sabato 12 agosto 2017

L'accelerazionismo: "il figlio bastardo del marxismo e della fantascienza"

accelera

Si tratta della storia di un asino che era allo stesso tempo affamato e assetato, che si trovava messo in mezzo fra una balla di fieno ed un secchio pieno d'acqua e che finisce per lasciarsi morire d'inedia, non sapendo decidere da dove cominciare. Conosciuto con il nome di paradosso dell'asino di Buridano, in filosofia, questa favola illustra un dilemma che viene spinto fino all'estremo. L'immobilismo, che ne è la conseguenza, non appare affatto sproporzionato rispetto alla situazione di stallo in cui si trova oggi l'immaginario della sinistra: incapace di scegliere fra modernità tecnologica e giustizia sociale, paralizzata dalla nostalgia, sembra attualmente soffrire di un deficit di futuro.
Quanto meno, appare tale la constatazione che emerge dall'accelerazionismo, uno dei pensieri sociopolitici più radicale del momento: le politiche attuali sono incapaci di generare quelle nuove idee che possono permettere di far fronte alle minacce di annientamento che provengono dal futuro. Di fronte al malfunzionamento climatico e alla distruzione terminale di alcune risorse naturali, mentre la crisi guadagna forza e velocità, i movimenti anti-globalizzazione si sono rivelati impotenti. Raggruppando una miriade di pensatori di fedi diverse, si nutre dei pensieri di Marx, di Deleuze et Guattari, e di Nick Land, ma anche della fantascienza, l'accelerazionismo propone di accentuare le tendenze autodistruttive del capitalismo. Per ricostruire, bisogna prima distruggere; per agire nel presente, ci si deve assumere il compito di dipingere immagini dell'avvenire. Nel 2013, Alex Williams e Nick Srnicek hanno pubblicato il "Manifesto per una politica accelerazionista", contribuendo a far conoscere queste idee al grande pubblico.
Oggigiorno, comunque l'accelerazionismo continua a rimanere controverso. Ma col passare del tempo (in poche parole, testimonia circa la rapidità della diffusione del pensiero nell'era 2.0), lo si è anche visto interpretato e qualificato in differenti modi. In particolare per quel che riguarda l'arte, dove il concetto di "estetica accelerazionista" ha fatto la sua comparsa sulle colonne della rivista online "e-flux". Fra gli altri, all'origine di questo pensiero, il critico culturale americano Steven Shaviro, professore di Letteratura e Cinema alla Wayne State University di Detroit, autore di diversi libri sul soggetto, fra i quali "No Speed Limit".
Quella che segue è un'intervista sull'accelerazionismo: i collegamenti col marxismo, il rapporto problematico con l'ecologia, ma anche l'importanza fondamentale della fantascienza in particolare, e dell'arte in generale - al fine di tratteggiare altri futuri possibili.

Domanda: Come definirebbe l'accelerazionismo per spiegarlo a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare?

Steven Shaviro: L'accelerazionismo proclama che la sola maniera di superare il capitalismo è spingere la sua logica fino all'estremo, vale a dire, esacerbare le sue tensioni interne accelerando il suo sviluppo per farlo implodere. Marx, in certi momenti, ha già fatto un discorso simile. Soprattutto quando parlava di contraddizioni del capitalismo, contraddizioni rispetto alle quali egli riteneva che il comunismo fosse il modo di abolirlo. Quest'ultima parola dev'essere presa nel senso della "Aufhebung" di cui parla Hegel - anche se non sono certo che Marx abbia usato quel termine.
Più specificamente, l'accelerazionismo si basa sulla crescita esponenziale dei mass media. Questo fenomeno è percepito come potenzialmente emancipatore - sia che i media possano essere utilizzati per fini anticapitalisti; sia che il loro sviluppo intrinseco finisca esso stesso per destabilizzare il capitalismo. In ogni caso, gli accelerazionisti si oppongono al sistema di pensiero dominante negli attuali partiti di sinistra, ossia, alla loro diffidenza nei confronti della tecnologia, al loro organicismo, alla loro insistenza sul primato del locale. Al contrario, gli accelerazionisti si basano - consciamente o meno - sul concetto sviluppato da Deleuze e Guattari ne L’Anti-Œdipe: la deterritorializzazione [che descrive ogni processo di decontestualizzazione di un insieme di relazioni  che permette la loro attualizzazione in altri contesti]. Secondo loro, il capitalismo è animato da profonde tendenze deterritorializzanti, benché alla fine sia sempre la riterritorializzazione che finisce per prendere il sopravvento per conservare lo status quo. Per la maggior parte degli accelerazionisti, questo movimento di  deterritorializzazione è potenzialmente rivoluzionario.

Domanda: Si è soliti associare diversi pensatori all'accelerazionismo:  Ray Brassier, Nick Srnicek e Alex Williams, Benjamin Noys - cui si deve il termine accelerazionismo - oppure ancora Armen Avanessian. Si tratta di un movimento?

Steven Shaviro: Sarebbe più giusto caratterizzare l'accelerazionismo come tendenza piuttosto che come movimento organizzato ed unificato. I pensatori menzionati l'hanno interpretato in maniere differenti. In realtà, Benjamin Noys ha inventato il termine per denunciarne la tendenza. Egli traccia una linea che parte da un certo movimento nella filosofia francese degli anni 1970 (con L’Anti-Œdipe, ma anche l'Economia libidinale di Jean-François Lyotard e lo Scambio simbolico e la morte di Jean Baudrillard), e collega questi autori al filosofo inglese Nick Land, assai influente nel mondo universitario anglosassone degli anni 1990 (si veda ad esempio il suo libro "Fanged Noumena"), e ad alcuni dei nuovi pensieri dell'inizio del XXI secolo cui si ispirano.
In seguito, se ne sono appropriati dei pensatori che intendevano dare una connotazione positiva ai temi espressi dal termine. A loro volta, l'hanno dotato di una vasta gamma di significati. Nick Land non è un marxista, ma piuttosto celebra le tendenze distruttive e disumanizzanti del capitalismo finanziario cibernetico. Al contrario, Srnicek e Williams sono dei teorici politici di sinistra che cercano di stabilire una nuova strategia socialista che dovrebbe passare per un uso progressista delle nuove tecnologie. Le loro ricerche al momento coincidono con quelle dei filosofi del realismo speculativo che sono emerse a metà del decennio precedente. Il filosofo inglese Ray Brassier ne è stata una delle figure centrali - è stato sia il traduttore in inglese delle opere del francese Quentin Meillassoux, sia sviluppando da parte sua un sistema filosofico basato su un razionalismo non antropocentrico. Armen Avanessian, quanto a lui, si ispira alle analisi politiche di Srnicek e Williams e a quelle del neo-razionalismo di Brassier e dei suoi epigoni.
Spero che tutto questo "rilascio di nomi" non sia troppo foriero di confusione. Quel che è importante, è che l'accelerazionismo si estende ad una varietà di campi: dagli argomenti politici socialisti fino alle deliranti celebrazioni di un futuro post-umanista o inumano dominato dall'intelligenza artificiale e che si riferisce alla fantascienza.

Domanda: Come ti posizioni rispetto a questi pensatori?

Steven Shaviro: La mia posizione è un po' diversa. Io prendo sul serio le possibilità di una trasformazione radicale dell'esperienza umana sotto l'effetto delle tecnologie digitali. E, allo stesso tempo, mi interesso anche molto al modo in cui la fantascienza può speculare su tali sviluppi al fine di considerare degli scenari possibili, sia di oppressione intensificata che di emancipazione potenziale.

Domanda: Il fine dell'accelerazionismo è quello di spingere il mercato fino a metterlo alle strette per fare così implodere il capitalismo - e poi? Non è sempre molto chiaro se l'accelerazionismo sia concepito come un mezzo o come un fine...

Steven Shaviro: Spero davvero che l'accelerazionismo sia il mezzo e non il fine! È effettivamente possibile vedere in Deleuze e Guattari una celebrazione della deterritorializzazione come fine in sé, ma per quanto mi riguarda, mi sembra che la loro posizione sia più sfumata. Ci fanno vedere come le correnti del capitalismo che sradicano l'organizzazione della società impongono allo stesso tempo delle nuove logiche riterritorializzanti al fine di contenere - o di espropriare - le stesse forze in tal modo scatenate. Sostengono anche che la deterritorializzazione porta ad una sorta di vicolo cieco nichilista, che deve, di conseguenza, essere temperato per mezzo di un giudizioso dosaggio fra stratificazione e riterritorializzazione - due forze che, con un po' di fortuna, si riveleranno meno opprimenti di quelle che operano nel capitalismo.
A mio avviso, gli sviluppo tecnologici recenti dimostrano che una società che sarebbe in grado di assicurare a tutti un certo grado di comfort e di tempo libero è una possibilità reale. Si è soliti ripetere che la meccanizzazione automatica dei lavori da svolgere causa la  disoccupazione e l'impoverimento dei più sfavoriti, aumentando ancora di più la ricchezza della classe privilegiata. Per me, il contributo dell'acceleraziomismo è proprio quello di dire che queste tecnologie, una volta che sono state liberate dalla proprietà privata capitalistica, potrebbero avverare una società del tempo libero e dell'abbondanza, al posto al posto di una società della scarsità come quella in cui attualmente ci troviamo. L'ironia del capitalismo è la seguente: mette in azione delle tecnologie dell'abbondanza mentre cerca di imporre la penuria.

Domanda: Nel risvolto di copertina del tuo libro, "No Speed Limit", l'accelerazionismo viene definito come «la progenie bastarda nata da una relazione furtiva fra Marxismo e fantascienza». L'accelerazionismo è un neo-marxismo? Qual è la tua relazione in rapporto al marxismo?

Steven Shaviro: Sono marxista nel senso che sono convinto che non serve a niente scindere le trasformazioni tecnologiche che sconvolgono l'esperienza umana dal fatto innegabile che l'ordine mondiale nel quale noi viviamo rimane dominato dall'accumulazione del capitale e dalla privatizzazione senza fine dei beni che in precedenza appartenevano alla sfera comune o pubblica. Le tecnologie digitali in realtà hanno avuto come conseguenza quella di un'intensificazione dello sfruttamento della forza lavoro, in quanto hanno aumentato lo spettro di quello che viene considerato come ciò che può essere trasformato in merce. Tale fenomeno, che persone come Michael Hardt o Antonio Negri definiscono, estrapolando a partire da una frase di Marx, come la "sussunzione reale", da parte del capitale, non solo del lavoro, ma di tutti gli aspetti della vita umana - ivi compresa la proprietà intellettuale e gli umori e le esperienze di ciascuno.
Per dirlo in maniera diversa, l'analisi che ha fatto Marx delle tensioni interne del capitalismo oggi sembra essere più valida che mai, mentre, allo stesso tempo, le sue predizioni - o la sua teleologia - non si sono realizzate. Il capitalismo sembra non fare altro che intensificarsi sotto l'effetto delle sue stesse contrazioni anche laddove si pensava che avrebbero causato la sua rovina. Così, è da Marx che Joseph Schumpeter ha tratto il suo famoso concetto di "distruzione creativa" che tutti quanti oggi riprendono, riconoscendo che essa potrebbe portare alla rivitalizzazione del capitalismo piuttosto che alla sua caduta.
È in questo che la fantascienza può diventare utile - o, più precisamente. è qui che l'accelerazionismo infuso di fantascienza e di marxismo comincia ad avere senso. A mio avviso, il marxismo ha bisogno di una dose di fantascienza. Le recenti discussioni introno al "capitalismo cognitivo" ed al lavoro cognitivo ed affettivo fanno eco alla crisi della sussunzione reale, ma non prendono sufficientemente sul serio le trasformazioni tecnologiche. D'altra parte, la posizione di coloro che, come Nick Land, antepongono le implicazioni umane delle tecnologie digitali senza tener conto del lato dell'economia politica è estremamente problematica: arrivano a celebrare la "distruzione creativa" senza tener conto dei costi umani ed ecologici.

Domanda: Esattamente, come si fanno coesistere accelerazionismo ed ecologia?

Steven Shaviro: Tutti noi sappiamo che non è stato solo il capitalismo ad aver avuto conseguenze disastrose sull'ecologia: il socialismo, nei regimi del XX secolo che lo hanno adottato, non ha affatto risparmiato l'ambiente. Oggigiorno, i discorsi ambientalisti mettono spesso l'accento sulla scarsità e sui limiti. Così facendo, non fanno altro che ripetere la paura della penuria che ha dettato la linea di condotta delle politiche capitaliste e del socialismo di Stato stalinista. O, in alternativa, l'ecologia deve smettere di preoccuparsi unicamente della penuria, che non fa altro che accrescere lo sfruttamento intensivo. In realtà, l'energia abbonda: sono i nostri sforzi per meglio sfruttare l'energia solare, eolica o delle maree che bisogna intensificare. Può sembrare contro-intuitivo, ma penso che solo un approccio accelerazionista al clima, vale a dire che cessi di concepire l'ambiente in termini di scarsità e di competizione, può essere allo stesso tempo in grado di risolvere la nostra crisi ecologica attuale.

Domanda: Innegabilmente, c'è un tono apocalittico che soggiace all'accelerazionismo. Sei d'accordo a dire che la sua retorica esprime una certa erotizzazione della catastrofe?

Steven Shaviro: Purtroppo, è chiaramente così. Come lo ha espresso Mark Fischer in "Capitalist Realism", un'opera di un'importanza fondamentale, per noi è più facile immaginare la fine del mondo tout court piuttosto che la riforma o la sostituzione del capitalismo. D'altronde, Slavoj Zizek e Fredric Jameson lo hanno già detto prima di lui, ma è Mark Fischer che ne ha dato la formulazione più profonda e meticolosa. Troppe persone si sono bevuto l'argomento di Margaret Thatcher secondo cui "non c'è alcuna alternativa" [la famosa "TINA": "there is no alternative"] all'attuale regime di privatizzazione, di mercificazione, ecc.. Anche in questo caso, la fantascienza ci viene in aiuto al momento giusto: estrapolando la realtà attuale ed immaginando differenti futuri possibili, essa ci dà la capacità di renderci conto fino a che punto le pratiche contemporanee possono divenire malefiche e distruttive, ma anche di renderci conto che "un altro mondo è possibile", per dirlo alla maniera degli anti-globalizzazione.

Domanda: Tornando al concetto di fantascienza. Sul tuo blog, menzioni la nuova fantascienza "Pop Apocalisse" di Lee Konstantinou, in cui vedi una prefigurazione dei temi accelerazionisti. Tu stesso, scrivi spesso sul cinema. In generale, quale ruolo secondo te può giocare la fiction nell'elaborazione di una teoria? È possibile assegnargli una funzione euristica?

Steven Shaviro: L'arte in generale - e la fantascienza in particolare - è un modo di estrapolazione speculativa. Le migliori storie di fantascienza sono quelle che non cercano di predire il futuro in maniera letterale, ma di sviluppare degli indici di avvenire (o quello che Deleuze chiama il "virtuale"), che è già implicitamente presente nello stato di cose attuali. Per quanto concerne le forme audiovisive (i film, le trasmissioni televisive, ma soprattutto i videogiochi e le clip musicali). esse servono ad esprimere la trasformazione dell'esperienza soggettiva per mezzo delle nuove tecnologie digitali. Oggi, viviamo il mondo in maniera radicalmente diversa da come facevano Merleau-Ponty o gli altri autori della fenomenologia degli anni sessanta. I racconti costruiti con l'aiuto dei nuovi media ci permettono di far prendere coscienza. Quindi, per rispondere alla domanda: sì, penso che le storie di fantascienza e le fiction audiovisive possono avere una funzione euristica. In quanto ci aiutano a comprendere e ad orientarci in quelle nuove condizioni di vita che sono le nostre.

Domanda: Sulle colonne della rivista online e-flux, hai sviluppato il concetto di "estetica accelerazionista". Potresti spiegare quello che intendi con questo termine? Ritieni che ci siano degli artisti che lavorano di già in quest'ottica?

Steven Shaviro: Ovviamente, non c'è una vera e propria fuga dalle leggi del mercato: a partire dagli artisti così detti plastici fino agli illustratori, musicisti o danzatori, tutti hanno bisogno di trovare un modo di vivere della propria arte. Una delle preoccupazioni maggiori dell'arte del XX secolo è stata la trasgressione, sia a livello di forma che di contenuto. Sul terreno della "cultura alta", la cultura del circuito istituzionale, con l'orinatoio di Duchamp, con il pezzo 4.33" di John Cage, oppure anche con le opere concettuali della fine del secolo
ha tentato di produrre delle opere che resistano alla proprietà privata.
Nel XXI secolo questa strategia non funziona più realmente, poiché tutto lo spettacolo della trasgressione trova il suo mercato. Allo stesso tempo, i produttori della cultura di massa trovano sempre più difficile essere remunerati, dal momento che le grandi società di distribuzione si impadroniscono di una gran parte dei profitti provenienti dai loro sforzi. Ecco la ragione per cui non penso che gli artisti di oggi possano riuscire a minare il mercato. Tuttavia, quello che possono riuscire a fare, e questo ci fornisce l'occasione di sperimentare per procura come le cose potrebbero evolvere in maniera diversa. Ciò che io chiamo "estetica accelerazionista", e che identifico con più frequenza nelle produzioni della cultura di massa piuttosto che nella "cultura alta", è un modo di mostrare le conseguenze e le eventualità (per la fantascienza) o di modellare la riorganizzazione tecnologica della sensazione (nel caso delle clip musicali).

Domanda: L'emergere dell'accelerazionismo è strettamente correlato al web in quanto medium: l'impatto planetario e la diffusione immediata delle nuove idee. Il manifesto accelerazionista avrebbe potuto avere come titolo «#accelerate", e d'altra parte, hai un blog molto prolifico sui social network. Che impatto ha avuto il web sul modo di produrre la teoria?

Steven Shaviro: Senza internet, è poco probabile che l'accelerazionismo avrebbe visto la luce. A questo proposito, il movimento si situa nella linea delle diverse formulazioni di realismo speculativo, che sono state essenzialmente elaborate online, attraverso dei blog e dei forum, intorno al 2007. Non credo affatto che la lettura e la scrittura rapida propria del web possa sostituire le forme più tradizionali del rigore accademico - i libri e gli articoli critici. Ma il web aggiunge una dimensione supplementare alle idee innovative: esse possono diffondersi più rapidamente, le persone che hanno preoccupazioni simili possono entrare in contatto fra loro più facilmente, e alla fine, ciò permette a degli individui senza quelle qualifiche universitarie abitualmente richiese di prendere parte ai dibattiti intellettuali e di essere presi sul serio. Questi aspetti sono positivi, malgrado i noti inconvenienti del discorso di internet: spam, molestie o "doxxing". Così, si può vedere l'accelerazionismo come la risposta a tutti questi nuovi parametri e allo stesso tempo insieme alla loro esemplificazione.

- Pubblicato su Les Inrocks, il 3 ottobre 2015 -

fonte: Les Inrocks

accelera manifest

Appendice:

#ACCELERATE MANIFESTO per una Politica Accelerazionista di Alex Williams e Nick Srnicek

01. INTRODUZIONE: Sulla congiuntura
1.
All'inizio della seconda decade del ventunesimo secolo, la civilizzazione globale affronta un nuovo tipo di cataclismi. Queste imminenti apocalissi ridicolizzano le normee le strutture organizzative delle politica che furono forgiate alla nascita degli stati-nazione e agli inizi del capitalismo e di un ventesimo secolo contrassegnato da guerre senza precedenti.
2. Il cataclisma più significativo è il collasso del sistema climatico del pianeta, che potrebbe incluso mettere in pericolo l'esistenza di tutta la popolazione mondiale. Nonostante questa sia minaccia più grave che l'umanita si trovi ad affrontare, ci sono una serie di problemi meno destabilizzanti ma potenzialmente uguali che coesistono ed interattuano con il problema principale. L'esaurimento irreversibile delle risorse, in particolare quelle idriche ed energetiche, può essere causa di carestie di massa, del crollo di paradigmi economici e di nuove guerre, calde e fredde. La crisi finanziaria in corso ha indotto i governi ad adottare la spirale mortale delle politiche di austerità e la privatizzazione dei servizi pubblici e dello stato sociale che ha causato una massiccia disoccupazione e salari stagnanti. La crescente automazione dei processi produttivi, tra cui il "lavoro intellettuale", mostra la crisi secolare del capitalismo e la sua precoce incapacità nel mantenere gli standard di vita attuali, anche per le ex classi medie del Nord del mondo.
3. In contrasto con queste catastrofi sempre più accelerate, la politica di oggi è afflitta da una incapacità di generare nuove idee e modi di organizzazione necessari per trasformare le nostre società per affrontare e risolvere le prossime devastazioni. Mentre la crisi prende forza e velocità, la politica perde forza e si ritira. In questa paralisi dell'immaginario politico, il futuro è stato annullato.
4. Dal 1979, l'ideologia politica egemonica globale è stata il neoliberismo, che ritroviamo in una sua variante in tutte principali potenze economiche. Nonostante le sfide profondamente strutturali che i nuovi problemi globali presentano in questo sistema, tra le più urgenti le crisi creditizie, finanziere e fiscali che si sono prodotte a partire dagli anni 2007/2008, i programmi neoliberali sono evoluti solo nella direzione del proprio approfondimento. Questa continuazione del progetto neoliberale, o neoliberalismo 2.0, ha cominciato ad applicare un nuovo ciclo di aggiustamenti strutturali, sempre più importanti nell’incoraggiare nuove ed aggressive incursioni del settore privato in ciò che rimane delle istituzioni e servizi socialdemocratici. Tutto ció nonostante gli effetti sociali ed economici negativi di tali politiche, e delle barriere a lungo termine che pongono le nuove crisi globali.
5. Che i settori della destra istituzionale e non e dell'ambito corporativo siano stati capaci di impulsare il neoliberalismo in questo modo è, almeno in parte, conseguenza della paralisi e della incapacità permanente di buona parte di quello che rimane della sinistra. Trent’anni di neoliberismo hanno reso la maggior parte dei partiti politici di sinistra spogliati del pensiero radicale, svuotati, e senza un mandato popolare. Nel migliore dei casi hanno risposto alle nostre crisi attuali con degli appelli per un ritorno ad una economia keynesiana, nonostante l'evidenza che le condizioni stesse che permisero l'avvento della socialdemocrazia nel dopoguerra non esistono più. Non possiamo ritornare al tempo del lavoro di massa industriale-fordista nè per decreto nè per ogni altro motivo. Anche i regimi neosocialisti della Rivoluzione Bolivariana del Sud America, mentre rincuorano nella loro capacità di resistere ai dogmi del capitalismo contemporaneo, rimangono deludentemente incapaci nel avanzare un'alternativa aldilà del socialismo della metà del ventesimo secolo. Il lavoro organizzato, essendo sistematicamente indebolito dalle modifiche introdotte nel progetto neoliberista, è sclerotizzato a livello istituzionale e - nella migliore delle ipotesi - capace solo di mitigare leggermente i nuovi aggiustamenti strutturali. Ma senza un approccio sistematico per costruire un nuova economia, o senza la solidarietà strutturale attraverso la quale impulsare tali cambiamenti, per ora il lavoro rimane relativamente impotente. I nuovi movimenti sociali che sono emersi dopo la fine della guerra fredda, vivendo una rinascita negli anni dopo il 2008, sono stati analogamente incapaci di elaborare una nuova visione ideoligico-politica. Spendono invece molte energie nei propri processi interni di democrazia diretta e nell’autovalorizzazione affettiva al di lá dell'efficacia
strategica, e spesso propongono una variante del localismo neo-primitivista, quasi come se fosse sufficiente la fragile ed effimera "autenticità" dell'immediatezza comunale per contrastare la violenza astratta del capitale globalizzato.
6. In assenza di una visione sociale, politica, organizzativa ed economica radicalmente nuova, le potenze egemoniche di destra continueranno ad essere in grado di portare avanti il loro immaginario gretto, a fronte di tutte le evidenze. Nel migliore dei casi, la sinistra potrebbe essere in grado per un certo tempo di resistere parzialmente alcune delle peggiori incursioni. Ma questo sarà ben poco rispetto all’ondata finale che incombe inesorabile. Generare una nuova egemonia globale della sinistra significa recuperare possibili futuri perduti, anzi il recupero del futuro come tale.

02. INTERREGNUM: Sugli accelererazionismi
1.
Se esiste un sistema che è stato associato con l’idea dell'accelerazione questo è il capitalismo. Il metabolismo essenziale del capitalismo richiede crescita economica, la concorrenza tra le singole entità capitaliste mettendo in moto una crescente evoluzione tecnologica nel tentativo di ottenere un vantaggio competitivo, il tutto accompagnato da una crescente dislocazione sociale. Nella sua forma neoliberista, la sua auto-narrazione ideologica è quella di liberare le forze della distruzione creativa, per spianare la strada alle innovazioni tecnologiche e sociali in costante accelerazione.
2. Il filosofo Nick Land colse questo fenomeno più acutamente, con una convinzione miope, quasi ipnotica, che velocità capitalista da sola avrebbe potuto generare una transizione globale verso una singolarità tecnologica senza precedenti. In questa visione del capitale, gli esseri umani potrebbero terminare essendo un peso ed un ostacolo per raggiungere quest'intelligenza planetaria astratta costruita rapidamente unendo i frammenti delle civilizzazioni del passato. Il neoliberalismo di Land confonde comunque la velocità con l'accelerazione. Potremmo essere in rapido movimento, ma solo dentro una ben definita serie di parametri capitalistici che non oscillano mai. Sperimentiamo solo la velocità crescente di un orizzonte locale, un semplice impeto di morte cerebrale piuttosto che una accelerazione che sia anche un viaggio, un processo sperimentale di scoperta all'interno di uno spazio universale di possibilità. È la seconda modalità di accelerazione quella che riteniamo essenziale.
3. E quel che è peggio, come Deleuze e Guattari rilevarono, fin dal principio la velocità capitalista da una parte deterritorializza, mentre riterritorializza dall'altra. Il progresso diviene costretto in un ambito di plusvalore, di un esercito di riserva del lavoro e di un capitale liberamente fluttuante. La modernità è ridotta a misure statistiche di crescita economica e l'innovazione sociale diventa incrostata delle rimanenze kitsch del nostro passato comune. La deregolamentazione thatcheriana-reaganiana siede comodamente al fianco del 'ritorno alle origini' della famiglia vittoriana e dei valori religiosi.
4. Una tensione più profonda all'interno neoliberismo si trova anche nei termini della sua rappresentazione come veicolo della modernità, come sinonimo letterale della modernizzazione, mentre promette un futuro che è costitutivamente incapace di fornire. In effetti, il progresso del neoliberismo, piuttosto che consentire la creatività degli individui ha mostrato una tendenza verso l'eliminazione della creatività cognitiva a favore di una linea di produzione affettiva delle interazioni codificatet, accoppiata a delle catene di approvviggionamento globali e una ad zona di produzione orientale neo-fordista. Un cognitariato irrisorio composto da elite di lavoratori intellettuali si restringe ogni anno di più, al ritmo nel quale una crescente automazione algoritmica si fa strada attraverso le sfere del lavoro affettivo e intellettuale. Il neoliberismo, nonostante si ponga come la fase di uno sviluppo storico necessario, in realtà si trattò di un mezzo meramente contingente per scongiurare la crisi del valore che emerse nel 1970. Inevitabilmente divenne una sublimazione della crisi piuttosto che il suo superamento definitivo.
5. Marx, insieme a Land, resta un pensatore accellerazionista paradigmatico. Contrariamente alla critica già nota e all'atteggiamento di alcuni marxiani contemporanei, dobbiamo ricordare che lo stesso Marx utilizzò gli strumenti teorici più avanzati e i dati empirici disponibili nel tentativo di comprendere e trasformare il suo mondo. Non era un pensatore che ha resistiò alla modernità, ma piuttosto fu un
pensatore che ha cercato di analizzare e intervenire all'interno di essa, comprendendo che nonostante lo sfruttamento e la corruzione, il capitalismo è rimasto fino ad oggi il sistema economico più avanzato. I suoi vantaggi non dovevano essere invertiti, ma accelerati oltre le restrizioni della forma valore capitalista.
6. Certamente, come anche Lenin scrisse nel testo del 1918 sull'infantilismo “di sinistra”: Il socialismo è inconcepibile senza l'enorme macchina capitalista basata sui più recenti progressi della scienza moderna. Non è concepibile senza un'organizzazione statale che prevede di sottoporre a decine di milioni di persone alla più rigorosa osservanza di un'unica norma di produzione e di distribuzione. Noi marxisti, abbiamo sempre parlato di questo, e non vale neanche la pena di sprecare due secondi a parlare con le persone che non capiscono nemmeno questo (anarchici e una considerevole parte dei rivoluzionari della sinistra socialista).
7. Come Marx sapeva, il capitalismo non può essere identificato come l'agente della vera accelerazione. Allo stesso modo la valutazione della sinistra in contrasto con l’accelerazione tecnosociale è, almeno in parte, un travisamento grave. Infatti, se la sinistra vuole avere un futuro deve essere quello in cui essa stessa abbracci al massimo questa tendenza accellerazionista repressa.

03. MANIFESTO: Sul futuro
1.
Crediamo che la divisione più importante della sinistra di oggi si trovi tra quelli che praticano una politica popolare di carattere locale, di azione diretta e un orizzontalismo inesauribile, e quelle che delineano ciò che deve dovrebbe chiamarsi una politica accelerazionista, comoda con una modernità composta di astrazione, complessità, globalità, e tecnologia. I primi si ritengono soddisfatti con la creazione di piccoli spazi temporanei di relazioni sociali non capitalistici, evitando i problemi reali connessi nell'affrontare dei nemici che sono intrinsecamente non locali, astratti, e profondamente radicati nella nostra infrastruttura di tutti i giorni. Il fallimento di questa politica è incorporato fin dal principio. Al contrario, una politica accelerazionista cerca di preservare le conquiste del tardo capitalismo, e allo stesso tempo di andare oltre ció che permette il suo sistema di valori, le sue strutture di governance, e le sue patologie di massa.
2. Tutti noi vogliamo lavorare di meno. È interessante sapere perché il più importante economista del mondo del dopoguerra credeva che un capitalismo illuminato sarebbe inevitabilmente evoluto con una radicale riduzione della giornata di lavoro. In Prospettive economiche per i nostri nipoti (scritto nel 1930), Keynes predisse un futuro capitalista in cui le persone avrebbero ridotto l'orario di lavoro a tre ore al giorno. Invece si è gradualmente eliminata la separazione tra lavoro e vita, il lavoro è arrivato a permeare ogni aspetto della fabbrica sociale emergente.
3. Il capitalismo ha iniziato a reprimere le forze produttive della tecnologia, o almeno, a dirigerle verso fini inutilmente limitati. Le guerre dei brevetti e la monopolizzazione delle idee sono fenomeni contemporanei che puntano sia al bisogno del capitale di superare la concorrenza, che all'approccio sempre più retrograda del capitale con la tecnologia. Le conquiste propriamente accelerative del neoliberismo non hanno portato a meno lavoro e meno stress. Infatti, invece di un mondo di viaggi nello spazio, choc del futuro, e potenziale tecnologico rivoluzionario, viviamo in un tempo in cui l'unica cosa che si sviluppa sono dei gadget per i consumatori leggermente migliorati. Iterazioni incessanti dello stesso prodotto basico sostengono la domanda marginale dei consumatori a scapito dell'accelerazione umana.
4. Non vogliamo tornare al Fordismo. Non puó esserci un ritorno al Fordismo. "L'età dell'oro" si basava sul paradigma di produzione dell'ambiente ordinato della fabbrica, dove il lavoratore (maschile) riceveva sicurezza e uno standard di vita basico a cambio di una vita mortificante e della repressione sociale. Tale sistema si appoggiava su di una gerarchia internazionale di colonie, imperi, e periderie sottosviluppate; una gerarchia nazionale di razzismo e sessismo; e una rigida gerarchia familiare di sottomissione femminile. Nonostante tutta la nostalgia che molti possono sentire, questo regime è tanto indesiderabile come il suo ritorno praticamente impossibile.
5. Gli Accelerazionisti vogliono scatenare la forze produttive latenti. In questo progetto, la piattaforma materiale del neoliberismo non ha bisogno di essere distrutta. Ha bisogno di essere riproposta verso obiettivi comuni. L'infrastruttura esistente non è una fase del capitalismo da distruggere, ma un trampolino di lancio verso il post-capitalismo.
6. Data la riduzione in schiavitù della tecnoscienza agli obiettivi capitalistici (specialmente a partire dalla fine del 1970) sicuramente non sappiamo ancora cosa può fare un corpo tecnosociale moderno. Chi tra di noi intravede le potenzialità che si nascondono dietro le tecnologie che sono già state create? La nostra scommessa è che la vera potenzialità trasformativa di molta della nostra ricerca tecnologica e scientifica rimane inutilizzata, riempita di funzionalità attualmente ridondanti (o preadattamenti) che, se spostata oltre il miope socius capitalista, può risultare decisiva.
7. Vogliamo accelerare il processo dell'evoluzione tecnologica. Ma ciò di cui stiamo discutendo di non si tratta di tecno-utopismo. Mai credere che la tecnologia sarà sufficiente per salvarci. Necessaria sì, ma mai sufficiente senza l'azione socio-politica. La tecnologia e il sociale sono intimamente legate tra loro, il cambio in una potenzia e rinforza il cambio nell'altra. Laddove i tecno-utopisti sostengono l'accellerazione sulla base che essa automaticamente supererà il conflitto sociale, la nostra posizione è quella nella quale la tecnologia dovrebbe essere accellerata proprio perchè è necessaria per vincere i conflitti sociali.
8. Crediamo che qualsiasi post-capitalismo richiede una pianificazione post-capitalista. La fiducia che riposa nell'idea nel quale, dopo la rivoluzione, la gente costituirà spontaneamente un nuovo sistema socioeconomico che non sia semplicemente un ritorno al capitalismo, nel migliore dei casi è naïve e nel peggiore è ignoranza. Per superare questo problema dobbiamo sviluppare sia una mappa cognitiva del sistema esistente sia una immagine speculativa del futuro sistema economico.
9. Per fare ciò, la sinistra deve approfittare di ogni progresso tecnologico e scientifico reso possibile dalla società capitalista. Dichiariamo che la quantificazione non è un male da eliminare, ma uno strumento da utilizzare nel modo più efficace possibile. La modellizzazione economica è - in poche parole - una necessità per rendere intelligibile un mondo complesso. La crisi finanziaria del 2008 rivela i rischi di accettare ciecamente modelli matematici sulla base della fede, ma questo è un problema di autorità illegittima, non della stessa matematica. Gli strumenti che si trovano nell'analisi delle reti sociali, nei modelli fondati sugli agenti, nelle analisi del big data, e nei modelli economici del disequilibrio, sono mediatori cognitivi necessari per capire sistemi complessi come l'economia moderna. La sinistra accelerazionista deve diventare alfabetizzata in questi settori tecnici.
10. Qualsiasi trasformazione della società deve coinvolgere la sperimentazione economica e sociale. Il progetto cileno Cybersyn è emblematico di questo atteggiamento sperimentale - fondendo tecnologie cibernetiche avanzate con sofisticati modelli economici, e una piattaforma democratica materializzata nella infrastruttura tecnologica. Esperimenti simili sono stati condotti in anni 1950 - 1960 anche nell'economia sovietica, impiegando cibernetica e programmazione lineare nel tentativo di superare i nuovi problemi della prima economia comunista. Che entrambi gli esperimenti non abbiano avuto successo si può ricondurre ai vincoli politici e tecnologici in cui operavano questi cibernetici.
11. La sinistra deve sviluppare un'egemonia sociotecnologica: sia nella sfera delle idee che nella sfera delle piattaforme materiali. Le piataforme sono l'infrastruttura della società globale. Stabiliscono i parametri di base di ciò che è possibile, sia sul piano comportamentale che su quello ideologico. In questo senso, incarnano i materiali trascendentali della società: sono ciò che rende possibile un determinato insieme di azioni, relazioni e poteri. Nonostante gran parte dell'attuale piattaforma globale è orientata a favorire i rapporti sociali capitalistici, questa non è una necessità imprescindibile. Queste piattaforme materiali di produzione, finanza, logistica, e consumo possono e devono essere riprogrammate e riformattate verso fini post-capitalistici.
12. Non crediamo che l'azione diretta sia sufficiente per raggiungere questo obiettivo. Le abituali tattiche di manifestazione, di portare cartelli, e la creazione di zone temporaneamente autonome rischiano di
diventare dei confortanti sostituti del successo effettivo. "Almeno abbiamo fatto qualcosa" è il grido di battaglia di coloro che privilegiano l'autostima piuttoso che l’azione efficace. L'unico criterio che definisce una buona tattica è se con essa si ottiene il successo o meno. Dobbiamo porre fine alle forme feticistiche di azione individuale. La politica deve essere trattata come un insieme di sistemi dinamici divisi dal conflitto, da adattamenti e contro-adattamenti, e da strategiche corse alle armi. Ciò significa che ogni forma di azione politica individuale perde la sua efficacia nel tempo, perché la controparte si adatta. Nessuna forma di azione politica è storicamente inviolabile. Inoltre con il tempo diventa sempre più necessario abbandonare alcune tattiche tradizionali di lotta perché le forze e le entità che si desidera sconfiggere imparano a difendersi e a contrattaccare in modo molto efficace. È in parte l'incapacità della sinistra contemporanea di operare in questo senso si trova in prossimità del cuore del malessere contemporaneo.
13. Lo stragrande accento posto alla “democrazia come processo” deve essere lasciato alle spalle. La feticizzazione dell'apertura, dell'orizzontalità e della inclusione di molta della sinistra 'radicale' contemporánea ha posto le basi dell'inefficacia. Anche la segretezza, la verticalità, e l’esclusione, tutte hanno il loro posto in un'azione politica efficace (anche se, ovviamente, non in maniera esclusiva).
14. La democrazia non può essere definita semplicemente con i suoi mezzi - tramite le votazioni, la discussione, o le assemblee generali - la vera democrazia deve essere definita dal suo obbiettivo: l'emancipazione collettiva e l'autogoverno. Questo è un progetto che deve allineare la politica con l'eredità dell'Illuminismo, nella misura in cui solo dalla nostra capacità di capire meglio noi stessi e il nostro mondo (sociale, tecnologico, economico, psicologico) potremo arrivare a governare noi stessi. Dobbiamo stabilire un'autorità legittima verticale controllata collettivamente assieme a dei modelli sociali orizzontali e distribuiti per evitare di diventare schiavi di un centralismo totalitario e tirannico o di un ordine emergente capriccioso che sfugga al nostro controllo. L'autorità del Piano deve sposare l'ordine improvvisato dalla Rete.
15. Non presentiamo alcuna organizzazione particolare come il mezzo perfetto per incarnare questi vettori. Ciò di cui si ha bisogno – e che è sempre stato necessario - è di una ecologia delle organizzazioni, un pluralismo di forze che risuonano e si retroalimentano sulla base della comparazione dei loro punti di forza. Il settarismo è la condanna a morte sulla sinistra così come lo è il centralismo, in questo senso dobbiamo sottolineare ancora una volta l'importanza di sperimentare tattiche diverse (anche con coloro con i quali siamo in disaccordo).
16. Abbiamo tre obiettivi specifici a medio termine. In primo luogo, dobbiamo costruire una infrastruttura intellettuale. Imitando la Mont Pelerin Society della rivoluzione neoliberale, il suo compito è quello di creare una nuova ideologia, dei modelli economici e sociali, ed una visione di ció che è giusto per sostituire e superare gli ideali emaciati che governano il nostro mondo attuale. Stiamo parlando di una infrastruttura, nel senso di costruire non solo idee, ma istituzioni e percorsi concreti che permettano di inculcare, incarnare e diffondere queste idee.
17. Abbiamo bisogno di promuovere una riforma dei mezzi di comunicazione su larga scala. Perchè, nonostante l'apparente democratizzazione che offrono internet e le reti sociali, i mezzi di comunicazione tradizionali rimangono cruciali per selezionare e definire il discorso, assieme al possedimento delle risorse necessarie per continuare a promuovere il giornalismo investigativo. Portare questi organi il più vicino possibile al controllo popolare è cruciale per disfare la presentazione dello stato attuale delle cose.
18. Infine, abbiamo bisogno di ricostituire le varie forme del potere di classe. Tale ricostituzione deve andare oltre l'idea che un proletariato globale generato orgánicamente già esista. Si deve cercare invece di saldare assieme una serie di identità proletarie parziali distinte, spesso incarnate nelle forme post-fordiste del lavoro precario.
19. Ci sono molti gruppi e individui che già lavorano su questi tre obiettivi, ma separatamente i loro sforzi non sono sufficienti. Ciò che è necessario è che i tre si retroalimentino a vicenda, ciascuno modificando la congiunzione attuale in modo tale che gli altri siano sempre più efficaci. Un ciclo di feedback positivi sulla trasformazione ideologica, sociale, economica delle infrastrutture per generare una nuova egemonia
complessa, una nuova piattaforma tecno-sociale post-capitalista. La storia dimostra che è sempre stato un ampio mix di tattiche e di organizzazioni che hanno determinato il cambiamento sistemico, queste lezioni devono essere imparate.
20. Per raggiungere ognuno di questi obiettivi, a livello più pratico riteniamo che la sinistra accelerazionista deve pensare più seriamente ai flussi di risorse e di denaro necessari per costruire una nuova infrastruttura politica efficace. Al di là del 'potere del popolo' dei corpi nelle strade, abbiamo bisogno di finanziamenti, sia da parte di governi che istituzioni, think tank, dei sindacati, o di singoli benefattori. Consideriamo la posizione e la conduzione di tali finanziamenti flussi essenziali per iniziare la ricostruzione di una ecologia di organizzazioni efficaci della sinistra accellerazionista.
21. Dichiaramo che solo una politica prometeica che detenga la massima maestria sulla società e il suo ambiente è in grado di affrontare sia i problemi globali che di ottenere la vittoria sul capitale. Questa maestria deve essere distinta da quella amata dai pensatori dell'Illuminismo originale. L'universo meccanico di Laplace, così facilmente controllato date le sufficienti informazioni, è scomparso dall'agenda della conoscenza scientifica seria. Ma non diciamo questo per allinearci con lo stanco residuo della postmodernità, condannando la maestria come proto-fascista o l'autorità come innatamente illegittima. Proponiamo invece che i problemi che affliggono il nostro pianeta e la nostra specie ci obblighino a rinnovare la maestria in una veste nuova e complessa; nonostante non possiamo prevedere il risultato esatto delle nostre azioni, possiamo probabilisticamente determinare dei probabili intervalli di risultati. Ciò che deve essere accoppiato a tale analisi dei sistemi complessi è una nuova forma di azione: improvvisativa e in grado di eseguire un disegno attraverso una pratica che funzioni con le contingenze che scopre solo nel corso della sua attuazione, in una politica di abilità artistica geosociale e di astuta razionalità. Una forma di sperimentazione abduttiva che cerca i migliori mezzi necessari per intervenire in un mondo complesso.
22. Abbiamo bisogno di rilanciare la tesi che è stata tradizionalmente posta per il post-capitalismo: non solo il capitalismo è un sistema ingiusto e perverso, ma è anche un sistema che frena il progresso. Il nostro sviluppo tecnologico è stato eliminato dal capitalismo, allo stesso modo in cui è stato impulsato. L'accelerazionismo è la convinzione di fondo che queste capacità possono e devono essere lasciate libere andando oltre i limiti imposti dalla società capitalista. Il movimento verso un superamento dei nostri attuali vincoli deve includere di più di una semplice lotta per una società globale più razionale. Crediamo sia necessario includere anche il recupero dei sogni che ha attraversato molti a partire dalla metà del diciannovesimo secolo fino agli albori dell'era neoliberista, dalla ricerca del Homo Sapiens verso l'espansione oltre i limiti della terra alle nostre forme corporee immediate. Queste visioni sono viste oggi come reliquie di un momento più innocente. Eppure entrambe diagnosticano la sconcertante mancanza di fantasia nel nostro tempo, e offrono la promessa di un futuro che è affettivamente rinforzante, oltre che intellettualmente stimolante. Dopo tutto, solo una società post-capitalista resa possibile da una politica accelerazionista sarà in grado di soddisfare le aspettative generate dai programmi spaziali della metà del ventesimo secolo e andare al di là di un mondo di minimi aggiornamenti tecnici verso il cambiamento totale. Verso un epoca di autogoverno collettivo, e un futuro propriamente alieno che implica e permette. Verso un completamento del progetto illuminista di autocritica e padronanza di sé, piuttosto che verso la sua eliminazione.
23. Le opzioni che abbiamo di fronte sono dure: o un post-capitalismo globalizzato o una lenta frammentazione verso il primitivismo, una crisi permanente e il collasso ecologico planetario.
24.
Il futuro ha bisogno di essere costruito. È stato demolito dal capitalismo neoliberista e ridotto a una promessa di una maggiore disuguaglianza, conflitto e caos. Questo crollo nell'idea del futuro è sintomatico dello stato regressivo storico della nostra epoca, piuttosto che, come i cinici di tutto lo spettro politico vorrebbero farci credere, un segno di maturità scettica. L'accelerazionismo spinge verso un futuro che è più moderno - una modernità alternativa che il neoliberismo è intrinsecamente in grado di generare. Il futuro deve essere aperto rompendosi ancora una volta, sganciando i nostri orizzonti verso le possibilità universali del Fuori.

Fonte: http://syntheticedifice.files.wordpress.com/2013/06/accelerate.pdf

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