mercoledì 23 febbraio 2011

tigri

tigri

Il debito - se di debito si tratta - più che con Salgari, Taibo c'è l'ha con Philip J. Farmer. E lo ammette, da subito, fin dall'introduzione, questo debito. "Solo l'inconscio è democratico" - laddove, si sa, 'inconscio' è una parola un po' più ricercata, da usare, per 'anima'. E, nell'anima, i personaggi cosiddetti di fantasia hanno altrettanta cittadinanza dei personaggi realmente esistiti. Non c'è da stupirsi, dunque, se Yanez intrattiene una corrispondenza epistolare con Engels, o se il Moriarty di Conan Doyle, avversario di Sherlock Holmes, sia l'antagonista di Sandokan. Le tigri della Malesia ritornano (e, forse, non sono mai andate via) nel libro di Ignacio Paco Taibo II, e vengono a ricordarci come ci sentivamo, da ragazzi, a leggerle, le tigri, di notte, fino a tirar mattina. Tornano, le tigri, e tornano in un momento in cui un mondo altro dal nostro si sta infiammando di rabbia e di sdegno. Tornano, acciaccati e in là con gli anni, forse simili a quel che siamo, forse per cercare, un po' furbescamente, di rimanerci vicino, di non allontanarsi troppo, invecchiando insieme a noi. Negli anni, anch'esse, le tigri, hanno imparato a conoscere ed amare quello che anche noi abbiamo imparato. E ce ne parlano, in questo libro. C'è un pianoforte, portato sulle barricate della Comune, c'è una poesia di Louise Michel, e c'è altro, tanto altro. C'è, soprattutto, un appello, una chiamata a ricostruire l'idea.
"L'idea di Mompracem, la leggenda di Mompracem, l'isola degli uomini liberi in un oceano di padroni e schiavi."
E per farlo, serve più - per dirla con Taibo - un antimperialismo dal sapore salgariano di un antimperialismo dal sapore leninista, come - sempre con Taibo - serve di più l'aver letto la storia di Edmond Dantes, che Marx!

Paco Ignacio Taibo II
Ritornano le tigri della Malesia
Tropea Editore - 16 euri e 90

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