L'Intelligenza Artificiale segnerà la fine del capitalismo
- di Feng Xiang -
La più importante sfida che oggi affrontano i sistemi socio-economici è l'arrivo dell'Intelligenza Artificiale. Se l'AI [Artificial Intelligence] rimane sotto il controllo delle forze del Mercato, questo si tradurrà inevitabilmente e inesorabilmente in un'oligarchia super-ricca fatta di consistenti data miliardari frutto della ricchezza creata dai robot che sostituiscono il lavoro umano, lasciandosi dietro una massiccia disoccupazione di massa.
Ma l'economia di mercato socialista cinese potrebbe fornire una soluzione a tutto questo. Se l'AI assegna in maniera razionale le risorse, per mezzo di quella che è l'analisi dei big data, e se il robusto circuito di retroazione può riuscire a soppiantare le imperfezioni de «la Mano Invisibile», condividendo equamente la vasta ricchezza che viene creata, si potrebbe realizzare un'economia pianificata che funzioni effettivamente.
Più l'AI procede verso una tecnologia polivalente che permea ogni angolo della nostra vita, più perde senso permettere che essa rimanga in mani private che servono gli interessi di pochi, anziché quelli di molti. Più di ogni altra cosa, sarà l'inevitabilità della disoccupazione di massa e la domanda per un benessere universale che guideranno l'idea di socializzare o di nazionalizzare l'AI.
La frase di Marx, «Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni», ha bisogno di un aggiornamento per quel che concerne il XXI secolo: «Dall'incapacità dell'economia dell'Intelligenza Artificiale a dare lavoro e salario di sussistenza a tutti, a ciascuno secondo i propri bisogni».
Anche in questa prima fase, l'idea secondo la quale il capitalismo digitale possa in qualche modo fare del benessere sociale una priorità, ha già dimostrato di essere una favola. I miliardari di Google e di Apple, che hanno depositato i loro profitti aziendali nei paradisi fiscali offshore per evitare le tasse, difficilmente possono essere un esempio di responsabilità sociale. L'attuale scandalo in corso riguardo il modello di affari di Facebook, che pone la redditività al di sopra della cittadinanza responsabile, è ancora una volta solo un altro esempio di come, nel capitalismo digitale, le compagnie private guardino solo ai loro interessi privati a spese del resto della società.
Qui si può facilmente vedere come tutto questo porti ancora una volta ad accelerare la disoccupazione tecnologica. «La nostra responsabilità è nei confronti dei nostri azionisti», diranno i proprietari di robot. «Non siamo un'agenzia di collocamento, e neppure un'associazione benefica».
Queste imprese sono state in grado di farla franca per quel che attiene la loro irresponsabilità sociale, in quanto il sistema legale, e le sue scappatoie occidentali, è orientato a proteggere la proprietà privata sopra ogni altra cosa. Di certo, in Cina, abbiamo grandi compagnie privatamente presenti su Internet, come Alibaba e Tencent. Ma diversamente da quel che avviene in Occidente, esso sono monitorate dallo Stato e non considerano sé stesse come se fossero al di sopra e al di là di ogni controllo sociale.
Sarà la totale pervasività dell'AI a segnare la fine del dominio del mercato. Il mercato può funzionare ragionevolmente in maniera diseguale se l'industria crea delle opportunità di occupazione per la maggior parte delle persone. Ma quando l'industria produce solo disoccupazione, poiché i robot hanno sempre più il sopravvento, ecco che non c'è altra alternativa se non quella dello Stato di intervenire. Mentre l'AI invade la vita economica e sociale, tutte le questioni relative al diritto privato diverranno ben presto di dominio pubblico. Sempre più, la regolamentazione delle imprese private diverrà una necessità se si vuole mantenere una parvenza di stabilità nelle società perturbate da una costante innovazione.
Io considero questo processo storico come un passo avanti verso un'economia di mercato pianificata. Il capitalismo laissez-faire, come lo abbiamo conosciuto, non può portare ad altro che ad una dittatura degli oligarchi dell'AI, i quali raccolgono rendite a partire dal fatto che le proprietà intellettuale predomina sui mezzi di produzione. Su scala globale, è facile immaginare come questo capitalismo digitale scatenato possa portare ad una battaglia fra robot per il controllo del mercato, che si concluderà sicuramente nello stesso modo disastroso in cui si sono concluse in epoca precedente le guerre imperialiste.
Ai fini del benessere sociale e della sicurezza, gli individui e le società private, non dovrebbero avere il permesso di possedere alcuna tecnologia esclusiva all'avanguardia, o piattaforme fondamentali di AI.
Come avviene per le armi nucleari e biochimiche, fino a quando esisteranno, solo uno Stato forte e stabile può assicurare la sicurezza della società. Se non nazionalizziamo l'AI, potremmo ben presto sprofondare in una distopia che ci riporterebbe alla prima miseria dell'industrializzazione, con i suoi mulini satanici e i vagabondi che implorano una crosta di pane.
Il sogno del comunismo è l'eliminazione del lavoro salariato. Se l'AI è destinata a servire la società al posto dei capitalisti privati, essa promette di farlo liberando una stragrande maggioranza da un opprimente lavoro noioso, mentre crea ricchezza in grado di sostenere tutti.
Se lo Stato controlla il mercato - invece di avere il capitalismo digitale che controlla lo Stato - allora le vere aspirazioni comuniste diventeranno realizzabili. E dal momento che l'incremento dell'AI permette di gestire sistemi complessi attraverso l'elaborazione di una massiccia quantità di informazioni per mezzo di un robusto circuito di retroazione, ecco che questo offre per la prima volta una reale alternativa ai segnali del mercato, che per molto tempo hanno giustificato l'ideologia del laissez-faire - e tutti i mali che ne sono provenuti.
Andando avanti, l'economia di mercato socialista della Cina - che mira a utilizzare i frutti della produzione per tutta la popolazione, e non solo per un frammento di élite che agisce solo per i propri interessi egocentrici - può aprire la strada verso questa nuova fase dello sviluppo umano.
Se disciplinato in maniera corretta, in questo modo, allora si dovrebbe celebrare, e non temere, l'avvento dell'Intelligenza Artificiale. Se verrà portata sotto il controllo sociale, finirà per liberare i lavoratori dal dover vendere il loro tempo ed il loro sudore, solo per arricchire quelli che si trovano in alto. Il comunismo del futuro dovrebbe adottare un nuovo slogan: «Robot di tutto il mondo, unitevi!»
- Feng Xiang - [Fen Xianf, professore di legge alla Tsinghua University, è uno dei più importanti studiosi cinesi di Diritto. Questo è un suo intervento al workshop del Centro Cinese sull'Intelligenza Artificiale tenutosi a marzo a Pechino.]
fonte: The Washington Post
2 commenti:
Ovvero, come combattere il dilagare della merda sommergendola di merda.
Sì, qualcosa del genere direi...
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