giovedì 17 agosto 2006

ritratti


M.A.B. (1814-1876)

"Bramo una cosa solo - gridava - quel sentimento d'indignazione
che mi è sacro, sino alla fine conservare integro e intatto! -
Imbonitore da fiera, testone, cosacco maledetto! - E' l'amore
del fantastico uno dei vizi capitali della mia natura. - Maometto
senza Corano! - La calma mi conduce alla disperazione. - Un
giocoliere, un papa, uno gnorri! - Il suo cuore e la sua testa
sono di fuoco. "

Sì, Bakunin, proprio così dev'essere stato. Un perpetuo nomadismo,
un forsennato smemorarti di te stesso. Insopportabile,irragionevole, impossibile fosti!
Per conto mio, Bakunin, torna pure, o rimani laddove sei.

"Una lunga figura in marsina blu" sulle barricate di Dresda,
"un volto che sprigionava la più virulenta dele collere." Fuoco
al teatro dell'Opera! E quando tutto fu perso, "pretese, con in
mano la pistola, che il governo rivoluzionario provvisorio
accettasse di saltare in aria (insieme a lui). (Stupefacente sanguefreddo)."
A grande maggioranzza quei signori respinsero la mozione.

Ti ricordi, Bakunin? Sempre la stessa storia. Certo che hai dato fastidio.
Non c'è da meravigliarsene. E continui a dare fastidio. Capisci?
Dai fastidio punto e basta. E perciò ti prego, Bakunin: ritorna.

Interrogato, incatenato al muro nelle casematte di Olmutz,
condannato a morte, deportato in Russia, "graziato al carcere perpetuo:
un essere estremamente pericoloso!" Nella sua cella un amico influente
fa portare un pianoforte Lichtenthal. I denti gli vanno cadendo.
Per la sua opera "Prometheus" inventa "una dolce, struggente melodia,
e per scandirla dondola con fare di bimbo la sua testa leonina."

Ah! Bakunin, questo sei tipicamente tu. ("Dondola la sua testa leonina"
ancora cent'anni dopo, a Locarno). E poiché sei tipicamente tu,
e poiché non ci puoi comunque aiutare, Bakunin, rimani laddove sei.

Relegato in Siberia, fuggito lungo il ceruleo gelo dell'Amur
al di là dell'oceano Pacifico, su brigantini, slitte, cavalli,
treni espressi, attraverso la desertica America, sei mesi interi
senza sosta e infine, a Paddington, poco prima di Capodanno,
precipitatosi dal calesse su per le scale, si getta
tra le braccia di Herzen e grida: "Dove si trovano qui delle
ostriche fresche?"

Poiché tu, tutto sommato, sei incapace, Bakunin, poiché sei negato
come modello come redentore come burocrate come Padre della Chiesa
come poliziotto di destra o di sinistra, Bakunin: ritorna, orsù, ritorna!

Di nuovo l'esilio. "Non solo il frastuono della sommossa, il rumore dei club,
il tumulto nelle piazze; anche l'agitazione della vigilia,
anche gli accordi, le cifre, le parole d'ordine, lo rendevano felice."
Gran senzatetto, perseguitato dalle leggende, dai si dice, dalle calunnie!
"Cuore magnetico", ingenuo e prodigo! "Imprecava e inveiva,
rincuorava e risolveva, per intere giorni e intere notti".

Non è forse così? E poiché la tua "attività", il tuo "ozio", il tuo "appetito",
il tuo "eterno sudare sono di dimensioni sì poco umane",
come tutto te stesso d'altronde, perciò ti esorto, Bakunin, rimani laddove sei.

Dice il suo biografo, l'onnisciente; era impotente. Però Tatiana,
la sorellina proibita, intenta a suonare l'arpa nella bianca casa signorile,
lo faceva impazzire. Nondimeno i suoi tre figli non sono suoi.
Eppure a Necaev, il mitomane, l'assassino, il gesuita, il ricattatore
e martire della Rivoluzione, egli scriveva: "Mio piccolo tigre, mio boy,
mio indocile prediletto! (Il despostismo degli illuminati è il peggiore)."

No, non parliamo d'amore, Bakunin. Tu morire non volevi.
Non eri l'angelo politico-economico della morte. Eri frastornato
come noi, ed eri senza malizia. Ritorna, Bakunin! Bakunin, ritorna.

Infine la notte a Bologna. Era d'agosto. Lui stava alla finestra.
Tendeva l'orecchio. In città nessun segno di vita. Dalle torri rintocchi d'orologi.
L'insurrezione era fallita. Sopraggiungeva la luce. In un carro di fieno
trovò da nascondersi. Rasata la barba, in abito da prete
un paniere d'uova in mano, occhiali verdi, con l'aiuto di un bastone
zoppicò fino alla stazione, per morire in Svizzera, a letto.

Sono tempi ormai lontani. Allora era forse troppo presto, come sempre,
o troppo tardi. Niente ti ha oppugnato, niente hai dimostrato,
e perciò resta, resta dove sei, o, per conto mio, ritorna pure.

"Enorme massa di carne e di lardo", idropisia, morbi vescicali.
Fragorosamente ride, incessantemente fuma, ansima, assillato dall'asma,
legge telegrammi cifrati e scrive con inchiostro simpatico:
"Sfruttare e governare: la stessa identica cosa". E' gonfio e sdentato.

Tutto è cosparso di cenere di tabacco, cucchiaini, giornali.
Davanti alla casa gironzolano le spie. Ovunque caos e sporcizia. Il tempo passa.

L'odor di polizia continua a impregnar l'Europa. Perciò, e
perché in nessun tempo e in nessun luogo,
Bakunin, è esistito, esiste o esisterà un monumento a Bakunin,
io ti prego, Bakunin: ritorna, ritorna, ritorna.

- Hans Magnus Enzensberger -

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