venerdì 20 settembre 2019

Ci sono più «cose» …

Reificazione e Cosificazione
Le categorie di base della teoria della Reificazione e della Cosificazione di Marx, e la loro Costruzione Logica
- di Tomonaga Tairako -

Reificazione e Cosificazione (Versachlichung und Verdinglichung)
In questo articolo, cercherò di stabilire le categorie di base che costituiscono la teoria della reificazione (Versachlichung) e della cosificazione (Verdinglichung) in Marx. Nel contempo, renderò conto di quella che è la loro costruzione logica, con l'obiettivo di riconsiderare il reale significato di queste teorie.

La lingua tedesca possiede due parole per potersi riferire al termine «cosa», ossia «Sache» e «Ding». Questi due termini hanno significati diversi anche in quella che è la lingua tedesca odierna di tutti i giorni: «Sache» si riferisce al discorso, all'attività, alla circostanza, alla causa (politica o sociale), in breve, si tratta di qualcosa che deve la propria esistenza ad una situazione di relazioni sociali complesse, mentre il termine «Ding» fa riferimento alla cosa materiale o naturale. Marx considera l'essenza comune alla merce, al denaro e al capitale come se fosse un'inversione fenomenica delle relazioni tra le persone e le relazioni tra le cose («Sachen»). In questa fase, la mistificazione nelle relazioni economiche si trova in una prima tappa, in quanto la cosa («Sache»), come tale, rappresenta una relazione sociale. Tuttavia, quando l'inversione compie un passo ulteriore, da «Sache» a «Ding», la dimensione delle relazioni tra le cose («Sachen») viene rimossa, e la cosa («Ding») appare solamente come  detentrice di proprietà diverse. Al fine di illustrare questa seconda tappa dell'inversione, faremo uso del seguente esempio: il profitto, l'interesse e la rendita derivante dalla terra, essenzialmente non sono altro che differenti forme fenomeniche di plus-lavoro oggettivato, che il capitale industriale estrae gratuitamente dai lavoratori salariati. Tuttavia, a livello di quella che è la superficie fenomenica, le loro relazioni con il plus-lavoro dei produttori diretti vengono del tutto rimosse; quindi, i mezzi di produzione, il denaro e la terra, appaiono come se fossero naturalmente dotati della capacità di poter generare  spontaneamente profitto, interessi e rendita come se fossero dei veri e propri frutti. Nel suo ultimo stadio, questo tipo di mistificazione delle relazioni economiche viene chiamata «cosificazione» («Verdinglichung»), che significa la conversione di «Sache» in «Ding», e che si differenzia concettualmente dalla «reificazione» («Versachlichung»), la quale invece consiste nella conversione della persona in una cosa «Sache»). Ora, spiegherò lo sviluppo concettuale della Reificazione e della Cosificazione in relazione alla Merce.

Ebbene, Marx comprende il sistema economico capitalista come se fosse una relazione reificata tra produttori, formulando quindi le fondamentali categorie produttive della reificazione all'interno della sua Teoria delle Merci. Com'è noto, Il Capitale di Marx comincia con questa celebre frase: «Der Reichtum der Gesellschaften, in welchen kapitalistische Produktionsweise herrscht, erscheint als “ungeheure Warensammlung,” die einzelne Ware als seine Elementarform. Unsere Untersuchung beginnt daher mit der Analyse der Ware.» [La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come un'«immane raccolta di merci» e la merce singola si presenta come "sua forma elementare. Perciò la nostra indagine comincia con l'analisi della merce.] (Karl Marx, Das Kapital, Erster Band, Karl Marx/ Friedrich Engels, Werke, Bd. 23, Dietz Verlag, Berlin 1962, S. 49. MEW, 23: 49.).

Come vediamo, la prima frase del Capitale è fondamentalmente significativa se vogliamo ottenere una chiara comprensione di quella che è la Teoria della Reificazione.

Nel Capitale, Marx cataloga il lavoro che crea merci come lavoro privato, il che significa che esso deve assumere un carattere sociale dal momento che - sebbene esso venga svolto in totale disprezzo per quello che è il lavoro degli altri - dal momento che deve dipendere da essi, per quanto siano costitutivi della divisione sociale del lavoro; ciascuna unità di lavoro deve assumere un carattere sociale, a prescindere dal fatto che in primo luogo questo lavoro rimane privato. Affinché ciascuna unità di lavoro privato possa funzionare come parte di quello che è un sistema spontaneo di divisione del lavoro, questa deve assumere un duplice carattere: per prima cosa, ogni lavoro privato - utile e specifico - deve soddisfare una necessità sociale; seconda cosa, ogni lavoro privato deve essere formalizzato e reso intercambiabile in quanto uguale all'altro.

Tuttavia, nella loro azione produttiva, i lavori privati non dimostrano  di avere questo duplice carattere, poiché essi vengono svolti senza che si consideri il lavoro degli altri. Pertanto, non possono esprimere il loro carattere sociale - in quanto parte integrante costitutiva la divisione del lavoro - fino a che i prodotti di queste attività non vengano scambiati con altri prodotti. A partire dalla necessità che le relazioni sociali tra le persone, nelle loro attività produttive, appaiano indirettamente come se fossero relazioni sociali tra cose («Sachen»), il carattere sociale dei lavori privati (costitutivi della divisione sociale del lavoro) dev'essere oggettivato come proprietà dei prodotti del lavoro, come proprietà materiali-«cosiche» («dinglich») duplici, dal momento che come valore della merce rappresentano sia valore che valore d'uso.

Ciò che conta qui, è il carattere di essere specificoSeincharakter») del valore di una merce, dal momento che il suo valore d'uso lo si trova immediatamente incorporato in tale merce come se fosse una cosa («Ding»). E il fatto che nel contesto della divisione spontanea del lavoro si possa o meno soddisfare una qualche necessità sociale specifica, dipende solo dalla qualità sociale che esso contiene, mentre, al contrario, il valore di una merce non è altro che una proprietà invisibile in ciascuna merce, nonostante il fatto che il valore si formi in quanto proprietà materiale immanente della merce.

L'obiettivo della Teoria della Forma Valore consiste nello spiegare come tale valore essenzialmente invisibile possa essere espresso fenomenicamente. Nel Capitale, Marx comincia la sua analisi della apparizione della forma valore facendo un esempio abbastanza noto, vale dire, quello per cui « 2 mq. di lino equivalgono ad una giacca. » In questa semplice relazione di valore, i 2 mq. di lino rappresentano una merce il cui valore viene espresso, mentre la giacca non possiede altro, se non offrire alle altre merci una base materiale per quella che è la loro espressione di valore. Marx chiama la prima merce col nome di forma relativa di valore, mentre, la seconda, è la forma equivalente, o semplicemente, l'EquivalenteÄquivalent»). Nella relazione semplice di valore, in primo luogo, il lino equivale alla giacca in quanto proprio valore riflesso («Wertspiegel») o in quanto corpo di valore («Wertkörper»).

Per valore riflesso, Marx intende uno specchio che riflette un valore che esiste in quanto proprietà invisibile di una merce (il lino, in questo caso), mentre la cosa valore allude ad un valore d'uso (in questo caso, la giacca) che, immediatamente nella sua forma di uso concreta, incorpora il valore. In questo modo, una merce che gioca il ruolo di equivalente (la giacca) acquisisce una proprietà che consiste nell'intercambiabilità diretta. Mediante questa deviazione (attraverso la quale una merce che gioca il ruolo di equivalente viene riconosciuta come un corpo di valore valido) il lavoro utile concreto che produce la giacca è, a sua volta, ridotto di fatto a causa del lavoro umano astratto. In questo modo, in primo luogo, gli conferisce la facoltà di incorporare direttamente - nella sua forma concreta di valore d'uso - il carattere di valore comune alle merci. Perciò, il lino esprime il suo proprio carattere di valore e di intercambiabilità non appena e solo quando può essere eguagliato alla giacca, in modo che il tessuto che produce il lino possa così essere anch'esso riconosciuto come lavoro umano astratto, nella misura in cui oggettivizza valore. E questa è la seconda deviazione nell'espressione del valore.

Il valore di una merce che si trova nella forma relativa di valore mostra il valore in quanto esso è una relazione sociale, giacché questo (il valore) dev'essere espresso in una certa quantità di valore d'uso dell'altra merce (la giacca). Dall'altro lato, la merce che si trova nella forma di equivalente (in quello che è il suo carattere specifico concreto) può essere riconosciuta come forma tangibile di valore, e appare fenomenicamente solo in quanto possiede una proprietà naturale inerente l'intercambiabilità diretta. Nella merce come equivalente, la forma valore resta agglutinata con il valore d'uso e viene trasformata nella proprietà di una cosa («Ding»). Per mezzo di una simile trasformazione, l'equivalente sembra possedere la proprietà dell'intercambiabilità diretta anche al di fuori della relazione di valore menzionata prima, sebbene questa facoltà possa essere effettiva solamente in relazione al valore in cui il lino resta relazionato con la giacca in quanto equivalente. Come vedremo più avanti, Marx definisce la relazione sociale che genera una proprietà naturale sociale («gesellschaftliche Natureigenschaft») come una CosificazioneVerdinglichung»).

Ogni lavoro, come tale, possiede un duplice carattere, sia in quanto lavoro utile concreto e, allo stesso tempo, come una data quantità di dispendio di forza lavorativa umana in generale, la quale può essere applicata ad altri propositi produttivi. In tal senso, il lavoro umano astratto è onnipresente nella storia umana, e tuttavia ciò che caratterizza la produzione capitalistica di merci affonda le sue radici in ciò che è l'oggettivazione di tale lavoro umano astratto, e assume una forma di valore specifica, distinta dal valore d'uso, la quale non può essere riconosciuta come ricchezza fino a che il valore del prodotto non venga realizzato, vale a dire, scambiandolo, i quanto corpo di valore, con denaro. Il lavoro che è stato speso nei prodotti che non possono essere scambiati perdono anche quella che è la loro utilità stessa, cosa che risulta essere abbastanza problematica per i lavoratori, come possessori di forza lavoro in quanto merce. Pertanto, il valore - come cosa che si contrappone al valore d'uso e che è provvisto di un potere sociale che determina il destino del valore d'uso - è, in quanto tale, una relazione sociale «cosificata» («verdinglicht»).

Nei suoi manoscritti preparatori per la seconda edizione del I Volume de Il Capitale, relativi alla Teoria delle forme di valore, Marx, chiaramente, intende il valore come una relazione sociale unica:
«[…] das Verhältniss der Arbeitsproducte zweiander als Ausdrücke dieser selben Einheit ist ihr Wertsein […] Ein Arbeitsproduct, für sich isolirt betrachtet, ist also nicht Werth, so wenig wie es Waare ist. Es wird nur Werth, in seiner Einheit mit andrem Arbeitsproduct, oder in dem Verhältniss, worin die verschiednen Arbeitsproducte, als Krystalle derselben Einheit, der menschlichen Arbeit, einander gleichgesetzt sind…Da der Werth der Waaren nichts ist ausser ihrem Verhältniss zur Arbeit als ihrer gemeinschaftlichen Substanz kann dieser Werth einer Waare auch nur erscheinen in einem Verhältniss, worin sie sich zu andrer Waare als Werth verhält, oder nur im Werthverhältniss verschiedner Waaren. Hence kann Werthausdruck nur gefunden werden, oder die Waare können nur Werthformen erhalten, im Verhältniss verschiedner Waaren. Diess zeigt uns, wie die Werthform aus der Natur der Werthes selbst entspringt.» (Ergänzungen und Veränderungen zum ersten Band des Kapital, Marx-Engels Gesamtausgabe, II/6, Dietz Verlag, Berlín, 1987, p. 31. De aquí en adelante las citas provenientes de esta edición serán abreviadas como MEGA II/6: 31).
[ « [...] la relazione dei prodotti del lavoro tra di loro in quanto espressione di questa unità costituisce il loro essere-valore [...] Pertanto, considerato in modo isolato, un prodotto del lavoro non ha più valore di una merce. Arriva ad essere valore solo nella sua unità con altri prodotti del lavoro, e nella relazione in base alla quale i diversi prodotti del lavoro - in quanto cristalli di una medesima unità, ossia, lavoro umano - vengono equiparati fra di loro [...] Il valore delle merci non è niente al di fuori di quella che è la loro relazione con il lavoro, in quanto sua sostanza comune, o nella loro relazione fra di esse in quanto espressione di questa [sostanza comune], in modo che il valore di una merce possa apparire solo in un rapporto nel quale una merce si relaziona con un altra come valore, o solamente nella relazione di valore delle diverse merci. Di conseguenza, l'espressione del valore può essere trovata - ovvero, le merci possono assumere la forma di valore - solo in relazione a merci differenti. Questo ci mostra come la forma del valore emerga a partire dalla natura del valore in quanto tale.» (MEGA II/6: 31.).

Ciò che caratterizza la società capitalistica produttrice di merci deriva dal carattere sociale unico dei lavoratori privati che, nonostante siano totalmente dipendenti l'uno dall'altro, si vedono privati della propria socialità. In questa società, le relazioni sociali tra i produttori privati ci appaiono come relazioni sociali nella dimensione del lavoro, solo che esse assumono una forma invertitaverkehrt») di apparenza, come se fossero relazioni sociali delle cose («Sachen») tra di esse. Perciò, l'inversione («Verkehrung») delle relazioni sociali tra le persone in relazioni sociali tra cose può essere definita come ReificazioneVersachlichung»); ciò significa un processo che, nella dimensione delle relazioni sociali, muta dalle persone alle cose, di fatto, e attraverso questo muta anche il carattere sociale del lavoro privato, il quale appare come una proprietà socio-naturale inerente alla merce in quanto cosa.

La merce appare fenomenicamente come se acquisisse in maniera intrinseca questa proprietà naturale, anche al di fuori delle relazioni tra le cose. Questa inversione delle relazioni sociali della cose, in proprietà naturali sociali delle cose, con il conseguente approfondimento di quello che è l'occultamento e la mistificazione delle relazioni sociali, può essere definita come CosificazioneVerdinglichung»), che Marx distingue chiaramente dalla «Versachlichung» in quanto si tratta della prima tappa del processo di mistificazione.

Tra la «Reificazione» e la «Cosificazione», Marx stabilisce quella che è una minuscola differenza, peccato però che i traduttori inglesi e francesi de Il Capitale abbiano ignorato del tutto tali differenze concettuali tra «Sache» e «Ding», così come hanno ignorato anche quelle tra reificazione e cosificazione. Questa confusione ha portato tali traduttori a sviluppare in gran parte delle traduzioni assai carenti dei testi economici di Marx.[...]

Quindi, la Teoria marxiana della Reificazione e della Cosificazione consiste di tre tappe logiche:
1) - l'inversione che porta al capovolgimento delle relazioni tra persone che si rovesciano in relazioni tra cose («Sachen») (è questa la Reificazione);
2) - L'inversione che converte le relazioni reificate delle cose («Sachen») in proprietà socio-naturale delle cose («Dinge») (e questa è la Cosificazione); e infine
3) - L'inversione delle relazioni di produzione tra le persone che vengono convertite in relazioni reificate e cosificate delle cose, le quali, a loro volta, incarnano quelle che sono le proprietà socio-naturali (Reificazione-Cosificazione).

- Tomonaga Tairako - Pubblicato il 5/3/2019 su Marxismo Critico - Praxis Conciencia y Libertad -


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