venerdì 25 agosto 2017

Erisittone

Erissitone

«Empio e violento, Erisittone non temeva la collera degli dei. Abbatté deliberatamente un bosco sacro a Demetra, con l'intenzione di costruirsi una sala da pranzo. Per punire la sua empietà la dea lo condannò ad una fame inesauribile. Per cibarsi, Erisittone dilapidò tutte le ricchezze della propria famiglia. Infine vendette più volte Mestra, sua figlia, al mercato. Costei aveva infatti avuto dal suo amante Poseidone il dono di prendere qualsiasi forma, il che le consentiva di mutarsi in un animale diverso ogni giorno per essere venduta e sfuggire poi ai suoi padroni.» (da Wikipedia)

La società dell'autofagia
- Capitalismo, eccesso ed auto-distruzione -
di Anselm Jappe

Il mito greco di Erissitone ci parla di un re che si auto-divora perché non c'era niente che riuscisse a placare la sua fame - punizione divina per un oltraggio da lui fatto alla natura.
Quest'anticipazione di una società condannata ad una dimanica autodistruttrice costituisce il punto di partenza del libro "La Société autophage". Anselm Jappe prosegue l'indagine iniziata nei suoi libri precedenti, in cui ci ha mostrato - a partire dalla rilettura delle teorie di Karl Marx attraverso il prisma della "critica del valore" - come la società moderna sia completamente basata sul lavoro astratto e sul denaro, sulla merce e sul valore.
Ma come vivono gli individui della società della merce? Quale tipo di soggettività produce il capitalismo? Per poterlo comprendere, bisogna riaprire il dialogo con la tradizione psicoanalitica, da Freud ad Erich Fromm, o a Christopher Lasch. E rinunciare all'idea, forgiata dalla Ragione moderna, secondo cui il "soggetto" è un individuo libero ed autonomo. In realtà, egli è il risultato dell'interiorizzazione delle coercizioni create dal capitalismo, e oggi è l'involucro in cui si coagula una combinazione letale di narcisismo e feticismo della merce.
Il soggetto feticista-narcisista non sopporta più alcuna frustrazione e concepisce il mondo come se fosse un mezzo senza fine consacrato all'illimitato ed allo smisurato. Una tale perdita di senso e questa negazione dei limiti sfociano in ciò che Anselm Jappe chiama la "pulsione di morte del capitalismo": lo scatenarsi di una violenza estrema, di uccisioni di massa e di omicidi "gratutiti" che stanno facendo precipitare il mondo degli uomini verso la sua caduta.
In questo contesto, i fautori dell'emancipazione sociale devono urgentemente andare oltre la mera indignazione per le disgrazie del presente - che spesso è solo la maschera che cela la nostalgia per i periodi precendei del capitalismo - e prendere atto di una vera e propria "mutazione antropologica" che ha tutte le caratteristiche di una dinamica regressiva.

- La socété autophage - Anselm Jappe - La Decouverte, 14 Septembre 2017 -

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