Una lettura interessante, quella di Manuel Chaves Nogales sulla guerra civile spagnola e sulla difesa di Madrid. Nel prologo di "A sangre y fuego" parla degli uomini portati frettolosamente in trincea, della loro mancanza di coperte e di come la stampa rivoluzionaria ovviò a questo fatto, usata in grande quantità ed avvolta sui petti e sulle schiene, assicurata con corde. Avevano l'aspetto di marionette di stracci, quei soldati, forse i più miserabili del mondo, con asciugamani annodati al collo come fossero foulard. Passa poi ad elencare i vari raggruppamenti. No, non quelli politici, ma quelli - come dire - di mestiere. C'erano "Los Figaros", il battaglione dei barbieri e parrucchieri, e "Los leones rojos", composto dai dipendenti di commercio, commessi e banconisti. Non manco nemmeno un "Batallón Deportivo" formato da giocatori di calcio, pugili ed arbitri: la sua sede si trovava negli uffici dell'attuale Real Madrid. E poi - siamo in Spagna, cazzo - c'era il Battaglione dei Toreri!
Di questa formazione ne parla anche un libro di Javier Pérez Gómez, "La brigada de los toreros, historia de la 96 Brigada Mixta del Ejército Popular". L'unità era comandata da tre matadores: el Litri II, capo della brigata, Fortuna Chico, comandante di un battaglione, e Parrita, capitano di una compagnia. Fra di loro, non c'erano figure di spicco dell'ambiente dei toreri. La maggioranza era costituita da subalterni, da giovani che facevano fatica, scendendo nell'arena, ad arrivare a fine mese. A tal proposito, c'è il fatto della famosa corrida in favore della Repubblica che si svolse a Madrid il 10 agosto del 1936, di cui esiste la famosa foto in cui si vedono Antonio García Bustamante «Maravilla», Cayetano Ordóñez «Niño de la Palma», Juan Rodríguez Ortega «Cagancho», Luis Gómez «Estudiante» e Félix Colomo procedere verso il centro dell'arena con il pugno alzato.
Beh, c'è da dire che dopo essere apparsi in questa foto, Maravilla, Cagancho ed el Estudiante, alla chetichella, passarono nella zona franchista. La spiegazione è semplice e logica, dal momento che la maggioranza di questi personaggi erano proprietari terrieri, che erano arrivati in alcuni casi, come quello di Marcial Lalanda, ad uccidere il fratello per appropriarsi delle sue aziende. Questo appropriarsi dei tori, in punta di fucile, era cosa abbastanza abituale, e controversa, anche per gli stessi repubblicani. Se legge il titolo che campeggia sopra la foto della corrida per la Repubblica, si vede che c'è un appello perché non vengano uccisi i tori nelle aziende (da parte dell'illegalità rivoluzionaria), in modo da mantenerli vivi per le "fiestas", durante il conflitto.
"Una sola preoccupazione inquieta adesso i toreri: che possano mancare i tori da combattimento. £ per evitarlo, chiedono che si faccia un appello a quanti oggi lottano dal lato del popolo. Che non si uccidano, per motivi di approvvigionamento, i tori da combattimento nelle aziende. La carne è la stessa ed è per il popolo; però se un toro coraggioso muore in un campo, per una fucilata, invece di combattere, in una plaza, fa una differenza dell'ordine di molte migliaia di pesetas, a favore del pubblico"
Ma i personaggi erano questi. Mentre si facevano la passeggiata con il pugno alzato, in mente loro pensavano di andare nella zona franchista quanto prima. Nel frattempo, però, la Asociación de Matadores de Toros y Novillos chiedeva ufficialmente armi alla Agrupación Socialista de la calle Piamonte e promuoveva il reclutamento dei suoi membri. Quello che era il "Sindacato professionale di tutti i lavoratori della tauromachia", si allineava decisamente dalla parte della Repubblica. Subito, le milizie da loro formate partirono verso il fronte di Guadarrama, agli ordini di Luis Prados «Litri II», il quale, in qualità di segretario del sindacato, era stato posto al comando dell'unità. Quelle che seguono, tratte dal libro, sono le storie di alcuni di loro.
Luis Prados Fernandez (detto Litri II) era nato nel 1902 a Madrid, cominciò ad esibirsi come giovane aspirante torero nella prima adolescenza, anche se dovette poi cominciare a guadagnarsi da vivere facendo il barbiere. Dopo una lunga gavetta, all'età di 25 anni riuscì ad accreditarsi tanto da comparire in esibizioni di una certa categoria e nel 1929 debuttò finalmente a Madrid come torero. Un giornalista dell'epoca evidenziò in lui un coraggio impressionante e una certa qual modestia nei mezzi.Forse proprio per questo venne relegato ben presto nel circuito delle novilladas minori: a Robledo de Chabela (Madrid) proprio in occasione di una di queste corse di paese, capitò che uno dei tori riuscisse a fuggire, raggiungendo addirittura la piazza del villaggio dove seminò panico e terrore. Litri II lo raggiunse e lì, nel centro del paese, gli diede due passi e lo fulminò con una stoccata perfetta. Gli anni successivi lo videro galleggiare nelle feste popolari, toreando fino a un massimo di dodici o tredici corse per stagione. Nel 1936, alle prime avvisaglie, non esitò e si arruolò volontariamente: il suo incarico civile di segretario dell'Associazione dei Toreri, e il coraggio smisurato che trasferì dalle arene al campo di battaglia favorirono la sua ascesa: arrivò a integrarsi nel Battaglione Galan, che confluì successivamente nel 5° Reggimento. Alla creazione della 96° Brigata, nella quale chiamò a combattere i colleghi toreri, Prados divenne presto maggiore comandante della formazione. Affiliatosi al PCE durante la guerra, fu in seguito catturato e sottoposto ad un lungo e discusso processo.
Tornò libero nel 1943, e riprese una seconda carriera taurina come subalterno in alcune cuadrillas, fino al giorno del ritiro. Si dedicò quindi alla sua attività commerciale: Litri II possedeva due bar a Madrid, il Bar Casa Litri sul Paseo de las Delicias, e il bar El Alcachofo in calle Francisco Silvela. Morì nel 1959.
Di origine basca, Juan Mazquiaran toreò con il soprannome di Fortuna Chico nella provincia di Madrid: debuttò nella capitale il 19 marzo del '26, e negli anni successivi alternò cornate e sfilate in arene come Bilbao, Alicante, Valencia, Madrid. Nel 1933 la sua carriera si impantanò, forse per le tante cornate ricevute negli anni. Si incorporò volontario nel Quinto Reggimento pur senza aver avuto nessuna militanza politica prima della guerra, e affascinato dalla figura del suo comandante Litri, ben presto raggiunse la 96° Brigata, del cui Battaglione 383 divenne quasi subito capo. Fu con questo incarico che partecipò a tutte le azioni fino alla fine della guerra: in questa stessa brigata combattevano anche suo fratello Raimundo, che era banderillero e faceva parte della sua squadra, e Cirilo, il fratello minore. Fortuna Chico fu catturato insieme a Litri, in provincia di Murcia. Dopo sette anni di carcere, il ritorno alla libertà: il suo tentativo di reinserirsi nel circuito delle novigliade fu piuttosto effimero e durò lo spazio di due brevi stagioni. I suoi studi di ragioneria gli guadagnarono un posto di lavoro in una fabbrica, dove rimase fino alla pensione: continuò a frequentare il bar di Litri, sul Paseo de las Delicias.
Rafael Barberan, Guillermo Martin Bueno e Luis Mera Sanchez passarono dalle spade con cui finivano i novigli nelle arene di provincia ai fucili che usavano al fronte. Luis Mera Sanchez, novigliero e banderigliero originario di Badajoz, entrò volontario nella 96°. Finita la guerra, rientrò nella capitale e riprese subito a toreare, formando parte della cuadrilla di Luis Diaz Madrilenito. Fu arrestato il 7 maggio del 1939, sulla Gran Via, poco prima di iniziare una corrida, accusato da un collega di essere un torero rosso.
Silvino Zafòn Colomer nacque a Estrella, nel 1908. Emigrò a 12 anni a Barcellona dove lavorò come garzone in una panetteria. Debuttò come novigliero nel 1928, toreando quell'anno 16 novigliade nel nord della Spagna e in Francia: si presentò a Madrid nel 1930. Le stagioni successive lo videro protagonista di una buona carriera con il soprannome di El Niño de la Estrella: arrivò a toreare 31 corse in un anno, e frequentò arene come Siviglia, Saragozza, Barcellona, Valencia, Madrid. Nel 1933 il suo nome era conosciuto in tutta la penisola spagnola, il maestro Jaime Teixidor scrisse un pasodoble per lui e la distilleria di Gregorio Fuertes imbottigliò un anice con il suo nome. Poco prima della guerra, si dava per certo il suo passaggio alla categoria superiore che avvenne nel maggio del '37 a Barcellona, in piena guerra civile. Fu poco dopo questa data che raggiunse la 96° Brigata, con ogni probabilità contattato da Litri, raggiungendo il grado di commissario di guerra. La sua carriera risentì molto della sua militanza nell'Esercito Popolare, e non ritrovò mai più lo slancio che aveva negli anni prima della guerra. Nel 1946 El Niño fu arrestato e imprigionato. Inviso alle autorità franchiste, decise di trasferirsi in Francia e installarsi a Orange: qui allacciò presto nuovi contatti con l'ambiente taurino della regione, riprendendo a toreare e cominciando a organizzare eventi. Morì nel marzo del '63 in uno sfortunato incidente in moto, ed è sepolto nella taurinissima città di Arles.
Saturio Toron, El Leon Navarro, fu un torero valoroso e un ottimo banderigliero: un giornalista dell'epoca scrisse una volta che Saturio Toron con il suo atteggiamento addirittura spaventava i tori, e perfino dava loro delle testate sulla fronte. Non esitò un solo secondo e si arruolò nelle file repubblicane: morì sul fronte di Madrid, il 1° gennaio del 1937, per l'esplosione di una granata.
Enrique Torres Herrero, di Valencia, debuttò nel 1927 e poco dopo fece una tournè in Messico. Tornò a Madrid l'anno successivo: ma dopo alcuni anni a pieno regime, la sua carriera bruscamente si arrestò e nel 1935 decise di ritirarsi. Il 26 settembre del 1936 ci riprovò, a Valencia. Poco dopo si unì alle milizie repubblicane, e al termine della guerra si trasferì in Sudamerica dove riprese la carriera taurina. Nel '49 una grave cornata rischiò di togliergli la vita.