L’Italia delle grandi guerre, delle finestre serrate al passare delle ronde, dei soldati chiamati al fronte e delle mogli rimaste sole. L’Italia degli amori spezzati, dei figli scomparsi, della fame e della sete; quella delle famiglie con tanti fratelli e sorelle ma poco pane. L’Italia paese delle meraviglie, dei mestieri antichi, delle terre impareggiabili, dei racconti intorno al fuoco. L’Italia forgiata dalla fiamma dei miti popolari. L’Italia degli anni sessanta, tra lotte studentesche e bombe, scioperi e miracoli italiani, e quella degli anni novanta, con i computer in ogni casa, gli eccessi e le discoteche, le fantasie e le speranze di un millennio che finisce. L’Italia che sogna l’Italia dei nostri giorni e, poi, l’Italia che noi sogniamo.
La vita è un sogno è un’opera corale che raccoglie le voci, i volti e l’anima del popolo italiano, e ne racconta i momenti indimenticabili, visti attraverso gli occhi di chi li ha vissuti in prima persona. Lettere, diari e memorie si intrecciano imprevedibilmente riscrivendo la più autentica e commovente storia d’Italia dal Settecento a oggi: dalle epidemie di colera alla claustrofobia delle trincee nella Prima guerra mondiale; dalla rinascita come società industriale all’inizio della rivoluzione informatica; dalla fatica dei contadini nei campi a maggese alla frenesia degli impiegati nelle grandi città; dai primi viaggi di fortuna in America al nuovo mondo in cui sono state abbattute le frontiere; dai balli sfrenati del dopoguerra al terrore delle stragi mafiose, all’emancipazione femminile, ai giochi dei bambini di un secolo fa e a quelli di oggi, agli amori travolgenti affidati a fogli di carta nascosti poi in un forziere, o all’impalpabilità elettrica di un messaggio su Internet.
La vita è un sogno è il libro dei sogni italiani, e le testimonianze intime e universali che lo compongono ricostruiscono una sorprendente cosmogonia dell’immaginario nazionale, riportandoci, con orgoglio e nostalgia, alle nostre radici. Per ricordare, ma soprattutto per decifrare insieme il futuro.
(dal risvolto di copertina di: "La vita è un sogno", Il saggiatore, 400 pp., 22 euri)
Voci degli italiani senza storia
- di Corrado Stajano -
Da sempre le autobiografie le scrivono i cavalieri d’industria, i capi di Stato, i generali, i politici, gli avventurieri, più narcisi che veritieri: le loro pagine sono spesso improbabili, tutti o quasi tirano l’acqua al proprio mulino, si celebrano, si vendicano, si difendono, si fanno giustizia da sé. I diari degli scrittori vanno valutati con altri criteri: il più delle volte sono libri autentici, un completamento dell’opera, molti di grande importanza letteraria, Montaigne, Goethe, Stendhal, Dostoevskij, Tolstoj, Rilke, Musil, Thomas Mann, Carlo Dossi, Virginia Woolf, Pavese, Delfini, Gadda, André Gide.
I diari della raccolta nascono invece dalle menti dei militi ignoti della scrittura, i senzastoria. Gli autori raccontano senza finzioni e mediazioni. Chissà se hanno sperato che un giorno qualcuno avrebbe letto i loro quaderni? (La polvere degli umili sparsa nei secoli).
Questi frammenti di diari, felici, infelici, brandelli di esistenze cancellate, momenti della storia del mondo di cui sono stati testimoni e spesso vittime, un destino l’hanno avuto. La loro casa madre è l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, un paese in provincia di Arezzo dove, dal 1985 a oggi, sono stati depositati e catalogati più di settemila diari, memorie, epistolari, affidati dagli autori di oggi o di appena ieri o dai loro eredi che li hanno trovati anche tanti decenni dopo nelle soffitte dei palazzi di città, nelle cassapanche delle cascine, dimenticati o nascosti.
L’idea dell’Archivio dei diari, meta di studiosi di tutto il mondo e di laureandi, per le loro ricerche, fu di Saverio Tutino, giornalista di valore, comandante partigiano e poi corrispondente da Parigi e da Algeri, ai tempi della guerra di liberazione, e per anni a Cuba, scrittore di libri importanti sull’esperienza castrista e su Che Guevara, per lui l’eroe senza macchia.
I diari arrivarono subito. Una giuria popolare ne selezionava ogni anno dieci, una giuria professionale (tra gli altri, con Tutino, Natalia Ginzburg, Paolo Spriano, Tina Anselmi, padre Nazareno Fabbretti, Rosetta Loy, Gianfranco Folena) sceglieva il vincitore.
Come mai uno come Saverio Tutino che visse con passione le rivoluzioni della libertà, della solidarietà, della giustizia, conobbe i grandi della terra del Novecento, conobbe anche uomini e donne orribili, spioni, doppiogiochisti, anime nere, agenti della Cia e del Kgb, custodi dei segreti non limpidi del mondo, ebbe il culto della memoria, quasi un assillo? «Perché — diceva — la memoria individuale e collettiva è essenziale per tenere in piedi una comunità. È la fonte dell’agire di cui deve restare traccia. La storia sconosciuta può diventare la storia vera, lo scheletro della società da nutrire di carne, di sangue».
Sembra che La vita è un sogno abbia raccolto quel messaggio rendendolo possibile e vero. L’antologia dei testi del Saggiatore, non in ordine cronologico, ricompone dal basso, come si suol dire, la storia d’Italia. Dalle Cinque giornate di Milano che disgustarono il signor Angelo Rebay e fecero morire dallo spavento sua moglie Margarita, al «grave oltraggio» che subì Torino quando Roma divenne capitale d’Italia di cui si lamenta Luigi Re, alla Grande guerra raccontata da Vincenzo Rabito, un contadino siciliano: «Erino momente di paura e di morte. Tutte tremammo, perché come li ofeciale dicevino: “Avante Savoia!”, certo che si doveva partire. E aspetammo quella infame e desonesta parola: “Avante Savoia!”»
Scrivono un po’ tutti, professori, adolescenti, mogli di ammiragli, cacciatori di teste, tossici, pastori, sommergibilisti, ladri, carcerati.
L’io, malattia del presente, è importante, ma non essenziale in questi diari. La memoria sembra riempire i buchi della storia ufficiale e la fa diventare storia sociale.
La grande Storia e i nutrimenti terrestri della piccola storia. Zelmira Marazio è rimasta fascista per tutta la vita fin da quando era ragazza. Lo rivendica fiera: «Il duce e il fascismo ci davano tutto ciò che potevamo desiderare e anche più». Guido Petter, professore di psicologia all’Università di Padova, rievoca i tempi cupi dell’Autonomia quando, nel 1979, fu aggredito sotto casa da tre terroristi, passamontagna in testa, e gravemente ferito. Le memorie della Resistenza poi, Ester Maimeri, la staffetta azzurra; il ’68 e la contestazione raccontati da Francesca Farina con il linguaggio d’epoca: «Il potere opprime il potere uccide il potere provoca attacca assale fa violenza» Tutto scritto con la maiuscola.
Si pensa che siano gli affetti, gli amori, il grande tema dei diari e invece è la guerra la protagonista. Dopo, in una classifica approssimativa, vengono le storie sentimentali, i matrimoni, le rotture, l’emigrazione, il lavoro, il tempo libero e anche vicende di corruzione e di mafia.
La vita quotidiana, la piccola vita di ogni giorno, è anch’essa in primo piano. Libri letti pochi, risentimenti molti. Un erboraio e uccellatore di Bovegno, nel Bresciano, spiega il suo mestiere. Come si coltiva la Belladonna? e l’Arnica verde e il Tillio? A quanto si possono vendere — siamo nel 1890 — la Matricarda, la Menta Piperita, l’Absinzio?
Antonio De Piero, friulano di Cordenons, racconta invece quando, bambino di 9 anni, lavorava a ripulire i solchi dei campi dalla gramigna. Siamo negli anni Venti del Novecento. Stringe il cuore la festa che gli fa la madre, e l’orgoglio di Antonio, quando portò a casa la prima paga settimanale, 2 lire e 10 centesimi.
Il lavoro, la fame, la miseria. Le storie di questo libro prezioso potrebbero incasellarsi l’una nell’altra in un unico romanzo vero.
Il pezzo forte dell’Archivio dei diari, a Pieve Santo Stefano, è il lenzuolo a due piazze, diventato famoso, appeso a una parete. Una contadina mantovana, Clelia Marchi, scrisse su quella tela il suo minuzioso diario: «Care Persone Fatene Tesoro di Questo Lenzuolo Che C’è Un Po’ Della Vita Mia»
- Corrado Stajano - Pubblicato sul Corriere della Sera/Cultura del 22 novembre 2016 -
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