'attenzione di chi si interroga sui principi, e sulle regole, che dovrebbero presiedere al buon svolgimento degli scambi sui mercati, per assicurarne l'efficiente funzionamento.
Molte delle questioni che Defoe solleva permangono ancora oggi di rilievo, nella prospettiva delle scelte di policy che presiedono alla regolamentazione delle Borse, e, in genere, dei mercati di scambio degli strumenti finanziari: senza necessariamente voler modernizzare il messaggio di Defoe, si può affermare che molte delle criticità che l'attonito Autore registra, agli albori della piazza finanziaria londinese, sono tuttora al centro del dibattito sui temi della regolazione e del controllo del mercato finanziario. Molte delle questioni sollevate da Defoe trovano riscontro, tra gli altri, nel recente Regolamento europeo sugli abusi di mercato (Regolamento UE596/2014 del 16 aprile 2014) e nel relativo apparato repressivo contro condotte quale l'insider trading, la manipolazione informativa, e la manipolazione operativa.
L'esigenza di assicurare la corretta informazione e la trasparenza dei mercati è alla base delle scelte regolatorie che soggiacciono al corretto operare dei mercati: oggi, gli emittenti quotati sono sottoposti ad un pregnante regime di disclosure delle informazioni che possono avere un impatto significativo sul meccanismo di formazione dei prezzi. Le riflessioni di Defoe si legano, poi, a più ampie considerazioni sul rapporto tra etica ed economia, anch'esse di grandissima attualità. I testi di Defoe mostrano, dunque, di essere due piccoli gioielli che anticipano, di quasi 300 anni, molte delle questioni che sono tutt'ora al centro dei dibattiti. Per certi versi, e senza voler a tutti i costi "modernizzare" il messaggio dell'Autore (operazione sempre rischiosa e comunque criticabile) Defoe si mostra quasi un visionario per i suoi tempi: in un passaggio particolarmente pregnante, egli si lagna, addirittura, del fatto che il prezzo dei titoli, a causa della manipolazione e della scarsa trasparenza del mercato, non riflette il «valore intrinseco» delle società emittenti: una sorprendente, quasi allucinata anticipazione di uno dei fondamenti della c.d. teoria dei mercati efficienti, quale sviluppata a partire dagli anni '70 del Secolo scorso. Già soltanto questa affermazione giustifica, e valorizza, la riproposizione di questi testi, ai lettori di oggi.
Filippo Annunziata - Pubblicato sul Sole del 15/12/2019 -
Nessun commento:
Posta un commento