sabato 15 marzo 2014

Il cappello di Carlo Tresca

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"Fra i membri più attempati della Lega, quelli che ricordo meglio sono Sam ed Esther Dolgoff, due personaggi davvero energici. Sam era un imbianchino che aveva imparato da solo sei lingue per essere in grado di tradurre materiale anarchico proveniente da tutto il mondo. Esther aveva conosciuto Emma Goldmann, e si vociferava che fosse stata arrestata nel tentativo di farla rientrare negli Stati Uniti attraverso il confine canadese. Avevano die figli, Abe, diminutivo di Abraham Lincoln Brigade Dolgoff, e Dets, diminutivo di Buenaventura Durruti Dolgoff.
Sam mi fece un po' da mentore, con le sue lunghe filippiche sulla storia del movimento anarchico. Mi regalò anche un cappello nero a tesa larga appartenuto a Carlo Tresca, l'anarchico italo-americano assassinato a New York nei primi anni quaranta, che indossai con immenso orgoglio per diversi anni. Purtroppo il mio rapporto con Sam si guastò quando alcuni di noi tentarono di stringere un'alleanza con l'ACTU, l'associazione dei sindacalisti cattolici. All'epoca a New York c'erano un mare di sindacati più o meno gestiti dalla malavita, che non facevano nulla per i loro iscritti; il loro unico scopo era sottoscrivere dei contratti con i boss. Quelli dell'ACTU stavano avviando un programma che mirava a riunire in una nuova organizzazione i portoricani iscritti ai sindacati mafiosi, e alcuni di noi ritenevano di dover dare una mano. Sam, essendo un acceso anticlericale, si opponeva con veemenza a qualsiasi tipo di rapporto con qualunque organizzazione di ispirazione cattolica. Non gli venne neppure in mente ( a dire il vero non venne in mente a nessuno, dato che eravamo tutti intransigenti nell'animo e odiavamo i comunisti con tutte le nostre forze) che il vero motivo per non collaborare con l'ACTU fosse il ruolo che aveva avuto nelle persecuzioni contro i comunisti, persecuzioni che avevano finito per minare le fondamenta del sindacalismo industriale negli Stati Uniti.
Ad ogni modo, Sam andò su tutte le furie, accusandomi di essere la mente dietro quella faccenda. Mi considerava ormai il Giuda Iscariota del movimento anarchico, e cominciò a presentarsi alle assemblee ubriaco marcio, maledicendomi in tutti i modi possibili. Le offese raggiunsero livelli tali che diverse volte dovettero tenermi fermo con la forza. Insomma, una bruttissima situazione, che fece male a entrambi. Mi ricordo che una sera, subito dopo avermi accusato di essere un fantoccio del Vaticano o qualcosa del genere, si sedette per poi rialzarsi vacillando e sbraitare «Ah, e rivoglio quel cazzo di cappello!»
Alla fine Sam e io riuscimmo a trovare il modo di riconciarci, ma comunque non ci parlammo per diversi anni."

da: Dave Van Ronk - Manhattan Folk Story: Il racconto della mia vita -

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella la storia del cappello di Carlo Tresca! Esisterà ancora?
Grazie,
Andrea D'Emilio, Pescara e pescarese.

BlackBlog francosenia ha detto...

Chissà! Van Ronk, del resto non fa menzione riguardo ad una sua eventuale restituzione del cappello in questione.

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