Quest'opera-mondo, che racconta la creatività umana, la letteratura, il pensiero, le arti figurative e la musica, dai lirici greci a Bob Dylan, da Catullo a Maria Callas, dal Gilgamesh a Roberto Bolaño - ognuno può trovare il ''da/a'' che preferisce, il più divertente, il più coerente, il più assurdo, il più iperbolico - è forse, prima di tutto, un atto d'amore. Amore verso la vita, prima ancora che verso la lettura, perché non c'è pagina, che parli di poesia T'ang, di sapienti indiani, di Marziale o di Friedrich Nietzsche, in cui non si intraveda nitidamente la vita del ragazzo, del giovane, dell'uomo che su quelle pagine si è entusiasmato, si è interrogato e ha sognato, e che di quelle pagine si è nutrito fino a tramutarle in sua carne e suo sangue.
(dal risvolto di copertina di: "Lettori selvaggi", di Giuseppe Montesano. Giunti, 1.920 pp. 50 euri)
Un viaggio attraverso il tempo e i libri dedicato ai lettori selvaggi
- di Marilù Oliva -
"Il mondo falso che ci viene inflitto non basta a nessuno, a tutte le vite manca qualcosa di essenziale, e per trovare ciò che manca bisogna saperlo immaginare. Leggere vuol dire evocare apparizioni che ci mostrano tutte le vite che potremmo avere, e tutti i mondi che ci sono dentro il mondo".
Ecco come Giuseppe Montesano, scrittore napoletano e insegnante di filosofia, inizia "Lettori selvaggi" - sottotitolo: "Dai misteriosi artisti della preistoria a Saffo a Beethoven a Borges, la vita vera è altrove" - da pochissimo uscito per Giunti Editore.
Un inno alla lettura attraverso una mappa dedicata a innumerevoli opere di poeti, narratori, artisti, scienziati, registi e musicisti. Un percorso che si innalza anche ad autobiografia universale e romanzo collettivo, un viaggio non propriamente saggistico, ma molto di più: perché le voci qui immortalate ci raccontano esistenze dove possiamo trovare scampoli della nostra stessa dannazione o della nostra stessa salvezza.
Ma anche echi per vivere o immaginare, in futuro, giorni migliori. E dal momento che la lettura è considerata una delle poche armi rimaste a chi non voglia soccombere "all'onnipresente sistema della menzogna", è lecito che quest'arma venga appresa e utilizzata a seconda delle nostre scelte strategiche o alla maniera suggerita da Pennac.
Così potrete sfogliare a piacimento queste 1919 pagine, saltando, scegliendo direttamente gli autori che preferite o scoprendone di nuovi, magari cercando nell'Indice analitico i nomi e le opere che hanno segnato le epoche fino al Novecento: dei contemporanei e del loro post-mondo Montesano si ripropone di scrivere in futuro.
Dai presocratici alla Bhagavadgita, dai mistici a Nezami, da Kafka a Marianne Moore, da Pessoa a Ungaretti, dalle sorelle Brontë a Majakovskij, da Brancati a Moravia, da Omero a Bolaño: il cammino si compie attraverso un'indagine squisitamente basata su studi non ostentati, ma assimilati e che si vogliono condividere con competenza, stimolando suggestioni, energie, emozioni.
È come se chi scrive volesse aprirci un varco verso le esistenze di grandi personalità e tratteggiare, con una linea d'oro, il nesso fortissimo tra l'io più prondo di esse, le loro opere e le loro azioni: il tutto condensato attraverso le immagini dei momenti più significativi. E non è detto che il nesso tra creatore e creazione sia assertivo:
"L'opera nega in qualche modo proprio ciò da cui proviene: la Recherche abolisce la stanza imbottita di Proust e il suo vero tempo sprecato, la carne di tenebra e luce che appare nei Fiori del male fa discendere nell'oblio la carne reale di Jeanne Duval, la caccia accanita alle metamorfosi della merce e del profitto nel Capitale è incommensurabile ai prestiti in denaro che permettevano a Marx di continuare a scrivere".
Con una belle scrittura appassionata e con un procedere che riesce a farci sostenere l'interesse per l'intera durata di un volume poderoso, l'autore partenopeo, che già aveva incantato i lettori con "Magic People" (2005), ci svela anche artisti inediti, oltre a metterci più a fuoco vecchie conoscenze.
E, tra queste, non riesco a dimenticare il capitolo dedicato a Verlaine, che comincia così:
"Il ventenne impiegato Verlaine beveva molto, e quando una cugina che gli aveva pagato la prima edizione delle Poesie saturnine morì, lui arrivò in ritardo ai funerali e si ubriacò per tre giorni: a 24 anni conobbe Mathilde, una quindicenne, e se ne invaghì intenerito e morboso, ma negli stessi giorni, ubriaco e isterico, tentò di strangolare la madre che non voleva dargli soldi, e alla "bimba" Mathilde, alla quale aveva dedicato poesie castissime, spedì la domanda di matrimonio dopo un'orgia. Poi, il suo tempo diventò un presto con moto: sposò Mathilde, venne la Comune, Verlaine si atteggiò a rivoluzionario, ma quando a Parigi entrò l'esercito controrivoluzionario, il rivoltoso sprofondò nel panico e lo trovarono nascosto in gabinetto".
- Marilù Oliva - Pubblicato su Huffington Post del 18 novembre 2016 -
Nessun commento:
Posta un commento