Finita la seconda guerra mondiale, in una Germania distrutta, sconfitta e umiliata, si muovevano diversi gruppi di ebrei. La maggior parte di essi si dedicava alla ricerca dei collaboratori del nazismo. Per lo più, si trattava di azioni individuali, comprensibili, ma di poco conto. Ma fra tutti, c'era un gruppo più audace, che aveva progettato l'avvelenamento degli acquedotti di diverse grandi città tedesche. Pensavano che, così facendo, avrebbero potuto uccidere sei milioni di tedeschi, in modo da poter vendicare i sei milioni di ebrei!
Poi, alla fine, per una ragione o per l'altra, il piano fu cambiato, e si risolse nell'avvelenamento di quei prigionieri, soldati delle SS, che attendevano di essere giudicati dagli americani. Il piano venne messo in pratica, e di questa storia esiste testimonianza in un documentario all'interno della serie televisiva di History Channel, "A caccia di nazisti", così come la rammenta, inoltre, in un suo articolo, Paul Lustgarten.
Nel documentario, si può ascoltare la testimonianza di uno dei membri del commando ebraico che preparava l'avvelenamento degli acquedotti, per portare a termine il quale si doveva far passare per un operaio tedesco; e le parole che continuava a sentire a proposito della situazione in cui si trovava la Germania, finita la guerra, i commenti erano «la colpa di tutto questo è degli ebrei». La colpa della sconfitta, la colpa dei bombardamenti alleati, la colpa della fine dello stato nazista, la colpa di tutta la guerra! A cos'era servito, ai tedeschi, venire a conoscenza dei campi di sterminio? A cos'erano serviti i milioni di morti, quando si continuava a pensare che la causa della sconfitta stava nel fatto che non erano stati uccisi abbastanza ebrei?
Certo, non tutti la pensavano così. Molti preferivano raccontarsi qualche storiella, del tipo che Hitler era pazzo e cose del genere. Erano le chiacchiere che si sentivano pronunciare dai tedeschi in coda alle pompe dell'acqua. Insomma, tutto il mondo era stato perseguitato ... e nessuno sapeva niente!
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