giovedì 17 febbraio 2011

enigma

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E' il 1939, centinaia di migliaia di rifugiati dalla guerra civile spagnola languono nei campi profughi francesi. Fra questi, un veterano della campagna dell'Ebro che sta cercando inutilmente di contattare dei suoi conoscenti francesi. Ci prova di nuovo, seguendo un percorso clandestino. Il giorno seguente, due militari francesi di alto rango arrivano in macchina, minaccia il comandante del campo costringendolo ad aprire e a farli entrare. Cercano il veterano, lo trovano e se lo portano via, mentre alcuni dei rifugiati si interrogano sul fatto accaduto. Un traditore della Repubblica, secondo alcuni, altrimenti, se no, perché i francesi avrebbero mostrato tanto interesse?
L'uomo era Antonio Camazón. La sua abilità? Decifrare codici.
La storia di Camazón è affascinante, e ancora oggi rimane un enigma. Nato a Valladolid al 1901, studiò matematica a Madrid. Si arruolò nella polizia, dove divenne commissario, e successivamente passò ai servizi segreti. Il suo lavoro nel nord Africa lo mise in contatto con un collega francese, Gustave Bertrand. Quando, dopo tre anni di guerra, dovette attraversare il confine, nel 1939, Bertrand  lo stava aspettando. Adesso era il comandante del servizio di criptoanalisi dello Stato Maggiore francese. Bertrand chiese a Camazón che lo aiutasse a mettere in piedi un servizio di intercettazione e la decifrazione. Camazón accettò.
La loro destinazione era una castello a nord-est di Parigi, chiamato PC (Posto di Comando) Bruno. Quando arrivò lì, Camazón insierme ad altri 6 spagnoli formò il Team D. Ufficialmente erano arruolati nella Legione Straniera, ma il fatto che fosse stato il Generalissimo Gamelin a dare la sua benedizione ai nuovi arrivati rendeva chiaro che non si trattava di comuni reclute. Più tardi si unì a loro un gruppo di immigrati polacchi, la squadra Z, composta di criptoanalisti polacchi fuggiti dalla Polonia occupata dai nazisti. I loro nomi, Rejewski, Rozycki, Zigalski, sono ben noti perché furono i primi a decifrare il codice militare tedesco Enigma. A Bruno, polacchi e repubblicani spagnoli, battuti ma non sconfitti, continuarono a combattere un nemico comune.
Dopo la caduta della Francia nel 1940, Bertrand ed i suoi compagni continuarono la loro opera di spionaggio in clandestinità. Sparirono allo sguardo di Vichy e si stabilirono nel sud della Francia, in un nuovo Quartier Generale, chiamato Cadix. Le segnalazioni raccolte e decifrate venivano mandate in Inghilterra, dove gli Alleati ne avrebbero fatto buon uso. Dopo, quando la Francia "non occupata" venne occupata, Cadix fu smantellata ed i suoi membri inviati in fretta in Algeria. Il gruppo polacco alla fine riuscì a raggiungere l'Inghilterra, ma di Camazón e dei suoi uomini non si è saputo più nulla per 60 anni: come se fosse stato inghiottito dalla terra.
Solo oggi sono stati trovati, e messi insieme, alcuni pezzi del puzzle. o Camazón e il gruppo degli spagnoli decisi a continuare ad aiutare la causa, si erano nascosti fino a quando finalmente riuscirono a contattare le truppe alleate sbarcate nel Nord Africa. Quindi, passarono in Italia, fino in Germania, accompagnando i soldati che combattevano contro il nazismo in Europa. A guerra finita, le persone come lui erano molto apprezzate, e subito accettò un impiego in Francia, al Ministero degli Esteri, che ovviamente non aveva niente a che fare con la burocrazia. Un giorno, due rappresentanti nordamericani si presentarono a casa sua per tentarlo con un'offerta migliore. Camazón fu quasi sul punto di accettare, ma decise di rimanere fedele al paese che lo aveva accolto e con cui aveva condiviso tanta fatica. Gli americani insistettero, ricordandogli che la Francia non era il suo paese; ma l'aragonese rispose chiaramente: "Non verrò negli Stati Uniti, perché nemmeno quello è il mio paese."
I rimanenti anni di Camazón sono avvolti dall'oscurità. Si ritiene che continuò a lavorare nei servizi di decifrazione del governo francese. In tutto quel tempo, non dimenticò mai la sua appartenenza politica. Esiste una lettera, firmata di suo pugno nel 1956, che dimostra il suo impegno per i resti della Repubblica spagnola in Francia. Si ritirò nel 1966 e tornò in Spagna. Anche se la polizia lo sottopose ad un accertamento, nessuno sembrava avere nulla contro di lui, e poté sistemarsi tranquillamente con la sua famiglia a Jaca. Lì visse gli ultimi anni della sua vita, fino alla morte avvenuta il 19 ottobre 1982.
Recentemente, l'Università di Saragozza ha presentato in forma ufficiale un fondo documentale a lui dedicato. La tematica di quei libri suggerisce che il suo proprietario era stato una spia o un diplomatico. Tanto che ha ricevuto il nome, non ufficiale, di "Biblioteca della spia."
Abbiamo appreso ora che si tratta di una parte della biblioteca di Antonio Camazón, un uomo che parlava più di una dozzina di lingue. La biblioteca della Spia è un tributo alla statura culturale del suo ex proprietario. Consiste di più di 800 dizionari, grammatiche, lessici e vocabolari di quasi duecento lingue del mondo, dal bretone al sanscrito, dal nepalese al tuareg, dal maori al finlandese. Comprese lingue assai poco crittografiche, come il sumero e maya.
Senza dubbio, però, Camazón si è portato i suoi miglior segreti nella tomba. Presso l'Università di Saragozza si può trovare un libro sulla crittografia scritto da lui stesso, ma poco altro. I suoi quaderni pieni di annotazioni sono finiti nella pattumiera, e anche la sua corrispondenza. I suoi libri sulla crittografia sono scomparsi. Il suo lavoro come criptoanalista nelle due guerre cui prese parte continua ad essere segreto. E, dopo tre quarti di secolo, questo franco-aragonese continua ad essere indecifrabile!

(info tratte da http://amazings.es/2011/02/17/los-siete-de-camazon/ )

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