sabato 19 agosto 2017

Grandi Strategie

strategia

Ripensare la strategia di Marx
- di Jehu -

Potrebbe essere utile pensare quelle che sono le differenze nei termini del grande pensiero strategico di tre uomini quali Marx, Bakunin e Lassalle. Ciascuno di questi tre ha una sua unica idea per quel che attiene alla Grande Strategia.
Probabilmente, dei tre, Lassalle è quello più semplice da descrivere, come ci ricorda Wikipedia: «Lassalle considerava lo Stato come un'entità indipendente, come uno strumento di giustizia essenziale per la realizzazione di un programma socialista.»
Questo suo atteggiamento nei confronti dello Stato attuale si trova in netto contrasto si con l'atteggiamento di Bakunin che con quello di Marx. I quali, a loro volta, nonostante le differenze con Lassalle, hanno fra loro un punto di vista strategico del tutto differente.
In generale, quello di Bakunin viene considerato un rifiuto nei confronti di qualsiasi coinvolgimento, o qualsiasi azione, relativamente allo Stato attuale. Nella sua prospettiva proudhoniana, il punto di vista di Bakunin probabilmente può essere illustrato da questa citazione da Graham: «[Nella sua pretesa» per stabilire l'ordine tra gli uomini, [gli Stati] li dispongono immediatamente in campi ostili e, dal momento che la loro unica preoccupazione è quella di produrre servitù all'interno, la loro specialità consiste nel mantenere la guerra all'esterno. Guerra di fatto e guerra in prospettiva. I governi suscitano e manipolano i sentimenti nazionalisti, di modo che l'oppressione dei popoli ed il loro odio reciproco siano due fatti correlati, inseparabili, dove ciascuno riproduce l'altro, e che non possono arrivare ad una fine se non simultaneamente, attraverso la distruzione della loro causa comune, il governo.»
Nella teoria proudhoniana dello Stato, il governo era la «causa comune» del conflitto sociale e delle divisioni; per Marx, funzionava al contrario: non era lo Stato ad essere la causa delle divisioni sociali, bensì era esso stesso il prodotto di quelle divisioni sociali. Finché la società sarebbe rimasta divisa in classi, le classi avrebbero prodotto gli Stati che, essenzialmente, erano soltanto delle dittature di una classe su un'altra:
«Ma qualunque forma essi possono aver preso, c'è un fatto comune a tutte le epoche passate, vale a dire, lo sfruttamento di una parte della società, dall'altra parte. Non c'è da meravigliarsi, perciò, che la coscienza sociale delle epoche passate, nonostante tutta la molteplicità e tutta la varietà che esse hanno espresso, si muove all'interno di alcune forme comuni, o idee generali, le quali non possono svanire completamente se non con la totale scomparsa dell'antagonismo di classe.»

Tre pensatori, tre differenti punti di vista, tre diverse grandi strategie.
La grande strategia di Lassalle è probabilmente la cosa più semplice da capire: la classe operaia dovrebbe mirare a prendere il controllo dello Stato per mezzo del suffragio universale. Poi, utilizzerebbe lo Stato esistente per attuare riforme radicali sotto forma di un programma pratico globale.
Secondo la grande strategia di Bakunin, la classe operaia dovrebbe mirare all'immediata abolizione dello Stato. Dal momento che lo Stato è esso stesso la causa sia del conflitto sociale che delle divisioni, l'abolizione dello Stato sarebbe stato il rimedio ad entrambe le cose.
La grande strategia di Marx è con ogni probabilità quella che è meno compresa, e spesso viene equivocata. Come Bakunin, Marx credeva che la classe operaia avrebbe dovuto mirare all'abolizione dello Stato esistente. Tuttavia, secondo Marx, lo Stato era il prodotto della società di classe e non avrebbe potuto essere completamente abolito finché continuava ad esserci la società di classe. Nel migliore dei casi, la classe operaia avrebbe potuto mettere fine all'attuale Stato e rimpiazzarlo con la sua propria associazione.
Secondo Marx, inizialmente, l'associazione avrebbe mantenuto le caratteristiche del vecchio Stato che andava a rimpiazzare in quanto sarebbe ancora uno strumento di repressione di classe. La classe operaia avrebbe utilizzato la sua associazione per reprimere il suo nemico di classe, con tutta la brutalità che questo avrebbe comportato. Ma il potere dello Stato sarebbe stato usato anche per accelerare lo sviluppo delle forze produttive concentrando sotto il loro controllo tutti i mezzi di produzione. Quest'ultimo sforzo alla fine avrebbe portato all'abolizione del conflitto sociale e delle divisioni; rendendo possibile l'abolizione definitiva dello Stato.

Questo complica notevolmente le cose, e riduce le idee di Marx ad un adesivo per il paraurti! Con Lassalle, è semplice dichiarare il suo obiettivo: impadronisciti dello Stato! Anche con Bakunin è semplice far capire il suo obiettivo: abolisci lo Stato! Con Marx, la cosa diventa più articolata: abolisci lo Stato attuale, sostituiscilo con la nostra associazione, sviluppa le forze produttive e alla fine lo Stato se ne andrà via!
Prova a mettere quest'ultimo adesivo sul paraurti!:
Mentre Lassalle voleva impadronirsi dello Stato attuale, Marx intendeva abolirlo. Ma mentre anche Bakunin voleva abolire lo Stato attuale, egli sosteneva che niente avrebbe dovuto rimpiazzarlo, mentre Marx argomentava a favore di un'associazione.

La grande strategia di Marx dopo Marx
Qui è dove le cose cominciano a complicarsi; e qui è dove credo che i marxisti perdano il filo del discorso del pensiero di Marx. Certamente, alcune delle differenze di Marx con Bakunin sono fondamentali: Marx pensa che lo Stato sia il prodotto del conflitto sociale mentre Bakunin pensa che lo Stato sia la causa del conflitto sociale. Tuttavia le differenze fra Marx e Bakunin si basano sulla situazione materiale attuale della società. Vale a dire che questo significa che Marx pensava che lo Stato doveva essere abolito, ma non pensava che avrebbe potuto essere abolito sulle basi dell'esistente realtà economica.
Le differenze di Marx con Bakunin, sebbene risultino da una differente analisi della relazione fra la società di classe e lo Stato, dovevano cambiare in quanto la società stessa è cambiata. Se nel 1874 lo Stato non avrebbe potuto essere abolito perché la società di classe non avrebbe potuto essere abolita, ciò non è affatto una caratteristica permanente della società; ma piuttosto, il fatto che lo Stato poteva essere abolito era determinato dallo stato attuale dello sviluppo delle forze produttive.
Era possibile che con lo sviluppo delle forze produttive della società, almeno in teoria, avremmo potuto arrivare un giorno al punto in cui sia lo società di classe che lo Stato avrebbero potuto essere immediatamente abolite con un unico e stesso colpo. Lo sviluppo delle forze produttive era il solo modo per mettere fine alle classi e alla società di classe - ed era perciò il solo modo per liberarsi definitivamente dallo Stato.
Ma - e questo è ciò che molti marxisti perdono di vista - lo sviluppo delle forze produttive è esattamente ciò che fa il capitale! È assolutamente possibile che il capitale potrebbe sviluppare le forze produttive a tal punto da poter permettere l'abolizione simultanea sia della società di classe che dello Stato.
Ad ogni modo, i marxisti hanno abbandonato il filo dell'argomentazione di Marx a tal riguardo. Chiedi oggi ai marxisti, e loro insisteranno sul fatto che ci deve essere un periodo di tempo pù o meno prolungato - la cui durata non è mai abbastanza definita - dove la schiavitù salariale sarà stata abolita, ma in cui la società non è pronta per il pieno comunismo. In realtà, non c'è niente nella teoria dello Stato di Marx che dica che questo debba essere vero.

Per fare un esempio pratico: supponiamo che ai tempi di Marx, il periodo di socialismo sarebbe durato - diciamo - 140 anni; sarebbero stati sempre ancora 140 anni negli anni 1930? Sarebbero sempre ancora 140 anni, oggi - quasi 140 anni dopo la morte di Marx? Il proletariato ha avuto il tempo di scontare la sua sentenza di duro lavoro? O in altri 140 anni da ora, ce ne vorranno altri 140?!?
Falla ad un marxista, questa domanda! E osservalo mentre ti guarda in faccia ottusamente.
I marxisti che, oggi, rimproverano ancora agli anarchici di aver cercato di rovesciare immediatamente lo Stato nella sua interezza non hanno scuse; non perché Bakunin avesse ragione nella sua controversia con Marx, ma perché ormai sono passati 134 anni da quando questa controversia si è esaurita.
Oggi, a nostra grande strategia in quanto comunisti non può assomigliare a quella di Marx nel 1848. Cercare di farla sembrare la stessa significherebbe negare la storia stessa. Che genere di materialismo storico sarebbe quello che nega la storia?

- Jehu - Pubblicato il 12 agosto 2017 su The Real Movement -

fonte: The Real Movement

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