Il Ponte degli Angeli, quando la pubblicità correva sugli archi
di Lui Cerin
Chi l’ha scritto ha usato una buona pittura, la scritta è durata per molto tempo. La foto del Ponte, fu fatta negli anni sessanta, quando transitava u “Bersaglieu” con le sue mule cariche di sabbia, è stata pubblica su tutti i giornali con effluvi di discorsi da non dire. Affermo che non è stato uno di Badalucco, noi avremmo tutti i vizi, ma non imbrattiamo quello che abbiamo di più caro, il frutto del lavoro del popolo o meglio da “Gente e de Paentele”. La Contea di Badalucco ebbe una vita breve, nel prima meta del 1200 la popolazione tentò di far fuori il Conte Oberto I erigendosi a libero comune. La figlia Veirana e il figlio Bonifacio per non perdere totalmente il feudo convenirono di venderlo a Genova. Genova sobillava in modo che a comperarlo fosse lei. Il possesso di questo piccolo feudo permetteva di acquisire tutto il Ponente sotto le grinfie dei suoi Grifoni. L’atto venne stipulato il 24 novembre 1259, la Contea di Badalucco comprendeva Bussana, Arma di Taggia, Montalto, Carpasio e Triora che comprendeva Agaggio, Molini di Triora, Andagna e tutte quelle miriadi di frazioni montane sino ai Boschi che davano su Briga, quelli che confinavano con Monesi e la Viozenna. Andato via il Conte o meglio i figli, Veirana e Bonifacio presi i soldi cambiarono aria. Genova come prima mossa istituì la Podesteria di Triora (le podesterie erano piccole provincie) e tolse politicamente da mezzo i facinorosi Badalucchesi. Erano presenti come capi famiglia 109, moltiplicato per 5 si ha ipoteticamente 695 abitanti tra Badalucco e Montalto. Pensare che Ventimiglia ne aveva 2.OOO, Sanremo un migliaio. Ma fu un bene, Badalucco seppe autogovernarsi da solo o meglio alla luce degli Statuti Comunali dove tutti gli uomini adulti decidevano a maggioranza. I due paesi essendo vicino due chilometri, cioè vicinissimi ed avendo beni in comune, si radunavano a decide in un prato poco distante da questo ponte, in zona Guretta, in questa piccola piana si radunava il Parlamento degli uomini di Badalucco e Montalto, avevano in comune anche gli statuti! Secondo la tradizione ligure preromana si svolgevano i Conciliabula. Giulio Cesare parla dei Liguri “Conciliabula”. Prima di agire decidevano cosa fare. In caso di guerra, non avendo re, decidevano chi comandava, terminata la belligeranza, ritornava semplice cittadino. Già questo indica che di belinate non se ne potevano fare. Per avere una strada sempre percorribile per far transitare persone e merci tra i due paesi, non solo le due comunità costruirono il ponte detto degli Angeli, ma anche quello di S. Lucia. Altro motivo era anche religioso, la fonte battesimale ad immersione dei due paesi era nella pieve di San Giorgio, ad un tiro di schioppo da Montalto, si dice che fosse all’aperto e per ingrandire il cimitero la distrussero, visto che non veniva più usata dai due paesi. Questa pieve ha tutta una storia da raccontare. Alcune centinaia di vasellami greci e romani persi non so dove. I due ponti erano l’ombelico che univa Montalto a Badalucco. Il Ponte di S. Lucia permetteva di raggiungere la Valle con Porto Maurizio, il Ponte degli Angeli permetteva di raggiungere la mulattiera che congiungeva la valle Oxentina. Passando da San Bernardo. Questa strada era percorsa quando l’Aurelia era trafficata dai barbareschi, portava a Ceriana, Baiardo, Tra Badalucco e Moltalto si volevano molto bene? Sul detto: “Se ti vegni in ca mea a te stranguu (se ti trovo in casa mia ti strangolo)”. Ma i due ponti furono finanziati e costruiti insieme dalle due comunità. Ognuno stava nel suo e viveva del suo. Si racconta che un seminarista a inizio secolo, che aveva osato comportarsi in un modo goliardico contro quelli di Badalucco, tutte le volte che doveva passare da Badalucco lo faceva nascosto dentro una botte da vino vuota e adagiata capovolta su un carro, se l’avessero trovato sarebbe finito dal ponte dentro la botte nel fiume... I badalucchesi si sono sempre opposti a tutti quelli che li hanno oppressi, avendo innato lo spirito di libertà. Si sono distinti come volontari nella Guerra Civile Spagnola, anzi proprio un Badalucchese, l’Avvocato Giovanni Carassale e 19 suoi compagni nella Università di Genova istituirono la prima cellula universitaria contro il fascismo, traditi dal solito giuda furono tutti arrestati e inviati al confino. Dopo pesanti pestaggi e bottiglie di olio di ricino non chinò mai la fronte, rimase sempre combattivo. Chi scrive fu impiccato in effigie sulla facciata del Magistero di Genova ( ex casa del fascio) una sera andai a trovarlo per spiegargli di calmare mia mamma, la prima cosa che mi disse:”Sei fascista non entrare in casa mia, anche se siamo cugini”. Dopo cinque anni di confino fu inviato in Libia dove fu fatto prigioniero. Gli inglesi sapendo che era un antifascista lo portarono via dal campo di concentramento! Di questa cellula antifascista faceva parte Nilo Calvini l’insigne studioso Ligure, il Carassale non fece il suo nome, Nilo capita la gravità della situazione ogni tanto cambiava alberghetto in quel di Ponente. Non troverai una lapide, una strada a questo antifascista puro, che rifondò il Partito Comunista Italiano in Calabria, ma che nei primi anni cinquanta ruppe con Togliatti e abbandonò la politica attiva. Molti badalucchesi che rifiutarono la chiamata alle armi si iscrissero al Corpo Volontari della Libertà “Divisione d’assalto Garibaldini, Felice Cascione. Il gruppo di Badalucco comandato da Vitò era meglio non incontrarli, agivano secondo le tradizione ataviche “I pica un de nui i pica tuti nui” Se picchi uno di noi, noi picchi tutti noi… dunque ti picchiamo! Anche il ponte passò un brutto guaio nel 1944 quando la vicina chiesa usata come deposito militare fu fatta saltare in aria. Il ponte si salvò. E’ un ponte che ha anche lui ha le sue magigure, ed è abazua (stregato) era il ponte preferito delle amazzoni inglesi che noleggiato un cavallo al costo di lire 1.50 gareggiavano a chi per prima lo raggiungeva. Venivano solo per rispecchiarsi nel suo lago per essere sempre più avvenenti… chi lo sa? Ogni ponte a la sua storia e la sua filosofia chi lo direbbe?!
Lui Cerin
fonte: Prima Pagina. Quotidiano online della provincia di Imperia
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