Stato Islamico o Comunità Dispotica?
- di Jacques Guigou -
Nel 2003, a proposito di al-Qaeda, abbiamo dimostrato [*1] come la nozione di proto-Stato, avanzata da alcuni per descrivere questa nebulosa di terrorismo islamico, non fosse appropriata. Troppo legata al modello di Stato-nazione, nel momento stesso in cui si vede tale modello non solo indebolito ma assai spesso decomposto dalla globalizzazione economica e della potenza mondiale multipolare del capitale, appariva nettamente chiaro come le azioni di al-Qaeda e dei suoi alleati regionali non fossero quelle di un "proto-Stato", ed in tal senso essi non cercavano affatto di stabilire un futuro Stato sovrano, internazionalmente riconosciuto e che si identificasse con una popolazione e con un territorio. Si prefiggevano piuttosto - abbiamo detto - la creazione di un vasto insieme politico-religioso, al di là delle vecchie frontiere nazionali, che esercitasse il suo dominio su popolazioni diverse e spesso in conflitto fra di loro. L'unità di tale insieme si basava di certo sull'Islam, ma senza farne per questo un futuro Stato teocratico nel senso storico del termine.
E' anche a partire da questo che il "Califfato" autoproclamato dallo Stato Islamico non fa altro che aggiungere ulteriore confusione a quella già presente nelle numerose rappresentazioni che intende darsi. In ogni caso, quest'alleanza di gruppi jihadisti - disparati e spesso contraddittori - che esercitano la loro tirannia sulle popolazioni che vivono nelle regioni del Medio Oriente da loro controllate, non può essere assimilato ad un qualsivoglia neo-califfato. Sarebbe, tutt'al più, nient'altro che una riattivazione immaginaria di quella che è stata la storia millenaria di diversi califfati islamici. Tali califfati, secondo Georges Gurvitch, si trovano iscritti nella memoria delle vecchie società globali di tipo "teocrazie carismatiche" quali erano gli Stati-imperi mesopotamici, babilonesi, assiri, ittiti, egizi, persi, cinesi, ecc.. Niente di analogo, né di equivalente, a un simile ordine può esistere oggi.
Notiamo qui, tuttavia - e questo rafforza la nostra tesi - una certa relativizzazione dell'influenza della religione nelle vecchie società di questo tipo. Gurvitch osserva che la teocrazia non era "altro che un comodo paravento ufficiale [...] e che sotto la copertura della struttura teocratico-carismatica, che rappresenta solo un'espressione informale e molto limitata, i fenomeni sociali nella loro totalità hanno una vita assai più ricca e molto più agitata di quanto possa apparire a prima vista" [*2]. Sì, ma quali?
E' a proposito di questa "agitazione" della vita collettiva - se si può usare questo termine che oggi si presenta così nichilista e mortifero - che oggi, a proposito di al-Qaeda, parliamo di una combinazione di forme comunitarie e di forme societarie. Con questo intendiamo forme di vita collettiva che combinano insieme appartenenze familiari, di clan, tribali, locali a rapporti sociali più astratti, più distanziati, più organizzati e più o meno gerarchizzati; tali insiemi non sono più sovrastati da un'unità superiore statale separata dalla comunità-società.
Il processo di statalizzazione della comunità-società esiste, ma non porta alla formazione di un'entità superiore, di un potere dominante separato. Si tratta del fenomeno storico che Jacques Camatte ha designato come lo Stato [*3] nella sua forma originale; dove per lui non si tratta di un "proto-Stato" che conterrebbe in sé uno Stato in fieri, bensì di un'unità superiore di tipo statale, ma non separata dalla comunità-società. In riferimento a tale approccio, abbiamo recentemente sviluppato [*4] un'analisi comparativa e critica dell'attuale Stato-rete e dello Stato nella sua forma originale all'epoca dei Sumeri e dei Babilonesi della Mesopotamia.
Alla luce di questi fenomeni sia storici che attuali, anche relativamente ad al-Qaeda, abbiamo proposto il concetto di comunità dispotica come il più appropriato a caratterizzare le forme ed i contenuti che si trovano ad operare in questi movimenti islamici terroristici.
Con la comparsa, negli anni 2010, di un'organizzazione militare-religiosa che si riferisce esplicitamente alla forma-Stato: "lo Stato Islamico", la nostra analisi rimane valida? No rispondiamo di sì. E diremo perché.
Il documento recentemente pubblicato da un giornale tedesco [*5] circa la strategia della creazione e dell'installazione dello Stato Islamico non invalida affatto la nostra critica del concetto di proto-Stato a proposito del potere islamico su quella regione. Ma in che termini può confermare il nostro approccio in termini di comunità dispotica?
Abbiamo a che fare con il documento di un ex colonnello dei servizi segreti delle forze aeree del regime di Saddam Hussein, che ha elaborato un piano generale di "costruzione dello Stato Islamico".
Se si considerano qui solamente le modalità interne dell'organizzazione progettata, e non le sue determinazioni geo-strategiche mondiali (in particolare, la volontà di riconquistare l'Iraq e di vendicarsi degli americani), quello cui si riferisce, non è il vecchio Stato arabo-nazionalista iracheno che si troverebbe convertito in Stato Islamico. Si tratta piuttosto di una sorta di comunità dispotica (senza un'unità superiore) nella quale la religione è un mezzo di dominio, e non un fine. Questa strategia non prefigura uno Stato-teocratico in senso storico e tradizionale.
Se ci riferiamo al termine di comunità (o di comunità-società), vediamo che è questo il modo in cui è stato concepito, in questo progetto, il controllo politico ed ideologico delle popolazioni attraverso i rapporti familiari (famiglie allargate in cui infiltrarsi per mezzo di matrimoni o di altre alleanze), rapporti di clan, tribali, di culto. E' attraverso l'entrismo in questi gruppi che viene messa in opera tale strategia; una strategia di intelligence combinata con l'intervento repressivo e terroristico di brigate-commandos. L'autorità superiore (il califfo: una riattivazione immaginaria) viene esercitata in maniera diffusa e non costituisce un'unità superiore separata dalla comunità-società. E' organizzata in corpi feudali-funzionari-poliziotti-militari. Quindi, non appaiono qui degli indicatori per cui si sarebbe in presenza di un proto-Stato che prefigurerebbe un futuro Stato di tipo Impero-Stato o Stato-reale o, certamente ancora meno, uno Stato-nazione. Ci si troverebbe molto più vicino ad una comunità dispotica funzionante per mezzo di reti formali, autoritarie e militarizzate, combinate con delle associazioni più o meno segrete, sicuramente religiose, ma anche mafiose.
Naturalmente, determinante in tutto questo è la dimensione geo-politica internazionale e le modalità di finanziamento, ma questi aspetti verranno ulteriormente sviluppati altrove.
- Jacques Guigou - maggio 2015 - Pubblicato su Temps Critiques, novembre 2015 -
NOTE:
[*1] - cfr.: « Al-Qaïda, un proto-État? Confusions et méprises», sul sito Temps critiques
[*2] - in Gurvitch G. « Les sociétés globales et les types de leurs structures », Traité de sociologie, Tome I, PUF, 1962 (p. 219).
[*3] - cfr «Émergence d’Homo Gemeinwesen», Invariance série IV.
[*4] - cfr Guigou J. «État-réseau et genèse de l’État», sul sito Temps critiques no 16, printemps 2012
[*5] - cfr Christophe Reuter, in Der Spiegel, tradotto e pubblicato su Le Monde del 28 aprile 2015 col titolo «Comment l’État islamique a progressé en Syrie».
fonte: Temps critiques
1 commento:
Era più facile combattere i "canati" dell''800, con i mezzi militari moderni. Sono come il pesce nell'acqua o come la mafia o come "L'araba fenice , che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa !" Cerca! cerca! ;)
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