lunedì 24 aprile 2017

Leggere le lettere!

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Sette documenti e 79 lettere da una molteplicità di voci, alcune delle quali testimoniano più di vent’anni di detenzione.
Pensato come uno strumento di pensiero critico, ma anche e soprattutto come un libro sul carcere, sugli “speciali” (Asinara, Palmi e Voghera) e sulle condizioni detentive di quel momento storico, Visto censura si pone l’obiettivo di analizzare un periodo che si è spesso voluto semplificare, trascurando le sfumature e procedendo a tentoni tra dietrologia e gossip giornalistico.

(dal risvolto di copertina di Visto censura. Lettere di prigionieri politici in Italia (1975-1986), Bébert Edizioni pp. 29, euro 18)

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I pensieri dei detenuti politici in epistole
di Ernesto Milanesi 

Terrorismo, anni di piombo, lotta armata. Storia dell’Italia che qualcuno vuol far combaciare soltanto con le sentenze dei tribunali, mentre – al di là degli archivi di accademici e politici di professione – continuano ad affiorare documenti originali.
È il caso del volume appena pubblicato dalla bolognese Bébert Edizioni (pp. 29, euro 18): Visto censura. Lettere di prigionieri politici in Italia (1975-1986). Materiale scaturito da fondi privati: ordinato, scansionato, «riletto», catalogato. Si tratta di 79 lettere e 7 documenti inediti frutto di un lavoro durato anni. Sono divisi in quattro capitoli: affettività, carcere, politica e documenti. Appartengono ai «prigionieri politici», per lo più delle Brigate Rosse rinchiusi per decenni spesso in carceri speciali come Palmi e Voghera.
Fin dall’introduzione, l’approccio viene dichiarato e offerto alla lettura che può essere alimentata dalla curiosità per la corrispondenza «militante», e non solo: «Comprendere il fenomeno politico e armato a 40 anni di distanza è necessario per riuscire ad analizzare un magmatico momento storico che si vuole liquidare in maniera dicotomica… Abbiamo provato a costruire un piccolo tassello attraverso le storie dei protagonisti che direttamente hanno vissuto la lotta armata, la reclusione, le carceri speciali, le rivolte e gli scioperi della fame».
"Visto censura" restituisce a stampa proprio tutto. La «toponomastica» delle celle all’Asinara nell’estate 1977 oppure i versi da Pianosa nella primavera 1984; i saluti in classico stile Br e i «baci bacini da dividere equamente in famiglia». Corrispondenza d’epoca: lettere sottoposte a lettura preventiva, telegrammi più o meno urgenti, informazioni strettamente affettive. E «analisi di fase», ispirate dalla scelta di militare, da rivoluzionari di professione, nel partito armato.
Materiale messo a disposizione anche da Vincenzo Solli, animatore della rivista Soffione Bora (Lu) Cifero, e prezioso nello sguardo analitico dei saggi introduttivi. Lorenzo De Sabbata (dottorando del Centre de Recherche Historique de l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi) parte dalla foto scattata all’inizio di marzo del 1972 a Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens: è il debutto del «mordi e fuggi» delle Brigate Rosse destinato a culminare con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Simone Santorso (docente di Criminologia all’Università di Hull) rilegge, invece, la parabola della lotta armata alla luce delle riforme carcerarie abbinate al «sistema speciale», istituito dal decreto 450 del 12 maggio 1977 con i primi cinque istituti di massima sicurezza (Cuneo, Fossombrone, Trani, Favignana e Asinara) per un migliaio di detenuti. Infine, Giulia Fabini (dottore di ricerca in Law and Society all’Università di Milano e collaboratrice in Criminologia a Bologna) esplora il corpo delle donne in carcere proprio a partire dalla condizione «speciale» dell’altra metà del partito armato, alle prese con la detenzione «tradizionale» che negava ogni aspetto politico.
«VISTO CENSURA» si chiude con un indispensabile glossario che aiuta a districarsi fra le sigle delle organizzazioni, il linguaggio giuridico e il gergo carcerario. La qualità del lavoro di ricerca e della documentazione originale prodotti da Bébert Edizioni è fuori discussione: si tratta di un volume che colma un vuoto. Non solo a beneficio degli storici, ma anche di chi voglia provare a misurarsi con le voci dei protagonisti di quella stagione ormai archiviata.

- Ernesto Milanesi . Pubblicato su Il Manifesto del  1° aprile 2017 -

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