giovedì 26 settembre 2019

Respirare

L'angelo della storia e Kafka
- di Benoit Bohy-Bunel -

Benjamin e Kafka; collegamenti

L'angelo della storia di Benjamin contempla il passato, le rovine (il disastro), ed ecco che una tempesta lo spinge verso l'avvenire. Ma è proprio perché non si volta, e rimane avvinto alla memoria di questo disastro, che la  tempesta lo solleva. Se avesse lo sguardo rivolto unicamente verso l'avvenire, il disastro passato non verrebbe riconosciuto, e il vento della rivoluzione non potrebbe soffiare. Perfino in un mondo "migliore", o piuttosto meno disastroso (post-rivoluzionario), l'angelo della storia avrà le spalle girate, e rimarrà rivolto al passato, dal momento che non c'è nulla, nemmeno un mondo "migliore", che possa giustificare il disastro assoluto, né possa giustificare che ci si dimentichi del disastro assoluto. Ed è proprio perché noi continueremo a preservare la memoria di un tale disastro che questo mondo sarà "migliore".

Questa metafora benjaminiana (ispirata da un dipinto di Klee, Angelus Novus) [*1], evoca un breve testo, un aforisma di Kafka intitolato HE [*2]. L'uomo si situa, si colloca in una crepa, in una fenditura nell'intersezione fra passato e avvenire. Il passato agisce come se fosse una forza che spinge in avanti, ed il futuro come una forza che spinge indietro. L'uomo è compresso, asfissiato. Come può, egli, solo pensare, e agire di conseguenza?
L'angelo benjaminiano - dato che egli interrompe, a partire dal suo riconoscere il disastro (per mezzo della sua memoria dolorosa), la forza del passato che spinge in avanti, dal momento che le sue spalle sono girate ed egli riflette - abolisce questa asfissia, e per lui il futuro diventa una tempesta che lo attrae (non più una forza che lo respinge). Egli risolve il dramma di Kafka, ma non lo sa (se lo sapesse, non lo risolverebbe).

Per mezzo della memoria dei vinti, e grazie ad essa, lo spazio si allarga, e si comincia a respirare meglio (dove l'ispirazione rimane la condizione per lo slancio rivoluzionario).

- Benoit Bohy-Bunel - 25 settembre 2019 -

NOTE:

[*1] -« 9. “La mia ala e’ pronta al volo, ritorno volentieri indietro, poiché restassi pur tempo vitale, avrei poca fortuna” (Gerhard Scholem, Il saluto dell’angelo)
C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, é questa tempesta.» ( da: TESI DI FILOSOFIA DELLA STORIA, di Walter Benjamin)

[*2] - «Tutto quello che fa gli sembra, sì, straordinariamente nuovo, ma, in corrispondenza di questa assurda abbondanza di novità, anche straordinariamente dilettantesco, quasi insopportabile, incapace di diventare storico, tale da spezzare la catena delle generazioni, da interrompere per la prima volta fin giù nel profondo la musica del mondo, finora per lo meno intuibile. Talvolta, nella sua superbia, egli teme più per il mondo che per sé.» (Kakfa, Aforismi e sentenze, p. 549

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